Recensione: There And Back Again

Di Damiano Fiamin - 29 Ottobre 2012 - 0:00
There And Back Again
Band: Kalevala
Etichetta:
Genere:
Anno: 2012
Nazione:
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63

Tra demo, raccolte, EP e dischi, i Kalevala sono arrivati all’ottavo capitolo della loro discografia. Ma da dove sono giunti fino a questo punto? I sei ragazzi sono attivi ormai dal lontano 1998 e, in tutti questi anni, non si sono certo risparmiati; oltre ai già citati CD, si sono infatti dedicati a un intensa attività live, portando la loro musica in giro per locali, festival e, soprattutto pub. Avete presente quelle taverne tipiche dell’arcipelago britannico, con tavoli di legno, tende a quadretti e, soprattutto, birra a fiumi? Ebbene, è proprio ai musicisti che si esibiscono in questi luoghi che si ispirano i Kalevala. Se il nome vi aveva indotto a pensare all’epopea nazionale finlandese immortalata da Elias Lönnrot…beh, eravate fuori strada; l’offerta della band affonda le sua radici nel fertile substrato della musica celtica, del folk di matrice irlandese e nelle armonie bretoni. Aggiungete una robusta spruzzata di aromi rock, mischiate con un tocco di follia creativa e vi sarete fatti un’idea abbastanza coerente di quello che ci apprestiamo ad ascoltare.

There And Back Again si presenta in maniera molto curata e, diciamolo pure, eccentrica: il digipak che contiene il disco è coperto di bizzarre immagini che spaziano dal nostalgico vintage all’alcolico da osteria padana, con una misteriosa predilezione per il Lego; davvero, la copertina trasuda mattoncini colorati e omini gialli a profusione e, sebbene non abbia affatto capito quale sia il nesso tra il famoso gioco di costruzioni e tutto il resto dell’album, ho apprezzato la stramba resa dal prodotto finale. Anche il libretto è un piccolo tocco di classe: realizzato sulla falsariga di un giornale dell’inizio del secolo scorso, impagina titoli e testi come se fossero articoli e annunci pubblicitari. La cura per i dettagli che i sei riservano al loro album è impressionante.

L’occhio vuole si la sua parte, ma è ovvio che l’aspetto che più ci preme è quello della produzione sonora; una confezione così intrigante racchiude una creazione degna o è solo fumo negli occhi? Dopo la breve introduzione, il disco si apre con una cover di Fabrizio De Andrè: S’I Fosse Foco, infatti, altro non è che una rivisitazione in chiave folk metal del riadattamento del cantautore ligure del famoso sonetto di Cecco Angiolieri, nonché uno dei brani meglio riusciti dell’intero album. Il disco prosegue in maniera spedita, inanellando una sfilza di canzoni rapide e coinvolgenti che, però, hanno una certa tendenza a perdersi nella ripetitività. Pezzi come la title-track o Full Frontal Nudity, pur non arrivando mai a livelli di noiosità eccessivi, insistono veramente troppo intorno a due, tre soluzioni armoniche di base senza riuscire a distaccarsene. A controbilanciare il possibile tedio, ci sono tracce davvero appassionanti come Waterloo o Come Dio Comanda, briose e vivaci non solo dal punto di vista ritmico, ma anche per quanto riguarda l’estro creativo che vi è stato infuso, rendendole variopinte e imprevedibili.
Un’altra riflessione sorge spontanea ascoltando le varie parti che compongono questo There And Back Again: già dalle prime esecuzioni del CD,  non si può fare a meno di notare come l’offerta musicale della band sia notevolmente sbilanciata sul versante “folk”. Se questo sia un bene o un male, è questione di gusti personali,  ma tenete conto che, molto spesso, i musicisti perdono di vista la sfumatura metal e si addentrano in sonorità che, più che agli Skyclad, portano alla memoria i Modena City Ramblers dei primordi.

Grosso modo, questo è quanto potete aspettarvi da questo album. Nonostante gli alti e i bassi che caratterizzano le diverse tracce, il risultato finale è piacevole e divertente anche se non si può certo gridare al miracolo per quanto riguarda l’originalità. Il sestetto ha certo curato molto la sua nuova creatura per proporre un album in grado di far contenti i fan e gli appassionati del genere. Per quanto mi riguarda,  l’obiettivo è stato raggiunto, ma la promozione arriva con una riserva: la band non è più agli esordi e deve cercare di fare qualcosa per distinguersi dalle altre centinaia che affollano il panorama musicale mondiale. Le potenzialità ci sono e vengono anche espresse in alcune delle tracce che compongono questo CD; perché non sfruttarle fino in fondo?

Damiano “kewlar” Fiamin

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Tracce
1. Bela Intro
2. S’I Fosse Foco
3. Folk Metal, Baby!
4. Full Frontal Nudity
5. Come Dio Comanda
6. Nigel’s Got A Sword
7. There And Back Again
8. Glasses
9. Dinamite
10. Waterloo
11. U Golema

Formazione:
Simone Casula: Voce
Emiliano Occhi: Basso
Daniele Zoncheddu: Chitarra
Dario Caradente: Flauti
Arjuna Iacci: Fisarmonica, percussioni, mandolino
Tommy Celletti: Batteria
 

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