Recensione: Through Chasm, Caves And Titan Woods

Di Matteo Bovio - 24 Luglio 2002 - 0:00
Through Chasm, Caves And Titan Woods
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Anno: 1995
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83

Chi adora alla follia i Carpathian Forest conosce di solito il loro passato, ed è a conoscenza del fatto che, prima di rivelarsi al grande pubblico con Black Shining Leather, la loro gavetta li ha promossi nell’underground a cult-band: merito i primi demo (ristampati da qualche anno in Bloodlust And Perversion) e soprattutto il loro spettacolare Mcd d’esordio dal titolo Through Chasm, Caves And Titan Woods. Solo 5 pezzi, ma che racchiudono in sè l’essenza del Black metal di questa band: ci fanno scoprire in maniera soddisfacente le loro principali caratteristiche, ossia la minimalità e la freddezza. Come spesso è successo con i veri classici del Black, la produzione grezzissima non fa che regalare un tocco di atmosfera in più al lavoro.

Si parte con una traccia giustamente intitolata “Carpathian Forest”, e nel passato i più attenti avevano probabilmente già intuito parte del futuro di questo gruppo: ascoltate attentamente e osserverete come già ci siano elementi di quello che poi verrà etichettato come Black’n’Roll. E se non vi bastasse l’originale come prova, allora buttatevi sulla nuova versione registrata e inserita sul recente Morbid Fashinations Of Death. La successiva “The Pale Mist Hovers Towards The Nightly Shores” rimane invece facilmente impressa grazie ad un ritornello molto efficace indice ancora una volta della genialità di questi musicisti.

Colpisce in maniera particolare la bellissima “The Eclipse / The Raven”: trattasi di un pezzo atmosferico, dai toni raggelanti che vi lasceranno un senso di malinconia e di vuoto incredibile. Colpiscono soprattutto la voce di Nattefrost e l’assolo di basso centrale, a dir poco toccante. Si ritorna al Black metal con “When Thousand Moon Have Circled”: ancora una volta pochi accordi e una spruzzatina di tastiere per dare più mobilità al suono, niente tecnicismi o scenografie esagerate. E per chiudere, la ciliegina sulla torta, “Journey Through The Cold Moors Of Sverttjern”; indescrivibile a parole, o meglio, indescrivibili le emozioni che suscita… Un tempo cadenzato accompagnato da una chitarra monolitica e zanzarosa, un semplice pad di tastiera e voce sofferta come non mai: posso dirvi che stilisticamente è accostabile ad alcune cose fatte dai vecchi Gehenna, ma la verità è che questo è un pezzo unico nel suo genere.

Per tutti i fans dei Carpathian Forest ma anche per tutti gli amanti del Black metal nei suoi toni più gelidi, una perla di bellezza, nonchè un lavoro dall’importanza storica non indifferente. E comunque, se non da amare, almeno da conoscere.
Matteo Bovio

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