Recensione: Those Of The Unlight

Di Alessandro Cuoghi - 9 Ottobre 2009 - 0:00
Those Of The Unlight
Band: Marduk
Etichetta:
Genere:
Anno: 1993
Nazione:
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90

Una breve nota introduttiva:
Those Of The Unlight, uscito nel 1993 sotto la francese Osmose Records, è la seconda opera di studio della più famosa, violenta e blasfema Black Metal band della Svezia, i Marduk.
Il gruppo ha raggiunto una notevole fama con il celebre nonchè violentissimo Panzer Division Marduk del ’99, in pratica il classico disco che infilereste di soppiatto nello stereo del peggior truzzo che tenta di rubarvi la ragazza al fine di procurargli un’infarto fulminante e guardarlo ridendo mentre rantola agonizzante ai vostri piedi.
Detto questo, mi sembra doveroso sottolineare quanto la proposta musicale dalla band in quel famoso capitolo discografico sia stata un’estrema evoluzione di quanto fatto in questo Those Of The Unlight, il quale tuttavia presenta caratteristiche nettamente differenti.

Quelli delle tenebre

Sin dai propri albori la band, composta da Morgan Håkansson (chitarra), Joakim Göthberg (voce; batteria), B. War (basso), Fredrik Andersson (batteria), dimostra di possedere un sound personale e articolato. Le composizioni, diversamente da quanto avverrà in un futuro non molto lontano, dimostrano una buona varietà, risultando nettamente distinguibili, mentre la violenza, placata di quando in quando da passaggi più lenti ed atmosferici, viene fatta esplodere nei (numerosi) punti giusti.

La splendida copertina (raffigurante i celeberrimi Nazgul di tolkieniana memoria) è un’ottima trasposizione del contenuto musicale dell’album, impernato su riff gelidi e ultraveloci, oscuri rallentamenti che sfociano in sfuriate micidiali e una propensione alla violenza sonora pura ed alla blasfemia più oltranzista.
La produzione è piuttosto buona, tenendo conto del genere, ed è caratterizzata da un particolare attenzione alle chitarre che risultano ben distinguibili e tutt’altro che nebbiose.
L’atmosfera che permea il disco dalla prima all’ultima nota è assolutamente funerea e maligna e le parti più lente, incastonate fra i momenti di vera e propria aggressione sonora, non fanno altro che rafforzare quest’aura di gelo dolente.

Il disco si presenta sin dai primi ascolti come un calderone ribollente di pezzi di buona/ottima fattura, dove spesso emergono vere e proprie perle musicali.
Fra di esse citerei senza indugi il micidiale trittico iniziale: Darkness Breeds Immortality, Those Of The Unlight e Wolves.
L’opener mette in chiaro sin da subito dove possano arrivare i Marduk in quanto a rasoiate metalliche e martellante blast beat. Il pezzo, dopo una prima folle aggressione, subisce un netto rallentamento che come da manuale si conclude con un nuovo e fulminate attacco frontale.
Segue a ruota la title track, altro pezzo da novanta del lotto, incentrata sulla figura dei Nove: gli schiavi dell’Unico Anello, i non-morti Nazgul del famosissimo romanzo di J.R.R. Tolkien.
La successiva Wolves, una delle migliori canzoni in assoluto scritte della band, dimostra la propria classe non nella mera tempesta sonora, che emerge solamente a tratti, bensì nella catacombale potenza dei giri mid-tempo che ne preannuciano l’arrivo. La traccia è inframezzata da un lacerante e malinconico assolo, atto a preparare il terreno alla prossima brutale scarica up-tempo.

Atro brano di caratura assoluta è Burn My Coffin, il cui titolo sarebbe dovuto essere utilizzato per una traccia del celeberrimo De Mysteriis Dom Sathanas dei Mayhem, prima che il singer Dead decidesse di cambiarlo. Il violentissimo ma articolato brano è un buon indizio, soprattutto nella parte iniziale, di quanto i Marduk faranno in futuro, essendo caratterizzato da picchi di velocità elevatissima e cattiveria assoluta che in questo caso sono però accostati a stacchi più atmosferici e a riff di un’orecchiabilità accattivante.
Nota di valore infine per la atipica, epica e rilassante Echoes From The Past, canzone strumentale down-tempo che si protrae per circa 7 minuti e dove i nostri danno prova di saperci fare anche in un campo a loro non consono.

Per concludere, Those Of The Unlight è in assoluto una delle migliori prove in studio della band e merita di stare nella collezione di ogni fan dei Marduk e di ogni blackster che si rispetti in quanto sicuramente il vero Black Metal è passato anche da qui.

Alessandro Cuoghi

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TRACKLIST:

1. Darkness Breeds Immortality
2. Those of the Unlight
3. Wolves
4. On Darkened Wings
5. Burn My Coffin
6. A Sculpture of the Night
7. Echoes from the Past
8. Stone Stands Its Silent Vigil

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