Recensione: There Is Light (But It’s Not For Me)

Di Daniele D'Adamo - 7 Aprile 2011 - 0:00
There Is Light (But It’s Not For Me)
Band: Illdisposed
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
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76

E undici!
Tanti, sono, gli studio album partoriti dalla micidiale death band danese. Precisi nella produzione discografica come se fossero svizzeri gli Illdisposed festeggiano, inoltre, i vent’anni di onorata carriera. Un ottimo risultato, questo, che testimonia la qualità della loro musica; esito impreziosito dalla constatazione che il campo d’azione è un violentissimo death metal e non, per esempio, un rock da easy listening.

Giusto per non indebolire il suono devastante che contraddistingue come un marchio di fabbrica lo stile dei ‘mazzolatori di Århus’, questi hanno scelto – per rincarare anzi la dose di watt – la produzione del connazionale Tue Madsen, autore delle micidiali iniezioni energetiche cui devono la loro fama gente come Heaven Shall Burn, Sick Of It All e Suicide Silence. Mutuando un immaginario, folle grattacielo dalle geometrie non-euclidee, sulle primigenie fondazioni costruite (1991) nel terreno dell’old school gli Illdisposed hanno eretto, nel corso degli anni, piano su piano, una struttura multiforme e policromatica; andando a pescare con maggior insistenza idee e ispirazioni nella musica elettronica e nell’ambient. Con questo portando all’estremo il concetto di ‘cyber death’ elaborato dai Fear Factory, senza tuttavia allontanarsi dalla Casa Madre: il death. Quello feroce, aggressivo, demolitore. Dimentichiamoci, per “There Is Light (But It’s Not For Me)”, i magri ma eroici tentativi dei pionieri vissuti alla fine degli anni ottanta/inizio anni novanta: il platter sprizza argento vivo da ogni singola tacca incisa sul luccicante supporto del disco ottico, travolgendo e capovolgendo l’incauto ascoltatore che dovesse affrontare il CD senza aver preso, prima, le opportune precauzioni. Tuttavia, lo ripeto perché il concetto è importante, le contaminazioni saranno a volte eccessive, le intrusioni delle tastiere e dei campionamenti potranno essere anche ridondanti, ma tenete sempre a mente che le undici tracce del platter equivalgono ad altrettante bastonate sulla collottola, su cui rimarrà impresso a chiare lettere il timbro ‘death‘! Difficilmente ci sarà in giro una voce meno effettata di quella eruttata dal ‘subwoofer‘ di Bo Summer, così come raramente si rischierà di perdere in modo così vertiginoso l’orientamento spaziale, trascinati come fuscelli dal ‘tornado Illdisposed’. Malgrado ciò, e qui entra in gioco la professionalità di chi produce, il sostantivo ‘caotico’ è alieno al sound che i cinque nordeuropei hanno scelto di fissare in “There Is Light (But It’s Not For Me)”.

E le canzoni?
La grande esperienza e la preparazione sia tecnica sia artistica dei Nostri non poteva fallire: in mezzo all’apparente marasma che, di primo acchito, fuorvierebbe l’ascoltatore disattento, ogni brano ha un inizio, una fine e una personalità unica. Personalità che, grazie alla più che buona capacità compositiva di Summer e compagni, non muta al variare dei pezzi, risolvendo definitivamente – nel caso in ispecie – l’eterno dilemma: «ma questi chi sono?». Semplice e immediata la risposta: «sono gli Illdisposed!».
Da “Your Own Best Companion” ad “Alone” ci sono decine di passaggi da non perdere; anzi da ascoltare più volte per coglierne il senso e, quindi, il piacere. Accanto alle annichilenti accelerazioni dovute ai blast-beats di Thomas Jensen (“Our Words Betrayed”, “Step Into My Winter”), si possono godere attimi baciati da (abbastanza ma non troppo) accattivanti melodie (“Reality To Fall”, “We”); per un dualismo ‘aggressività/armoniosità’ che segna l’opera in tutto il suo complesso.  
       
Rispetto al capitolo precedente (“To Those Who Walk Behind Us”, 2009), qualcosa in più c’è. Una maggiore evoluzione verso il ‘modernismo’, forse, o un approfondimento più spinto della filosofia che sta alla base del cyber death. Allo stato attuale della loro carriera, quando molti loro colleghi hanno ormai raggiunto il massimo raggiungibile come progressione artistica, i ragazzi nati nella penisola dello Jütland sono riusciti, ancora una volta, a regalarci qualche piccola novità, qualche pizzico d’innovazione. Il che, di questi tempi, è tutto grasso che cola!
Imperdibile per i deathster che guardano avanti.
 
Daniele “dani66” D’Adamo

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Track-list:
1. Your Own Best Companion 3:46    
2. Heaven Forbid 4:23    
3. Our Words Betrayed 4:10    
4. The Taste Of You 4:22    
5. As The Day Rottens 3:35    
6. Reality To Fall 2:48    
7. Step Into My Winter 4:13    
8. Rape 5:01    
9. Sunday Black 3:36    
10. We 4:33    
11. Alone (digipak bonus track) 4:09

All tracks 44 min. ca.

Line-up:
Bo Summer – Subwoofer
Jakob Batten – Guitar
Franz Hellboss – Guitar
Jonas Kloge – Bass
Thomas Jensen – Drums

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Band: Illdisposed
Genere:
Anno: 2008
70