Recensione: The X Experiment

Di Luca Montini - 17 Dicembre 2014 - 17:15
The X Experiment
Band: Dragonhammer
Etichetta:
Genere: Power 
Anno: 2014
Nazione:
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70

A poco meno di dieci anni dal predecessore “Time for Explanation” (2004), sono finalmente tornati sulla scena power metal i romani Dragonhammer con il nuovo, ruggente full-lenght “The X Experiment”, uscito circa un anno fa e che con colpevole ritardo viene recensito su queste pagine. A seguito dell’uscita del disco, la band ha intrapreso il “Light over Beyond Tour” con i Freedom Call, portando la propria musica in giro per l’Europa ed ampliando la fanbase, in un sodalizio particolarmente felice con gli happy metallers tedeschi che perdura tuttora. Il cuore pulsante ed inossidabile della band è costituito dal frontman Max Aguzzi e dal bassista Gae Amodio, ai quali si aggiungono i nuovi entrati Giuseppe De Paolo alla chitarra e Giulio Cattivera alla tastiera.

Gli anni passano e le tematiche trattate con essi: non è più tempo di draghi e demoni, anche se lo stesso spirito di epicità pervade il disco. “It’s Beginning” infatti, ci introduce a suon di notiziari ad un’apocalisse in procinto di avvenire nell’anno 2060, durante la quale uno shuttle si allontana dalla terra con i capi di stato ed i politici alla ricerca della salvezza. Anche dal futuro la corruzione odierna non è certo un lontano ricordo.
Partenza a razzo (è il caso di dirlo) con “The End of the World”: in perfetto stile power dal ritornello ai solos dialoganti di chitarra e tastiera, che può vantare la voce, inconfondibile, di Roberto Tiranti. Neppure il tempo di un respiro che il climax musicale e narrativo accelera con “Seek in the Ice”: grande energia sprigionata dalla batteria e ritornello che rallenta concedendosi alla melodia, fino al potente “Domina, araldo” che prelude alla conclusione del pezzo.
Altro pezzo di rilievo ed ottima resa dal vivo, la titletrack “The X Experiment”, col suo ritornello tutto da cantare ed il bel solo di chitarra. 
Mazzate nei denti a suon di riff in apertura con le solite tastiere per “Escape”, dalla strofa melodica accompagnata dal pianoforte. Segue il mid-tempo “My Destiny”, ancora con la strofa più leggera ed in ascesa su ponte e ritornello. Un po’ sottotono “The Others”, l’impressione è che nella parte centrale il disco perda qualcosa – ed ecco spuntare a risollevare la situazione “Follow Your Star”: ballad dalla melodia e dalle atmosfere antiche che riesce a mostrare il lato emozionale e lirico della band. Da questo brano è stato realizzato anche un videoclip con le immagini del tour realizzate dai fan del gruppo.
Chiusura affidata alla travolgente “The Last Solution”, altra hit del disco che con grande potenza quasi ci trasporta a scatenarci sotto al palco con la sua velocità ed il ritornello trascinante.

The X Experiment” è un bel disco che vede tra i suoi pregi principali l’immediatezza di assimilazione e la grande passione, potenza e sincerità che trasuda in ogni sua nota. Lo stile della band è ormai marchio di fabbrica, tra le atmosfere dei Masterplan ed il power italiano ‘intelligente’ di Labyrinth e Vision Divine. Il rovescio della medaglia è una certa mancanza di originalità, nella completa assenza di sperimentalismi in un genere come ben sappiamo molto affollato. Bisogna ammettere che i pezzi rendono molto bene dal vivo (report) ed il pubblico sembra apprezzare con grande supporto in sede live, complice l’esperienza e la sicurezza sul palco di musicisti ormai navigati ed esperti.
Non ci resta dare un caloroso bentornato alla band romana, ed augurare ai ragazzi un glorioso futuro alla ricerca della propria stella, nel firmamento del power metal nostrano.
 

“See the light in the black night
Call and follow your star”

 

Luca “Montsteen” Montini

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