Recensione: To Death And Beyond

Di - 26 Giugno 2008 - 0:00
To Death And Beyond

La band greco-italiana Battleroar approda al terzo e spesso cruciale album benedetta dal cambio di etichetta, approdando alla tricolore Cruz del Sur. To Death and Beyond è il degno prodotto di una carriera dedicata all’acciaio dalle connotazioni eroiche, ispirato a pretoriani come Manilla Road, Omen, Manowar, Virgin Steele, Cirith Ungol e Heavy Load.   

Si parte in quinta piena con The Wrathforge, un brano che, a mo’ di The Eagle Has Landed dei Saxon – con i dovuti distinguo legati al genere diverso – , cresce piano piano fino a esplodere in un caleidoscopio di metallo eroico galoppante dotato di un riff portante azzeccatissimo. Da urlo l’inserto melodico intorno al quinto minuto del brano. Segue la possente Dragonhelm, epica quanto basta nella parte iniziale per poi devastare il campo di battaglia con il coro, maschio, “vichingo” e bello carico. Finis Mundi, dall’incipit hollywoodiano, si sviluppa poi per quasi nove minuti di incessante colata lavica che schiaccia l’occhio anche a taluni fraseggi di provenienza Doom. Interessante la parte narrata circa a metà pezzo. Metal from Hellas, fin dal titolo, prepara già alla battaglia, e infatti è così: chorus come da copione e chitarre a profusione. Il singer Marco Concoreggi, nell’occasione, rende omaggio in maniera palese all’Eric Adams dei Manowar versione anni Ottanta. 

Hyrkanian Blades colpisce per un certo retrogusto folk pur restando un pezzo dall’impianto tipicamente Epic Metal, Oceans of Pain è una mazzata di oltre dieci minuti che spazia fra Virgin Steele e Manowar, con stacchi di chitarra che ricordano i nostrani Domine. Va sottolineato che l’eccessiva durata, nonostante il buon break centrale, sicuramente non giova all’economia del brano. In Born in The 70’s i Battleroar cambiano decisamente registro: si tratta di una canzone assimilabile all’hard rock che rivela un lato inedito dei Nostri, che stupisce per efficacia e facile assimilazione. Warlord Of Mars riporta al metallo eroico e sognante che ci si aspetta dal combo greco grazie a un inizio marziale che lascia poi spazio a un assalto di chitarra e voce violento ed evocativo al tempo stesso. Manowar docet. Death Before Disgrace chiude baracca ancora all’insegna dell’intransigenza eroica: chitarre cadenzate accompagnano i vocalizzi del singer fino al termine. Intermezzo trasognato come da manuale poi finale a colpi di maglio e ascia.  

To Death And Beyond è un disco massiccio e molto “sentito”, figlio di un’esperienza maturata suonando con passione e dividendo il palco con gruppi come Manilla Road, Omen e Manowar. Beneficia di una produzione all’altezza del contenuto e proietta definitivamente i Battleroar fra le assolute conferme di un certo tipo di sonorità inossidabili, scrollandosi per sempre di dosso l’etichetta di “promesse”.
Hail!  

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti

 

 

Line-up:
Marco Concoreggi: Voce
Manolis Karazeris: Chitarra
Kostas Tzortzis: Chitarra
Gus Macricostas: Basso
Nick Papadopoulos: Batteria

Tracklist:
01. The Wrathforge
02. Dragonhelm
03. Finis Mundi
04. Metal from Hellas
05. Hyrkanian Blades
06. Oceans Of Pain
07. Born In The 70’s
08. Warlord Of Mars
09. Death Before Disgrace