Recensione: This Is Love, This Is Murderous

Di Alessandro Di Clemente - 7 Gennaio 2004 - 0:00
This Is Love, This Is Murderous
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Genere:
Anno: 2003
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85

In America si sta assistendo ad un rivoluzionamento musicale (si parla sempre di generi estremi): tutte quelle bands che una volta facevano parte di una scena punk/hardcore, oggi hanno abbracciato il credo swedish death metal…l’America si è innamorata della Svezia, e quindi non è più possibile parlare di hardcore, o, nel migliore dei casi, di thrashcore, ma di puro e sano death metal. Anche i Bleeding Through hanno attuato questa metamorfosi, per la gioia di noi metallari estremi. Innalzati a nuova promessa dell’horrorcore (swedish death metal con testi ed abbigliamento horror goth), i Bleeding Through sono il giusto connubio tra vecchi At The Gates (e di conseguenza i “nuovi” The Haunted) ed i Misfits (questi più che altro per le tematiche trattate). Buona padronanza strumentale, ottime idee a livello di song writing (nulla di rivoluzionario), varietà dei generi trattati: questi sono i punti fondamentali caratterizzanti la proposta di questi sei giovani di Orange County (Los Angeles). Dicevo della loro proposta; sano, violento, brutale, death metal svedese: At the gates, in primis, ma anche i Soilwork di “A Predator’s Portrait” in certe soluzioni chitarristico/tastieristiche (con i quali hanno intrapreso un mini tour americano, con i Chimaira come headliners), un certo black metal stile Dissection e Dimmu Borgir (sentire “City Of The Condemned” per credere), il brutal death americano Tampa’s style e per finire alcune soluzioni vocali post rock (a là Killswitch Engage per capirci) che in qualche modo richiamano i loro trascorsi di band simil – hardcore. Insomma i Bleeding Through spaccano, utilizzando tutte le armi che il metal estremo offre loro, una sorta di crossover tra tutti i generi più brutali che conosciamo. Il tutto sapientemente miscelato, tale da tenere l’attenzione sempre viva, l’interesse sempre alto. Gli highlights di quest’album sono: “Love Lost In A Hail Of Gunfire”, tipica At The Gates song con un ritornello cantato pulito che ricorda sia i Soilwork che i Killswitch Engage; “Sweet Vampire”, che sembra uscita da “Natural Born Chaos”; “On Wings Of Lead”, una traccia che ricorda molto le ultime cose degli In Flames, forse la più riuscita del lotto, grazie alla giusta misura tra le parti (quella violenta e quella melodica); la già citata “City Of The Condemned”, la più black metal oriented e per finire “Shadow Walker”, la quale presenta un riffing di chitarra chiaramente death metal floridiano…in più di un’occasione mi ha ricordato i Death di “Individual Thought Patterns”. In definitiva un ottimo album, che potrebbe destare l’interesse ad una moltitudine disparata di ascoltatori, proprio perchè i Nostri riescono a miscelare con gusto varie influenze, pur mantenendo una loro spiccata personalità…di certo non un album per i puristi.

 

Tracklist:

 

  1. Love Lost In A Hail Of Gunfire
  2. Sweet Vampire
  3. Number Seven With A Bullet
  4. On Wings Of Lead
  5. What I Bleed Without You
  6. This Is Love, This Is Murderous
  7. City Of The Condemned
  8. Mutilation
  9. Murder By Numbers
  10. Dead Like Me
  11. Shadow Walker
  12. Revenge I Seek

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