Recensione: Tides of the Final War

Di Stefano Usardi - 15 Ottobre 2016 - 15:30
Tides of the Final War
Band: Zix
Etichetta:
Genere: Heavy 
Anno: 2016
Nazione:
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63

Un’affascinante copertina introduce il debutto discografico degli Zix, fedeli accoliti del metallo classico provenienti dal Libano, non proprio una terra storicamente amica di certe sonorità: certo, i tempi stanno cambiando pian piano, ma non siamo troppo lontani dagli anni in cui gli show degli Iron Maiden a Beirut venivano cancellati da un giorno all’altro senza apparenti motivi, o in cui il governo proibiva la vendita di cd di Metallica o Nirvana nei negozi. Contro questo oscurantismo si pongono appunto gli Zix, il cui proposito è, come si evince dalla pagina Facebook della band, piuttosto chiaro:

Zix’s goal is to illuminate the oppression of metal heads and lift the ban on heavy metal in this part of the world. For years, metal music lovers, aka metal heads, have been oppressed by various religious and political institutions here, resulting in cancelled concerts and unjust arrests. With this project, Zix hopes to break down these barriers for good.

Sintomatica, a questo proposito, la canzone di protesta “Metal Strike”, traccia corale in cui si alternano personaggi del calibro di Tony Martin, Blaze Bayley, Paul di Anno, Ross the Boss, Jack Starr, David Shankle, Ronny Munroe e parecchi altri, tra cui Rhino, che spadroneggia alla batteria anche nel resto delle canzoni di questo debutto in qualità di ospite speciale.

Come si diceva prima, gli Zix sono fedeli accoliti del metallo classico, quello degli anni ’80 per intenderci, e la dimostrazione la si trova marchiata a fuoco tra i solchi di questo “Tides of the Final War”, autentico compendio di heavy metal da vecchia scuola. Appena pigiato il tasto play, infatti, un’intro magniloquente di chitarra ci catapulta immediatamente indietro nel tempo: “Buyer of Souls” è una tipica cavalcata uscita dal decennio d’oro del metallo, sorretta da riff densi e una batteria vigorosa che, quando serve, si lancia nella mischia dispensando randellate a destra e a manca. A condire il tutto la voce di Maya, caratterizzata da un incedere lontano anni luce da ciò che l’utente medio si aspetta quando sente parlare di female-fronted metal (termine orrendo, lo so, ma che ormai è divenuto di uso comune), e che richiama un modo di cantare più stradaiolo e legato al passato senza per questo risultare demodé. Ammetto che il primo impatto con la voce particolare (e a tratti un po’ sguaiata) di Maya  mi ha fatto storcere un po’ il naso, ma con l’andare degli ascolti il mio iniziale spiazzamento si è pian piano stemperato, consentendomi di apprezzare la proposta vocale della damigella.
Appena terminata l’opener si arriva alla traccia corale di cui si accennava prima, inno facile facile e con la giusta quantità di caciaronaggine che si impara in un attimo ma che, alla fine, se non fosse per la quantità di ospiti presenti e il suo valore, diciamo così, impegnato, passerebbe praticamente inosservato. Non che “Metal Strike” sia brutta, intendiamoci: scorre senza intoppi e svolge il suo compito in modo diretto e senza fronzoli (anche perché da questo tipo di canzone ci si aspetta più che altro una certa linearità, per veicolare il messaggio in modo più immediato e rendere la carrellata di voci note il più fruibile possibile), ma si limita a quello e nulla di più, riproponendo per l’ennesima volta il classico stilema di “canzone-manifesto sociale”.
Una delicata melodia mediorientale introduce la title track prima dell’ingresso in scena degli altri strumenti: “Tides of the Final War” è una cavalcata dall’intenso profumo maideniano, dotata di buoni squarci melodici e di un ritornello che, come per la traccia precedente, si impara in un attimo. “Shadow of a Dying Sun” è una marcia dall’incedere frastagliato, gradevole ma nulla di più, mentre la successiva e più sinuosa “The Crucible”, che alterna passaggi solenni ad altri più trasognati, mette in luce un doppio approccio vocale da parte di Maya, la quale passa da un cantato acido e stizzoso a una voce più dolce e quasi angelica. Un passo scandito e incombente caratterizza “Dark Days of Babylon”, anche grazie a una certa preponderanza della batteria che si irrobustisce ancor di più durante il ritornello per sostenere la voce sempre in prima linea di Maya, che qui abbandona i toni più alti usati in precedenza per mantenersi su un registro medio più narrativo. Anche qui niente male ma nulla di più. “Heavens Eyes”, dal canto suo, torna alla breve introduzione di musica mediorientale che già avevamo trovato nella title track: il pezzo viaggia su velocità medie impreziosite da sporadiche accelerazioni, ma pur scorrendo velocemente e senza intoppi e beneficiando di un bel ritornello non mi ha fatto impazzire, forse per colpa dell’impostazione vocale inusuale a cui avevo accennato all’inizio e che potrebbe essere il principale motivo di dubbio per molti ascoltatori.
Si arriva ora al “A Thousand Wars at Sea”, traccia più briosa e piuttosto breve in cui le melodie mediorientali si fanno più presenti nell’economia del gruppo, aggiungendo quel pizzico di sapore esotico che non guasta e cedendo poi il passo a “Night of Evil”, in cui gli acuti di Maya sovrastano un tappeto sonoro molto ben strutturato e di sicuro impatto, soprattutto durante il ritornello. Ottima traccia. Una rullata marziale e una melodia solenne introducono la conclusiva “The Warwhore”, che si snoda attraverso brevi ed improvvisi cambi di atmosfera, momenti più marziali ed altri più dilatati e tesi fino a chiudere l’album in modo forse un po’ brusco ma funzionale.

Cosa rimane, dunque, al termine di questi tre quarti d’ora scarsi? Non troppo, a dir la verità; di certo un album fatto con passione e gusto, molto ben suonato e dotato anche di alcune tracce molto interessanti affiancate, però, ad altre non particolarmente riuscite. A conti fatti, per quanto mi riguarda, questo esordio degli Zix la sufficienza piena se la merita e quindi se la porta a casa, nella speranza che con i prossimi album riescano a donare un po’ più di personalità ai propri pezzi.
 

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