Recensione: Third World Genocide

Di Matteo Lavazza - 3 Settembre 2005 - 0:00
Third World Genocide
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Anno: 2005
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Attendevo con molta curiosità il ritorno sulle scene dei Nuclear Assault, dopo il live che li ripresentava al grande pubblico, vista la storia che il gruppo ha sulle spalle, e soprattutto speravo in un ritorno all’insegna delle sonorità che hanno reso reso celebri due disch come “Survive” e “Handle with Care”
Purtroppo la partenza affidata alla title track “Third World Genocide” non è delle migliori, il brano infatti è un mid tempo, che in certi frangenti prende molto da certe cose degli Slayer, che non mi ha per niente convinto, manca infatti la giusta dose di violenza sonora, mancano i riff che possano in qualche modo coinvolgere, ed anche l’uso di vari filtri sulla voce sempre sguaiata ed “ignorante” di John Connelly non fanno altro che togliere ancora più mordente ancora.
Sfortunatamente un po’ tutto il disco è sottotono, anche se canzoni come ad esempio “Human Wreckage” o “Living Hell” rialzano leggermente il valore del disco non si può fare a meno di notare come la qualità media del songwriting sia davvero bassa.
È davvero difficile trovare uno spunto davvero interessante in canzoni come “Price of Freedom”, “Defiled Innocence” oppure “Exoskeletal”, che formalmente sono anche costruite bene, ma che mancano proprio di quel guizzo, nonché di quella potenza, che hanno contraddistinto i momenti migliori dei thrasher newyorchesi, il tutto si riduce praticamente ad un Thrash di maniera, in cui la band sembra voler scimmiottare se stessa, ma senza che il tutto sia supportato da idee all’altezza.
Le mie speranze erano riposte in particolare su tre pezzi, cioè “Whine and Cheese”, “The Hockey Song” e “Glenn’s Song”, titoli tipici della tradizione goliardica dei Nuclear, ma purtroppo i richiami alla passata gloria si limitano ai titoli, la prima infatti è un brano di chiaro stampo Punk decisamente noioso, che non riesce ad essere dissacrante come forse vorrebbe, la seconda è una sparata Grind che se paragonata ad esempio ad “Hang the Pope” sparisce completamente e l’ultima del lotto è l’ennesimo esempio di Thrash scialbo proposto dal disco.
L’unico vero spunto degno del nome stampato in copertina arriva da “Long Haired Asshole”, un pezzo Country divertente sia musicalmente che a livello di testi, che messo in un altro contesto avrebbe strappato più di un sorriso, ma quando si pensa che è il brano migliore del lotto fa solo riflettere.
Tecnicamente il valore della band è noto, i musicisti sono preparati e la voce di Glenn è quella di sempre, peccato che non ci sia un songwriting all’altezza della loro preparazione.
I suoni sono un’altra bruttura di questo “Third World Genocide”, assolutamente senza potenza, con la batteria ed il basso in primo piano rispetto a tutto, e con le chitarre di Eric Burke che durante gli assoli sembrano ronzare più che suonare, danno un contributo davvero massiccio alla scarsa resa dell’album.
La mia paura che questo ritorno in auge del Thrash avrebbe portato anche a reunion discutibili sotto il profilo artistico purtroppo trova la sua conferma nei Nuclear Assault, che danno in pasto ad un pubblico sempre più esigente un prodotto davvero carente sotto quasi tutti i punti di vista. Peccato che la prima vera delusione in campo Thrash sia arrivata proprio da loro, spero che se ne rendano conto e che riescano a rimediare, oppure che capiscano che non è il caso di usare un nome così importante quando non si hanno le idee per portarlo avanti.

 

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