Recensione: Tokyo Tales

Di Alessandro Zaccarini - 3 Agosto 2002 - 0:00
Tokyo Tales
Etichetta:
Genere:
Anno: 1993
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
85

Siamo nel 1992 e i Blind Guardian, reduci dallo splendido episodio che porta il titolo di Tales from The Twilight World, danno alla luce il loro primo grande capolavoro: Somewhere Far Beyond. L’album riscuote in breve un notevole e meritato successo che catapulta la band nell’olimpo del metal europeo, consentendole di uscire dal vecchio continente e di raggiungere il Giappone il 4 e 6 dicembre 1992. È proprio nella prima data di questo mini-tour nel sol levante che i bardi di Krefeld decidono di registrare il loro primo live: Tokyo Tales, il cui titolo è ovviamente un gioco di parole sul famosissimo live degli Scorpions.

Il live si apre con l’intro Inquisition seguito come su studio album da Banish From Sanctuary. Una partenza tirata e aggressiva che scalda subito e in maniera notevole il pubblico, il quale detona a ogni melodia di Olbrich e sostiene fortemente la band in ogni backing vocals. Pochi secondi per riprendere fiato e consentire a Hansi di salutare e ringraziare il pubblico presente ed ecco partire la devastante Journey Through The Dark, pezzo con una carica impressionante e una resa in sede live davvero spettacolare. Il risultato è assolutamente perfetto. Hansi gioca un po’ col pubblico facendo cantare il riff iniziale di Traveler In Time a cui la band si accoda eseguendo il pezzo in maniera ancora una volta ineccepibile. La successiva The Quest For Tanelorn nasce con il suo arpeggio dal sapore quasi mistico, il pubblico batte le mani a tempo fino all’esplosione del riff. Inutile dire che un ritornello così epico e corale si presta alla perfezione per un’esibizione dal vivo, tant’è che l’apporto dei nipponici è ancora una volta da brividi. Qualche attimo in cui Hansi coinvolge il pubblico (come se ce ne fosse bisogno…) ed è il momento di Goodbye My Friend, pezzo di puro speed-metal teutonico schiacciasassi con una presa dal vivo eccezionale. La seguente Time What Is Time viene proposta priva dell’arpeggio iniziale, direttamente dal primo riff distorto, e questo le dona un impatto molto più diretto e aggressivo. Alla coda del pezzo si attacca un breve solo di piano del tastierista guest del tour “Mister Marc Zee” che non manca di essere presentato al pubblico giapponese proprio prima della giocosa musica di festa che funge da intro per Majesty. Unico pezzo tratto da Battalions Of Fear in questo live, Majesty si presenta massiccia come sempre, con il ritornello cantato a gran voce da tutti i presenti. Dopo un brevissimo silenzio prende forma il coro “Guardian! Guardian!” seguito da Valhalla; capolavoro che non necessita di presentazioni e uno dei tanti classici presenti in questo live. Come sempre l’outro viene trascinato più volte con il coro del pubblico condotto dalle pelli di Stauch. La devastante Welcome To Dying viene annunciata come ultimo pezzo, la band lo esegue, saluta, ma come da copione il pubblico giapponese non ci sta e chiama a gran voce i bardi che tornano e concedono un altro grande frammento di repertorio. Si tratta di Lost In the Twilight Hall, brano ancora una volta accolto da una reazione a dir poco entusiasta. La band saluta nuovamente e dà appuntamento all’anno successivo, salvo per poi lanciarsi all’improvviso nella cover di Barbara Ann dei Beach Boys… e questa volta è davvero la fine dello show.

La formazione è giovane ma già possiede una maturità e un legame con i fan impressionante. La Koseinenkin Hall di Tokio esplode a ogni lead e non smette di cantare dalla prima all’ultima parola. Le parti strumentali sono perfette, Thomen Stauch è la solita macchina da guerra che abbiamo imparato a conoscere, Marcus Siepen non sbaglia nulla e Andrè Olbrich è divino come sempre. Pulito, perfetto e preciso non varia di una singola nota gli assoli che vengono riprodotti tali e quali la versione da studio. Hansi Kursch non è un mostro di tecnica canora ma il suo modo di interpretare i pezzi e il suo carisma sono unici. Il basso è stato re-inciso in studio (sappiamo tutti che Hansi live suonava pochissimo e sappiamo tutti che il basso non è mai stato un componente primario delle composizioni dei Blind Guardian) e c’è la sensazione che il pubblico sia registrato alto… ma ciò non tolte che questo live sia un disco da possedere. La scaletta è ottima e racchiude quasi il meglio delle produzioni dei primi anni del combo tedesco. Dico quasi perché purtroppo mancano le due migliori ballate della band, due riti collettivi che portano il nome di The Bard’s Song (In The Forest) e Lord Of The Rings (presente solo nell’edizione giapponese tra Welcome To Dying e Lost In The Twilight Hall). Nonostante ciò però il live è davvero superbo e merita assolutamente di comparire nella discografia di ogni buon metallaro che si rispetti; tantopiù che oggi, tra ristampe e promozioni, lo si trova davvero a un prezzo irrisorio.

Alessandro “Zac” Zaccarini

Ultimi album di Blind Guardian

Genere: Power 
Anno: 2022
73