Recensione: To Mega Therion

Di Mario Munaretto - 14 Ottobre 2004 - 0:00
To Mega Therion
Band: Celtic Frost
Etichetta:
Genere:
Anno: 1985
Nazione:
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95

I Celtic Frost furono fondati nel 1984 nella città svizzera di Zurigo sulle ceneri dei leggendari Hellhammer dal chitarrista cantante Tom G.Warrior, al secolo Thomas Gabriel Fischer, e dal bassista Martin Eric Ain. Gli Hellhammer erano stati nella prima metà degli anni ottanta un gruppo di culto della scena underground europea, animata allora dagli scambi di cassette registrate e fanzine cartacee, arrivando dopo quattro demotape ormai introvabili a pubblicare per la Noise il mini lp Apocalyptic Raids e lo storico split con Running Wild, Helloween e Dark Avenger, dal titolo Death Metal, titolo che nel caso dei Celtic Frost sarebbe stato in un certo modo profetico.

Le prime release dei Celtic Frost, Morbid Tales ed Emperor’s Return, rispettivamente un album e un mini, mostrarono una band capace di elevarsi dalla materia grezza, ma animata e ribollente, in cui il metal estremo sia in America che nel vecchio continente venne a trovarsi in quel periodo. Poco dopo l’uscita di Emperor’s Return, la line-up vide un cambio con l’avvicendamento dietro alle pelli del drummer americano Reed St.Mark.

I Celtic Frost segnarono un’epoca nella storia della musica estrema con il secondo album intitolato To Mega Therion, titolo che tradotto dal greco significa Grande Bestia, una probabile allusione al leviatano apocalittico.

Ma veniamo alla recensione dell’album.

Eccezionale é l’artwork, frutto del geniale e visionario H.R.Giger, il creatore grafico di Alien. La copertina é costituita dal sulfureo dipinto Satan I, mentre internamente è presente un’altra opera dell’artista elvetico, la malsana Victory III. To Mega Therion si apre con la maestosa e cadenzata marcia dell’intro strumentale Innocence and Wrath, che con la sua melodia di ottoni e timpani potrebbe essere l’ideale colonna sonora per una processione cerimoniale formata dagli adepti di qualche culto atavico e oscuro. Segue The Usurper, un pezzo diretto, selvaggio, brutale, un classico dei Celtic Frost sempre riproposto in sede live. La voce tombale di Tom G.Warrior, caratterizzata dal tipico grugnito, accompagna il pezzo attraverso una serie di riffoni thrasheggianti e al drumming potente e compatto di Reed St.Mark. Jewel Throne vede riprendere nelle liriche il concept iniziato nel pezzo precedente, continuando sulle stesse linee stilistiche fatte di riff sporchi, pesanti, diretti, con cambi tempo nella parte centrale sottolineati da veloci pattern di doppia cassa. Strutture musicali come quelle presenti The Usurper e Jewel Throne rappresentano con la loro furia primordiale e nichilista il seme malsano da cui nascono sonorità prossime a generi quali il death e il black metal. Tutto il contrario della lenta e incedente Dawn of Megiddo, dove ottoni e timpani vanno a creare insieme agli strumenti elettrici una sontuosa sinfonia doom, ipnotica e onirica, evocante atmosfere oscure ed arcane dove non c’é spazio per la luce. Eternal Summer è caratterizzata da un susseguirsi di cambi di velocità: dopo un attacco lento, quasi iniziatico, il trio si esibisce in una cavalcata a base di una grezza sonorità thrash, fino a tirare il fiato con un assolo di chitarra che rallenta la dinamica del pezzo, aprendolo a un intermezzo doom angosciante per poi tornare sui ritmi veloci sentiti poco prima. Da Emperor’s Return, viene tratta la malvagia Cyrcle of The Tyrants, in cui si possono cogliere reminescenze dei tempi degli Hellhammer con i suoi mid-tempo e l’isterico assolo di Tom G.Warrior. Dopo le tiratissime (Beyond the) North Winds e Fainted Eyes, che vedono protagonista la tenebrosa voce di Tom G.Warrior segue un pezzo strumentale: Tears in a Prophet’s Dream, dove la band evoca un’atmosfera bizzarra, a tratti cacofonica, sembra quasi che un ensemble di creature bestiali si diletti a suonare degli strumenti demoniaci per festeggiare un rito dionisiaco. La conclusiva Necromantical Screams è uno dei pezzi più belli dei Celtic Frost, un pezzo dove si possono trovare concentrate tutte le soluzioni stilistiche e gli arrangiamenti proposti nel resto dell’album con il cantato di Tom G.Warrior accompagnato da un’eterea voce femminile.

Un aneddoto: completato il lavoro di song-writing dell’album e poco prima di entrare in studio di registrazione, i Celtic Frost videro l’allontanamento di Martin Eric Ain da parte di Tom G.Warrior a causa della poca motivazione del primo. Ma dopo aver inciso l’album con un altro bassista e dopo solo due settimane Martin Eric Ain rientrò nei ranghi a pieno titolo.

To Mega Therion é una pietra filosale in musica, il prodotto di un’alchimia perfetta nell’opera dei Celtic Frost, che in questo album realizzano un equilibrio tra sonorità radicali e annoverabili come death o black negli episodi più violenti, e momenti più lenti, più ossessivi, precursori di un doom cupo e malinconico. Menzione va fatta alle originali sperimentazioni presenti sull’album, composte da cupi arrangiamenti orchestrali e inserzioni liriche particolari. Sperimentazioni che saranno poi estremizzate nel successivo Into The Pandemonium fino a far riconoscere ai Celtic Frost da parte dei critici del tempo il titolo di gruppo avant-garde e far definire a qualcuno, l’essenza della loro musica come il trionfo dell’arte sul rumore.

L’importanza storica dei Celtic Frost é immensa e viene dimostrata dall’importanza seminale che ebbe To Mega Therion nell’evoluzione del lato più oscuro ed estremo della musica. In questo album si possono in parte ritrovare i frammenti primigeni di quelle strutture musicali che vennero successivamente esplorate, approfondite e reinventate, in modo originale e personale, da gruppi che vanno dai Paradise Lost ai Dissection, dai Therion agli Emperor. Grande merito dei Celtic Frost fu quello di praticare nuove strade, nuovi percorsi, guidati da una visione in cui la sperimentazione era il risultato naturale di un processo creativo.

Concludo la recensione citando una frase di Thomas Gabriel Fischer pronunciata tempo dopo l’uscita di To Mega Therion che credo possa racchiudere la filosofia dei Celtic Frost.

“Non mi interessa se siamo i più pesanti o i più leggeri, i più commerciali o la band più poser.
Noi proviamo ad essere differenti, ad essere qualcosa di nuovo.” ( Tom G.Warrior, 1986 )

 

Tracklist:

01. Innocence and Wrath
02. The Usurper
03. Jewel Throne
04. Dawn of Megiddo
05. Eternal Summer
06. Circle of the Tyrants
07. (Beyond the) North Winds
08. Fainted Eyes
09. Tears in a Prophet’s Dream
10. Necromantical Screams

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