Recensione: Time to Burn

Di Lorenzo Bacega - 26 Marzo 2010 - 0:00
Time to Burn
Band: Taking Dawn
Etichetta:
Genere:
Anno: 2010
Nazione:
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68

Arrivano al debutto sulla lunga distanza gli americani Taking Dawn, quartetto proveniente dalla celeberrima Las Vegas formatosi nel 2006 in seguito all’incontro tra il cantante e chitarrista Chris Babbitt, il chitarrista Mikey Cross e il batterista Alan Doucette, tre compagni di liceo cresciuti a pane e rock n’roll interessati a ricalcare le orme dei grandi gruppi glam metal degli anni ottanta. Dopo essere riusciti a strappare un contratto con la prestigiosa etichetta americana Roadrunner Records, e in seguito a un’intensa attività live che, negli ultimi due anni, ha visto i quattro ragazzi a stelle e strisce condividere il palco con gruppi del calibro di Dragonforce, All That Remains, Theory of a Deadman e, di recente, Airbourne, vede finalmente la luce il tanto agognato disco di debutto, intitolato Time to Burn, dato alle stampe nel mese di marzo del 2010.

Composto da undici tracce (per un minutaggio complessivo di poco inferiore ai quaranta primi di durata), questo Time to Burn rimane principalmente legato a coordinate stilistiche a cavallo tra hard n’heavy e glam metal di chiara matrice ottantiana (Skid Row, Ratt e Motley Crue le influenze più ricorrenti all’interno di questo lavoro), qui rielaborate in un sound moderno e scanzonato, che tende a miscelare ritmiche frenetiche e rocciose con melodie particolarmente orecchiabili (a volte forse pure troppo) e dal sapore prettamente radiofonico. Discreta tutto sommato la prova di Chris Babbitt, cantante e chitarrista del gruppo, dotato di una voce abbastanza robusta e graffiante ma decisamente carente quanto a estensione vocale. Buono inoltre il lavoro svolto dalla sezione ritmica, sempre puntuale e precisa, composta da Alan Doucette alla batteria e da Andrew Cushing al basso, mentre il chitarrista Mikey Cross si fa notare per una prestazione estremamente valida, soprattutto per quanto riguarda gli assoli. Piuttosto gradevole nel complesso (malgrado un songwriting ancora acerbo sotto molteplici aspetti), questo Time to Burn ci consegna una manciata di brani decisamente immediati, abbastanza compatti e sicuramente di grande impatto. Un lavoro che non fa certo leva sull’innovazione a tutti i costi, anzi: richiami e citazioni più o meno marcati si susseguono per tutta la durata della tracklist, dimostrando in alcuni tratti una palese mancanza di personalità e una parziale carenza quanto a idee. A ciò si aggiunga il fatto che le composizioni qui offerte, sebbene molto orecchiabili e facilmente memorizzabili dopo pochi ascolti, risultano talvolta abbastanza incerte, un po’ troppo lineari e prive del giusto mordente, rischiando così di stancare presto e di cadere inesorabilmente nel dimenticatoio nel giro di davvero poco tempo. Certo, di episodi positivi ce ne sono eccome, soprattutto quando la band decide di spingere con convinzione sull’acceleratore: l’opener Time to Burn è una vera e propria bordata, estremamente trascinante, senza fronzoli e riuscita sotto ogni punto di vista. Molto valida è anche Fight ‘em With Your Rock, canzone a metà tra i Motley Crue e gli Skid Row di Slave to the Grind, dalle ritmiche decisamente rocciose ed energiche e dalle linee vocali particolarmente azzeccate. Da segnalare inoltre la presenza, in chiusura del disco, di una cover di The Chain dei Fleetwood Mac: si tratta di una versione tutto sommato abbastanza fedele all’originale, ma in ogni caso molto gradevole.

Insomma, rimane poco altro da aggiungere. Questo Time to Burn si rivela essere un disco tutto sommato ben suonato e con alcuni pezzi molto validi, ma nel complesso un po’ troppo lineare, eccessivamente derivativo e solo parzialmente riuscito: la grande componente melodica, riscontrabile soprattutto nei refrain delle singole canzoni, se da un lato contribuisce a rendere questo lavoro estremamente immediato e assimilabile dopo pochi ascolti, dall’altro rischia di limitarne sensibilmente la longevità, facendo così sprofondare i pezzi nel dimenticatoio dopo davvero poco tempo. Certo, considerata la giovanissima età di questi Taking Dawn ci sarà senz’altro la possibilità, in futuro, di dare alla luce degli album sicuramente ben più interessanti, ma questo solamente nel caso in cui i quattro americani riescano a colmare queste lacune (più o meno gravi) che ancora affliggono il songwriting. Staremo a vedere.

Lorenzo “KaiHansen85” Bacega

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Tracklist:
01. Time to Burn
02. Like a Revolution
03. Take me Away
04. So Loud
05. Save Me
06. Close Your Eyes
07. Godless
08. Fight ‘Em With Your Rock
09. Never Enough
10. Endlessly
11. The Chain (Fleetwood Mac cover)

Line Up:
Chris Babbitt – Vocals, Guitars
Mikey Cross – Guitars
Andrew Cushing – Bass
Alan Doucette – Drums

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