Recensione: The Wolf Bites Back

Di federico venditti - 6 Luglio 2018 - 17:30
The Wolf Bites Back
Etichetta:
Genere: Stoner 
Anno: 2018
Nazione:
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Quando a meta’ degli anni Novanta gli Orange Goblin si sono affacciati con il loro debutto sulla scena stoner, pochi avrebbero scommesso che questa band di Londra molti anni dopo sarebbe arrivata all’ambito traguardo del nono album in studio, con questo monolitico “The Wolf Bites Back”.

Ben Ward e soci, dopo quattro lunghi anni di silenzio dal precedente e discreto “Back From The Abyss”, riattaccano i jack ai Marshall valvolari e alzano il volume a undici, come testimoniano i fuochi d’artificio nel brano d’apertura “Sons of Salem”, una bordata stoner metal che vi tramortirà davanti le casse del vostro stereo lasciandovi senza parole o come nella favolosa title track, un brano sinistro e potente che diventerà uno dei cavalli di battaglia della band inglese (come già visto nel live di Maggio scorso a Roma).

La band gioca con le solite influenze stoner (Kyuss e southern rock) aggiungendo una dose letale di Motorhead (ascoltate il rullo compressore “The Renegade”) e anche qualche spruzzata dei connazionali Wishbone Ash.  Mentre si prosegue con l’ascolto si incontrano brani dal ritmo piu’ cadenzato e doom come nella pachidermica “Swords of Fire”, che avanza come un Catarpillar con un bel basso saturo di distorsione in primo piano che rende la canzone selvaggia e primitiva, ma e’ tutto il disco a confermare la bravura di un gruppo che ha sempre sfornato lavori autentici, se non veri capolavori del genere, come “A Eulogy for the Damned” (che rimane il lavoro più maturo e completo dei Goblin). Il disco ha come tema centrale il lupo che solitario vive nei boschi, ma quando meno te lo aspetti sferra la zampata vincente, come in “Ghosts of the Primitives”, dove Ben urla a pieni polmoni di cristiani dati in pasto ai leoni nel Colosseo; infatti la città eterna torna protagonista anche nel seguente strumentale “In Bocca al Lupo”

La cosa che colpisce di più del combo inglese è la grinta e la furia cieca che trasmette in ogni solco del disco ed in particolare nella veloce e quasi hardcore “Suicide Division”. Gli Orange Goblin, oltre che ottimi musicisti, hanno anche dimostrato di avere un cuore d’oro organizzando un concerto di beneficenza per evitare la chiusura per bancarotta della bibbia del rock, Classic Rock magazine UK (rilevata poi da un altro editore che l’ha rimessa in careggiata).

“The Wolf Bites Back” e’ un album che soddisferà sia i vecchi fan della band che i nuovi adepti, mettendo in chiaro che ormai in ambito stoner chi rimane saldo al comando sono loro e i Monster Magnet. Gli altri li guardano da lontano con il binocolo.

 

 

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