Recensione: Thirteenth Hell Level

Di Francesco Maraglino - 12 Aprile 2015 - 7:00
Thirteenth Hell Level
Band: T.H.L.
Etichetta:
Genere: Hard Rock 
Anno: 2015
Nazione:
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74

T.H.L. (acronimo per Thirteenth Hell Level) è una band nata a Brescia cinque anni fa, con al suo attivo gli immancabili cambi di line-up e diverse esibizioni live, tra le quali è degna di citazione in particolare quella che il 19 giugno del 2012 li ha visti esibirsi a Trezzo D’Adda per il “Music on the Road” trasmesso dall’emittente televisiva Sky.
Con una formazione che vede oggi sul proscenio Federica Cressi dietro al microfono, Fiorenzo Consonni e Roberto Mazzucchelli alle sei-corde, Simone Agliardi al basso e Luca Massari a percuotere pelli e tamburi, i T.H.L. giungono ora all’agognata meta rappresentata dal primo album.
“Thirteenth Hell Level” dimostra fin dal primo ascolto un amore gigantesco per il rock più classico e grintoso, e vede tra i suoi assi della manica proprio la voce della capace vocalist.

Già l’opener Master Domino percorre le strade arroventate del classic hard rock, e vede in piena evidenza proprio la voce di Federica Cressi, che rimanda al solco tracciato da divine del rock’n’roll come Chrissie Hynde o Grace Slick.
La voce della potente singer si esibisce al meglio lungo Erythroxylum (un hard rock dominato dalle chitarre, che pure spadroneggiano grintose e fantasiose su diversi brani), ed ancora Sociopathic (traccia variegata ed interessante che si muove tra durezze heavy, ritmi cangianti disegnati dall’efficace sezione ritmica, ed è pervasa da una tensione satura d’elettricità), ma pure lungo un paio di ardite – si tratta di brani celeberrimi – cover.
Parliamo di Born To Be Wild (Steppenwolf, c’è bisogno di dirlo?) vero e proprio manifesto del rock duro, una scelta forse scontata, ma ben resa dal lavoro delle asce, e Honky Tonk Woman degli Stones, rendition più personale ed efficace sempre grazie alle sei-corde e alla grande voce.
Non mancano atmosfere più quiete, come in Longway To Redemption, originale ballata elettrica ed epica in parte arpeggiata ed in parte potente, ed in Somewhere, dominata dalle carezze del canto al servizio di uno slow più consueto ma efficace.
Really Cruel, invece, invoca atmosfere a corrente alternata tra hard rock veloce e spazi rarefatti e acidi, mentre il resto del full-length si assesta su sonorità abbastanza usuali ed heavy.

In buona sostanza, Thirteenth Hell Level presenta una band risoluta, con, dalla sua parte, una cantante dotata e personale, a suo agio con vette aggressive (soprattutto) e delicate blandizie, chitarre di tutto rispetto ed innamorate dei classici ed una sezione ritmica che sa fare il suo dovere.
I T.H.L., dunque, promettono assai bene, anche per l’impegno di testi dedicati ad argomenti socialmente rilevanti, e dovranno lavorare magari di più per perfezionare il songwriting dei brani originali.
Ma che non stemperino mai, per carità, la grinta e la passione che qui trasudano da ogni nota!

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