Recensione: Threshold

Di Paolo Beretta - 23 Ottobre 2006 - 0:00
Threshold
Band: Hammerfall
Etichetta:
Genere:
Anno: 2006
Nazione:
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80

In genere quando esce un nuovo album di una delle mie formazioni preferite sono in uno stato misto tra ansia, fibrillazione e curiosità in quanto mi pongo tante domande alle quali non riesco a darmi una risposta fino a quando quel dannato prodotto non è nella sicura morsa del mio lettore cd. L’album sarà più o meno bello del precedente? Modificheranno sound e, nel caso, mi piacerà come in precedenza? Il songwriting sarà affidato ad altri membri della band? Tanti dubbi e perplessità come normale che sia. Tale discorso tuttavia non può essere esteso dal mio punto di vista agli svedesi HammerFall e alle loro nuovo uscite; l’attesa per la pubblicazione del neonato Threshold non fa eccezione. I motivi? Guardo con un ghigno i 5 mattoni precedenti di Droniak & Co. impilati con ordine nella mia collezione. Li prendo e li ascolto velocemente. Cinque dischi compatti (più o meno riusciti) rocciosi e di puro power-heavy metal melodico che hanno la medesima e inconfondibile impronta. Chiamateli ottusi, poco originali o “true” ma da loro, defenders indefessi quali sono, non è lecito attendersi cambi di rotta. Martellano lo stesso sound di base con la medesima formazione (dal 2000 ad oggi) e lo stesso tipo di copertina e testi fin dal loro esordio lontano ormai quasi una decade. Gli HF sono dell’idea che una squadra che vince non si deve cambiare e le vendite, unite ai molteplici consensi che stanno ricevendo, sembrano dare loro ragione. E’ giunta l’ora di entrare nello specifico di questo Threshold per constatare se, in effetti, gli svedesi sono rimasti gli stessi come era lecito aspettarsi da loro oppure no.

Il suono di un clavicembalo accompagnato da un ipnotico oh-oh-oh viene inghiottito all’istante dall’ingresso delle chitarre nella relativamente tranquilla opener/title track che ritengo essere papabile per aprire il loro prossimo tour dal momento che permetterebbe a Cans (intervista) di scaldare a dovere la sua ugola grazie alla forte presenza di backing vocals nel refrain articolato. Più accattivante e facile il mid tempo The Fire Burns Forever che sfrutta tutti i cliché della band curando nei minimi dettagli ogni linea melodica. Un arpeggio con un Joachim che vola alto… sinceramente, pensavate che in una song intitolata Rebel Inside tutto ciò potesse durare per 5 minuti? Ovviamente no e ben presto, infatti, il pezzo si svela essere granitico per una marcia imponente dotata di un assolo inaspettatamente delicato. Dopo Natural High che ho già avuto modo di descrivere molto positivamente nella recensione dell’omonimo singolo giunge il lento Dark Wings, Dark Words con atmosfere tristi sottolineate da un solo di Elmgren abbastanza lungo e piacevole. Basta però assimilare il riff di Howlin’ With The Pac’ per ritrovare subito forza lasciandosi trasportare dai suoi ritmi cadenzati assolutamente vincenti. Si torna quasi agli esordi con Shadow Empire; brano minimale di sano heavy metal melodico. Nel finale c’è spazio per una marcia pomposa con backing vocals imponenti (Carved In Stone) che lancia la strumentale Reign of The Hammer. Droniak e Elmgren sono due chitarristi con caratteristiche diverse e questo li rende complementari e una coppia di tutto rispetto. Il primo, che proviene da un passato in cui ha militato in una formazione di death metal, predilige i riff mentre il secondo preferisce prodigarsi nella velocità e pulizia degli assoli. Il risultato nella fattispecie sono 3 minuti godibili e non eccessivi che offrono cambi di ritmo e buoni intrecci che potrebbero tornare molto utili in sede live per far riposare Cans e scuotere al contempo il pubblico. A mettere il sigillo su Threshold dopo la buona Genocide ci pensa Titan con la sua colata di metallo pesantissimo.

Riassumendo drasticamente in una frase ci troviamo di fronte alla solita ora scarsa di ottima musica che mi aspettavo dagli svedesi: almeno loro rimangono una certezza alla quale potersi aggrappare! La scaletta alterna brani semplici e quasi pacchiani, che nella loro assoluta immediatezza hanno il grande pregio di rimanere impressi a lungo in testa, a passaggi di heavy metal compatto, solido e dalla lunga conservazione. Con il presente album gli HF si confermano sugli invidiabili livelli dei due capitoli precedenti che hanno sancito la consacrazione definitiva della formazione dopo il mezzo passo falso di Renegade. I fans avranno quindi di che godere e i detrattori, come al solito, potranno sbizzarrirsi nelle loro critiche. Io credo che poche band possano vantare una discografia (6 album) come la loro composta da un solo capolavoro (il primo) ma tanti più che discreti/buoni lavori professionali e ben confezionati che sono stati distribuiti in soli 9 anni. La staticità musicale che li contraddistingue è un dato di fatto al pari della loro capacità di saper trovare melodie e riff vincenti senza ricorrere al palese autoplagio. A mio parere se proponi la stessa ricetta sonora per sei dischi e non stufi i fans bisogna cominciare a considerare il fatto che, con i loro difetti, questi HammerFall sono davvero bravi!

Paolo “FIVIC” Beretta

TRACKLIST:

1. Threshold
2. The Fire Burns Forever
3. Rebel Inside
4. Natural High
5. Dark Wings, Dark Words
6. Howlin’ With The Pac’
7. Shadow Empire
8. Carved In Stone
9. Reign Of The Hammer
10. Genocide
11. Titan

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