Recensione: To Persevere Is Diabolical

Di Vittorio Cafiero - 27 Marzo 2012 - 0:00
To Persevere Is Diabolical
Band: Fomento
Etichetta:
Genere:
Anno: 2012
Nazione:
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80

Passano gli anni, ma l’underground italiano continua a riservare belle sorprese, potendo contare su una scena quanto mai prolifica e attiva che, sebbene non sempre con originalità, non smette mai di dimostrare entusiasmo e voglia di emergere.

Di tale scena fanno sicuramente parte i capitolini Fomento i quali, dopo il discreto Either Ceasars Or Nothing (nota: titolo spettacolare) del 2009, tornano a far parlare di sè con questo nuovissimo To Persevere Is Diabolical, esempio di un metal estremo e moderno, con influenze che vanno dagli Slayer al death metal, senza escludere soluzioni più vicine al groove thrash e al metalcore più pesante. Qualcuno, sottoscritto compreso, ama utilizzare in casi simili il termine ‘slayercore‘; a prescindere dalle etichette, siamo davanti ad un ibrido che fa della potenza, dell’attacco frontale e della velocità i suoi punti di forza.

E’ la brevissima Beware The Ides Of March che apre le ostilità e lo fa con un astuto trucco nato probabilmente in sala di registrazione: il pezzo inizia con una resa sonora che definire cruda e sottotono è un eufemismo, ma arrivati a metà traccia, in un crescendo di intensità, esplode fragorosamente con un clangore di power-chord e ritmiche quadrate e spaccacollo, mostrando quindi che la produzione dell’album è tutt’altro che scarsa. Dopo quest’intelligente captatio benevolentiae, i Fomento si buttano a capofitto in quello che meglio sanno fare: aggredire l’ascoltatore senza dargli tregua alcuna, evitando di perdersi in convenevoli, ma anche lasciando perdere quelle soluzioni cliché tanto in voga oggi, dai rallentoni telefonati agli inserti in voce clean. Ogni traccia sembra basarsi sul lavoro della base ritmica: chitarra e batteria reggono la struttura dei pezzi (esempio lampante in Devil’s Trill), ma, qui una certa novità, non viene assolutamente messo da parte il ruolo della solista, spesso palesemente ancorata a dettami classici: The Dysteleological Argument e Predominance, con i loro articolato assoli, sono soltanto alcuni degli esempi in questo senso.

Ovviamente, la scelta di un genere così in-your-face e radicale comporta certi rischi: le soluzioni vocali sono abbastanza monotematiche e, con l’eccezione, appunto, delle diverse scelte a livello di lead guitar, i pezzi sono tutti relativamente simili tra loro. Ma si tratta di difetti tutto sommato facilmente sopportabili, specialmente se amate il genere. Si distingue, in questo senso, la breve In The Sixth Day, che, pur non perdendo minimamente in aggressività, presenta scelte stilistiche più originali rispetto al resto (con echi di Sepultura, Chaos AD-era).

Tra i vari elementi da mettere in evidenza, inoltre, il complessivo impatto live di un album del genere, con pezzi corali come Monster Mobster e Desecrators e con l’abilità del quartetto romano nel saper mediare tra rallentamenti cadenzati e repentine accellerazioni, altro stratagemma particolarmente efficace dal vivo; c’è davvero da augurarsi che i Fomento riescano a poter sfruttare tali caratteristiche con un’intensa attività sui palchi. Palchi che potrebbero venire danneggiati sotto le bordate di un pezzo tritaossa come Necropotency, con il suo contenuto polemico, almeno parzialmente condivisibile, che si scaglia senza mezzi termini e con tanto di “nomi e cognomi” verso le reunion fatte solamente a scopo di lucro.

A contorno di tutto ciò, un artwork sontuoso (opera di Brent Elliot White, già al lavoro con Arch Enemy, Death Angel e Job For A Cowboy, tra gli altri) e un booklet dal layout professionale, che si accompagnano ad un ottimo lavoro in termini di comunicazione (ne sono l’esempio un lancio promozionale in grande stile e un sito web quanto mai all’avanguardia), nonché ad una resa sonora, come si diceva, strepitosa.

Con To Persevere Is Diabolical i Fomento tornano prepotentemente sulle scene, ponendosi, assieme ad act quali Slowmotion Apocalypse e Node (band purtroppo in fase di stand-by, ultimamente) direttamente nell’ipotetica prima linea del metal italiano dall’approccio moderno più pesante ed aggressivo. Se siete alla ricerca di una carica energetica fatta musica e potete accontentarvi di un lavoro non particolamente innovativo, seppur ben fatto, date una possibilità a questi centurioni dell’anno 2012, sapranno mettervi in riga.

Vittorio “Vittorio” Cafiero


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Tracklist:
1.Beware The Ides Of March    
2.The Skeleton Coast          
3.Devil’s Trill          
4.The Dysteleological Argument          
5.Predominance          
6.Monster Mobster     
7.Desecrators          
8.Blood Pact          
9.The Mud Machine     
10.In the Sixth Day     
11.Necropotency      
12.On My Father’s Grave

Durata: 41 minuti c.a.

Line-up:
Marco Krasinski – Vocals, bass
Fabrizio Damiani – Rhythm guitar
Tommy Aurizzi – Lead guitar
Umberto Maliziotti – Drums

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