Recensione: Tides Of Omniscience

Di Francesco "Caleb" Papaleo - 2 Aprile 2016 - 0:01
Tides Of Omniscience
Band: Miasmal
Etichetta:
Genere: Death 
Anno: 2016
Nazione:
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65

Provenienti da Gothenburg e dunque da quell’area della Svezia tanto famosa per aver addirittura dato la declinazione a un certo stile di fare death metal, detto appunto gothenburg sound, che ha reso famosi Dark Tranquillity e In Flames, i Miasmal provano a dare una sterzata decisa verso qualcosa che possa essere diverso, seppure su di un binario di genere che è lo stesso alla partenza, ma che in maniera autonoma si svincola dal cliché death metal melodico = Svezia.

Dunque, stessa provenienza delle band sopra citate, ma diverso segmento: niente a che spartire con aperture troppo melodiche. La barra del suono viene mantenuta quasi sempre lungo l’asse portante di un robusto death metal di stampo canonico, con l’aggiunta di una certa qual grezza venatura tra hardcore punk e thrash metal seppur non in maniera mai marcata o aprioristica. La quale, almeno nelle intenzioni (e nell’attitudine dell’ensemble, immagino), vuole dare quella marcia in più che permetterà loro di farsi ben valere nei festival e nei concerti (che certamente verranno, visto il contratto firmato con la Century Media: non esattamente un’etichetta di sconosciuti…).

Obiettivo che, bisogna ammettere, sia stato ben studiato e alla fine realizzato appieno.

Di tracce dalla composizione genuinamente feroce e nichilista ce ne sono in “Tides Of Omniscience”, e faranno la felicità di tutti quanti ai concerti vanno per puro e sano divertimento: i Miasmal non si tireranno di certo indietro e saranno pronti sempre e comunque a dispensare riff schiacciasassi infarciti di veloci e bei soli (come se ne sentono in “Deception” e “Dark Waters”, quest’ultima la canzone con più influenze thrash, in apparenza), batteria al fulmicotone ma che sovente, in certi momenti, dona uno straordinario groove (per esempio in “Axiom”, canzone d’apertura, nonché una tra le migliori del lotto o in “The Pilgrimage”). Growl abbastanza urlato e non troppo gutturale, seppure un po’ troppo lineare in tutte le canzoni. Pontus, anima di questa band, nonché maggiore compositore e cantante, deve avere un concetto abbastanza oltranzista del death metal in generale. Ipotesi che diventa sempre più insistente durante l’ascolto dell’album che, per tutti i suoi quaranta minuti, si affida a una ricetta ben collaudata di pestare duro senza fare prigionieri e brani come “Venomous Harvest” della durata di appena due minuti e mezzo circa o “Key To Eternity”, ne sono una dimostrazione lampante. Seppure, a parere di chi scrive, s’insista un po’ troppo sul manierismo, che mette a nudo il principale punto debole di questo disco, cioè la sensazione di ovvio e di già sentito che non sparisce quasi mai per tutte le dieci canzoni. E il già sentito appena citato, purtroppo, è quasi sempre parente stretto di scarsa originalità.

Intendiamoci, i Miasmal hanno composto un album da manuale di death metal di livello mediamente feroce, senza pascersi in facili stereotipi dovuti alla loro area di provenienza con cui, anzi, hanno ben pochi punti di contatto. Riescono nel loro intento certamente, ma non si spingono al di là di quanto invece la canzone di apertura “Axiom” lascerebbe presagire, e di quanto, quindi, si desidererebbe incidessero.

Ottimi per del sano svago e headbanging, penso però che non rimarrà negli annali del genere.

Francesco “Caleb” Papaleo

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