Recensione: Through The Looking Glass

Di Marco Machera - 18 Ottobre 2002 - 0:00
Through The Looking Glass
Band: Toto
Etichetta:
Genere:
Anno: 2002
Nazione:
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74

Finalmente è uscito. Devo dire che ho aspettato ansiosamente che i Toto tornassero con una nuova release da studio, soprattutto dopo le non troppo rassicuranti parole pronunciate un annetto fa da Steve Lukather riguardo un improbabile futuro assieme alla sua band. E invece eccoli qui, di nuovo tra noi. C’è però una particolarità: il disco in questione non contiene inediti, bensì cover di famosi artisti che la band californiana ha voluto omaggiare in occasione del loro 25° anniversario di attività (e che attività, aggiungerei). Devo dire che, appena saputa la cosa, non ho fatto i salti di gioia. Avrei apprezzato molto di più un album totalmente nuovo, sicuramente. Anche perchè la loro ultima fatica in studio risale addirittura al 1999 (il notevole “Mindfields”). Comunque, meglio di niente, l’importante è che siano tornati a suonare insieme.

La prima cover proposta è una divertente versione di “Could You Be Loved” di Bob Marley (scelta anche come singolo apripista). Si nota fin dal primo istante come la produzione, a cura del drummer Simon Phillips e di Steve McMillan, sia di pregevole fattura; cristallina e curatissima. Segue la ritmata “Bodhisattva” (brano che sinceramente, non conoscevo), in cui c’è anche il contributo di un grande Steve Porcaro, mai dimenticato dai Toto- fans di mezzo mondo. “While My Guitar Gently Weeps” di George Harrison è riletta in modo ottimale dai Toto, complice uno Steve Lukather ispiratissimo sia come cantante che come chitarrista. “I Can’t Get Next To You” ci riporta in mente il sound di un grande disco come Kingdom Of Desire; buona prova, dinamica e di grande presa. Tocca poi a “Living For The City”, gran pezzo di Stevie Wonder, reso in questa versione più accattivante e trascinato dal solido groove del basso di Mike Porcaro. Mi piace particolarmente il fatto che i Toto non abbiano registrato queste cover giusto per fare uscire un nuovo disco: ad ogni brano è stata conferita una buona dose di Toto- Sound, quindi sono versioni molto personalizzate e a volte poco accostabili alle originali. Come ad esempio, “Sunshine Of Your Love” dei Cream, rifatta interamente in tempi dispari (Simon Phillips è uno dei migliori batteristi viventi, non c’è dubbio). Tra le 11 tracce, sicuramente sono degne di nota lo splendido strumentale “Maiden Voyage/ Butterfly” del jazzista Herbie Hancock (dove troviamo di nuovo un grande Luke alla chitarra, mentre David Paich ci offre un assolo al piano da brivido) e “House Of The Rising Sun”, in cui Bobby Kimball si rende protagonista con una prova vocale a dir poco strepitosa.

Ero curioso di sentire cosa avrebbero combinato su questo disco; la mia curiosità è stata ripagata ottimamente, devo dire! I Toto hanno classe da vendere. Spero solo che tornino presto con un disco del tutto originale, in modo che possa capire meglio in che stato di affiatamento compositivo si trovino ora i 5. Anche se credo proprio che non dovremmo preoccuparci più di tanto… una band storica e un bel ritorno. Un ritorno a metà, come lo definisco io.

Tracklist:

 1. COULD YOU BE LOVED
 2. BODHISATTVA
 3. WHILE MY GUITAR GENTLY WEEPS
 4. I CAN’T GET NEXT TO YOU
 5. LIVING FOR THE CITY
 6. MAIDEN VOYAGE/BUTTERFLY
 7. BURN DOWN THE MISSION
 8. SUNSHINE OF YOUR LOVE
 9. WATCHING THE DETECTIVES
10. HOUSE OF THE RISING SUN
11. TAKES A TRAIN TO CRY

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