Recensione: Those Whom the Gods Detest

Di Alberto Fittarelli - 14 Novembre 2009 - 0:00
Those Whom the Gods Detest
Band: Nile
Etichetta:
Genere:
Anno: 2009
Nazione:
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90

Nile: una parola semplice, un nome tanto importante, una definizione per il death metal, ormai da anni. Un’intera discografia è stata spesa per sperimentare le possibili miscele tra atmosfere da antico Egitto e brutal death tecnico, e ogni uscita ha scandito l’evolversi del death metal moderno, insieme al gruppo; un genere che sperimenta per vocazione, ma che non sa generare spesso dei veri e propri filoni. I Nile, lo sappiamo, l’hanno fatto.

E negli anni hanno saputo far pendere la bilancia di Osiride prima verso l’Egitto duro e puro, e parliamo dei primi tre album più demo; poi verso il brutal tecnico – comunque epico, ma scarno di momenti d’atmosfera – con i seguenti due. Arrivati al sesto full -length, i Nile mettono in pari la bilancia dell’Oltretomba e sfornano quello che probabilmente è il disco più equilibrato della loro carriera, equamente diviso tra l’abilità tecnica, la produzione d’alto livello e la mitologia antica.

E il bello è che stavolta ci sono anche delle sorprese, su diversi piani. Prima di tutto, l’apertura del disco è lasciata a un brano che NON parla di Egitto, quantomeno non quello antico:

There is no God but God
There is no God but God
There is no God but the one true God
There is no God but the hidden God
There is no God
There is no God
Allah Akhbar!

Questa strofa vi rimbomberà nel cervello senza sosta, con il groove del riff principale di Kafir! ad accompagnarlo. Il groove, appunto: la prima cosa che noterete di questo album. Non solo il brano d’apertura, ma anche il chorus di Utterances Of The Crawling Dea, solo per fare un esempio, sono macigni da headbanging, cosa nuova per un gruppo che ha fatto delle strutture matematiche, poco immediate ma sempre affascinanti, la propria forza: oggi, complice anche il drumming impeccabile e pesantissimo di George Kollias (che su pezzi come The Eye Of Ra è da riascolto forzato), sembra che i Nile si divertano a scrivere pezzi da suonare live, ma non per questo meno complicati.

Lo dimostra una Permitting the Noble Dead to Descend to the Underworld, immancabile titolo infinito per quello che forse è il vero capolavoro del disco, diviso tra velocità schietta e assoli mozzafiato; tecnicissimo, brutale, ma in qualche modo sempre melodico e dannatamente affascinante. Ascoltate la melodia che parte intorno al minuto 2.20 e trovate un gruppo brutal che sappia fare altrettanto!
Non mancano poi, questa volta, i momenti folk, usati di nuovo come intermezzi per colorare un’atmosfera che qualcuno iniziava a percepire sempre meno egizia, dopo due dischi come Annihilation of the Wicked e Ithyphallic: dall’intro della title-track a un’intera traccia ambient, Yezd Desert Ghul Ritual in the Abandoned Towers of Silence, che ci permette di prendere fiato e mantenere il giusto mood per il finale, di nuovo mozzafiato.

Infine, sorpresa sorpresa, abbiamo persino un chorus “melodico” (virgolette d’obbligo): la title-track citata, il cui urlo “We are those whom the gods detest!” è per la prima volta reso con un timbro semi-pulito, sicuramente cantabile nei live show da parte del pubblico. Un pelo di malizia ci porterebbe a pensare all’obbligatorio brano da presa sicura, ma il risultato è in ogni caso all’altezza di un album come quello di cui porta il titolo; magari non esattamente il pezzo forte, ma niente che faccia perdere punti al disco, tutt’altro.

Fermo restando che la produzione di Neil Kernon e il lavoro di Erik Rutan sui suoni della batteria sono una combinazione inumana, resta da dire solo di un cover artwork inaspettatamente banale e che disperde appena l’atmosfera di un album semplicemente perfetto: una collezione di hit del brutal epico che, di nuovo, guidano il cammino di un’intero cosmo. Il cosmo del metal estremo, non necessariamente solo death, che tanto ha bisogno di chi innovi e costruisca, con personalità e sicurezza.

Anche in questo, i Nile sono sempre una certezza. Come al solito, da comprare a sarcofago chiuso.

Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli

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Tracklist:

1. Kafir! 06:50
2. Hittite Dung Incantation 03:48
3. Utterances of the Crawling Dead 05:09
4. Those Whom the Gods Detest 08:07
5. 4th Arra of Dagon 08:40
6. Permitting the Noble Dead to Descend to the Underworld 03:32
7. Yezd Desert Ghul Ritual in the Abandoned Towers of Silence 02:33
8. Kem Khefa Kheshef 06:18
9. The Eye of Ra 05:01
10. Iskander Dhul Kharnon 06:41

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