Recensione: Thundergod

Di Francesco Sgrò - 21 Agosto 2013 - 18:00
Thundergod
Etichetta:
Genere: Heavy 
Anno: 2013
Nazione:
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76

Non contenti dei molteplici successi raggiunti nel corso delle loro lunghe ed onorate carriere, tre grandi nomi del panorama Metal mondiale decidono di collaborare per dare vita ad un nuovo progetto chiamato Angels Of Babylon.
La prima incarnazione della band, prevedeva musicisti del calibro di Dave Ellefson (Basso – Megadeth), Rhino (Batteria e voce – Ex Manowar, Holy Hell fra gli altri) e Ethan Brosh (Chitarra – Burning Heat).
A distanza di tre anni dall’esordio e con  una formazione rimaneggiata, gli Angeli di Babilonia tornano nel corso del 2013 pronti a scatenare l’inferno, pubblicando sotto l’ala protettrice della Scarlet Records il secondo album,intitolato “Thundergod“.
Questa seconda raccolta di inediti presentata dal combo a stelle e strisce, è l’ennesima conferma di quello che avviene quando musicisti del calibro di Jesse Ringo (Basso), Rhino (unico superstite della Line up originale) e Alex Stephens (chitarra), uniscono le proprie forze per la realizzazione di un album di incandescente Heavy Metal.

L’iniziale “Thundergod“ ad esempio, è una vera e propria colata lavica pronta a demolire ogni cosa, scandita dal drumming preciso e ferocissimo di Rhino a csotituire, insieme al basso di Ringo, una spietata macchina da guerra su cui la chitarra di Stephens può esprimersi al meglio in una serie di riff letali e tonanti, smorzati solo nel ritornello dominato da una buona melodia, capace di spezzare brevemente l’incredibile potenza sprigionata dal trio americano.
La successiva “Sondrio“, si assesta su velocità maggiormente cadenzate che ne sottolineano ulteriormente le melodie rabbiose e decadenti interpretate dal drummer Rhino.

Ad arricchire ancora l’album è un efficace tappeto tastieristico, perfetto nel donare ad ogni canzone un velo di cupa drammaticità: questa caratteristica è riscontrabile anche nella dilaniante “Queen Warrior“, traccia dominata dalla sei corde del bravo chitarrista, abile nel creare un solido e devastante muro sonoro.
I ritmi tornano ad essere più cadenzati con la decisa “What Have You Become“, canzone ricca di groove e disperazione nella quale le tastiere sembrano ricoprire un ruolo fondamentale.
Con la successiva “White Star Line“, aperta da una sublime intro acustica, gli Angels Of Babylon segnano probabilmente il miglior momento di questo platter, confezionando una canzone epica e potente, perfettamente incastonata all’interno di un disco lineare e qualitativamente omogeno, come evidenziato anche dall’ascolto della seguente “The Enemy“, gelida rasoiata dalle atmosfere orientaleggianti, pregevole nel mescolare perizia tecnica, potenza ed un sempre evidente buon gusto per la melodia.

La macchina schiacciasassi gestita dal trio americano, continua a mietere vittime a colpi di un Heavy brutale ma elegante, come esplicato nella furiosa “True Brothers“, brano impreziosito dal consueto ottimo lavoro svolto dal bravissimo Alex Stephens, tanto abile da non far rimpiangere il suo illustre predecessore.
Con la seguente “Redemption“, l’album si tinge di cupe ed interessanti atmosfere Horror / Doom, che tutto devono a mostri sacri come Black Sabbath, Candlemass e King Diamond.
“King Of All Kings“, riporta il platter a sonorità più classiche per la band, che non manca di fendere l’aria con un nuovo episodio di rabbioso Heavy Metal guerresco, scandito da un refrain semplice ed arioso, prima che la melodia prenda il controllo della situazione con la bellissima “Tourning To Stone“, struggente ballad acustica, inaspettata e piacevole nel suo sviluppo, dominato dalle cupe melodie dettate dal singer, coadiuvato perfettamente dagli altri elementi del combo.

L’ultima voce di questo secondo capitolo, è scandita dalla potentissima “Bullet”, sgargiante episodio Power / Thrash Metal che tanto sa di Iced Earth e che arriva a chiudere degnamente un lavoro avvolgente, violento ed elegante allo stesso tempo.

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