Recensione: There Where The Moon Rises

Di Fabio Gironi - 16 Febbraio 2004 - 0:00
There Where The Moon Rises
Band: Throned
Etichetta:
Genere:
Anno: 2003
Nazione:
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74

Quella dei Throned è una storia lunga. Nata, senza ancora un nome ufficiale, nel lontano 1994 per volere del mastermind Throned con il drummer Armseel, solo nel 1997 la band [ora una one-man project con la collaborazione di Armseel] pubblica un primo MCD per la genovese BTOD, “Watching The Lands Of Purity”, presentando un black metal con inserti sinfonici. Dopo varie vicissitudini, durnate le quali Throned continuò comunque a lavorare su nuovi materiali, dobbiamo aspettare il 2003, con questo nuovo mini “There Where The Moon Rises”, per una pubblicazione ufficiale a nome Throned.
Per l’occasione Throned, sempre compositore di musica e testi, si è avvalso dei servigi di Equinoxe [Mystical Fullmoon] alla batteria ed Astraghon [The True Endless] alla voce.

Il MCD, composto da tre brani più un intro [per un totale di circa 19 minuti], si può considerare come un concept, dove i tre brani cantati sono le tre parti di una storia narrata in musica e nei testi. Vi è infatti una sorta di crescendo: in linea con l’avanzare della narrazione, anche musicalmente il ritmo si fa più incalzante, partendo dal mid-tempo della prima traccia [ad un primissimo ascolto mi sono venuti in mente i Khold] per arrivare ad una doppia cassa frenetica nell’ultima. Il drumming di Equinoxe, molto preciso, si mantiene comunque per lo più su ritmi molto marziali e cadenzati, e con i suoi cambi di tempo è il vero direttore dei brani, donando a questi l’ossatura fondamentale su cui si inseriscono chitarre e voce.
Le tre tracce si muovono tra momenti in cui il riffing cerca di mantenersi su toni di una certa epicità, -in particolare nel secondo “capitolo”- e sonorità più depressive e monocrome, che si trascinano lente e cupe.
Buono l’uso della voce, uno screaming  -di tanto in tanto alternato a momenti puliti- angoscioso che ben si fonde con le atmofere grige dipinte dalla musica.

L’averne fatto un concept garantisce una certa coerenza ed autonomia a questo MCD sebbene, dovendone trovare un difetto, il fatto che sostanzialmente i tre brani siano l’evoluzione di un’unica idea può farlo apparire un po’ ripetitivo e prolisso.

Di originalità non ne troverete molta in questo MCD, nulla che non sia stato già detto in passato da altri. E’ certamente evidente che è un prodotto ben suonato e pensato a fondo, ma non vedo nulla che possa farlo emergere in modo particolare nell’odierno -saturatissimo- panorama Black Metal.
E questo è in fondo il problema del Black Metal tout court oggigiorno, una staticità che non ritengo essenziale e connaturata al genere stesso, che anzi nasce, ormai più di una decade fa, per andare contro tutti i trend e gli schemi.

Consiglio, a chi ne fosse interessato, un ascolto preventivo di questo MCD. In ogni caso, spero in un primo full-lenght ufficiale, dove, sulla lunga distanza e con qualche idea in più questa band potrebbe fare comunque bene.

 

  1. Introduction
  2. In Front Of The Golden Throne
  3. The Mist Rising From The River
  4. …There Where The Moon Rises

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