Recensione: Tomorrow

Di Daniele D'Adamo - 4 Dicembre 2013 - 0:01
Tomorrow
Band: Sapiency
Etichetta:
Genere: Death 
Anno: 2013
Nazione:
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75

 

Sono passati ormai tre anni da quel “Fate’s End” che, a dire il vero, non aveva fatto vedere granché, in termini artistici, da parte dei Sapiency.

Una band certamente ben dotata, ma lontana dai migliori esponenti di un metal, quello tedesco, ricco di talenti sino all’inverosimile. Il debut-album mostrava, in particolare, un’evidente indecisione sulla giusta strada da intraprendere, ancora sospesa fra il deathcore e il death melodico di derivazione svedese. Indecisione che, con il nuovo “Tomorrow”, sembra davvero far parte del passato. Lasciata da parte la rincorsa a Heaven Shall Burn e Neaera, il sestetto di Francoforte ha preferito così approfondire la propria passione per il gothenburg metal, dando a esso, però, un deciso taglio ‘teutonico’. Un segno, cioè, caratterizzato da tanta melodia, sì, ma anche da un bel po’ di rudezza e spigolosità: la classica ‘quadratura del cerchio’, insomma.

Consolidatasi l’antitetica coppia Bittner/Balic, senza né macchia né paura ad alternare e sovrapporre continuamente clean vocals e growling, il sound dei Sapiency mostra una potenza elevatissima, alimentata senza sosta dallo spietato riffing dell’ottimo duo d’ascia Ritzmann/Wenck e dal drumming vorticoso di Voss-Fels, sicuramente non timoroso di tirare sino alla velocità dei blast-beats (“Unknown Enemy”). Il rutilante basso di Fix completa il tutto, anche se non sono pochi i momenti in cui si possono ascoltare degli azzeccati inserti di tastiera e di elettronica che, come il cacio sui maccheroni, consolidano la modernità di un sound allineato, addirittura, in certi frangenti (“Free Within”, “Turn The Tide”), a quello del cyber death metal.

Senza arrivare a forme estreme di originalità, quindi, i Sapiency hanno saputo mischiare le carte a loro disposizione per dare vita a uno stile ricco di personalità, trascinante e accattivante. Sembra quasi, per cercare un metro di paragone e semplificare un poco il concetto, che sia stato ripreso il caratteristico e ormai leggendario ‘power metal tedesco’ di act quali Angel Dust, Primal Fear e Masterplan per allinearlo alle sonorità della seconda decade del terzo millennio.  

Anche le canzoni mostrano un ensemble fatto e finito, ormai adulto, in grado di proporre una musica completa in ogni suo particolare, ben definita e costante nel rispetto dei propri dettami. Seppur sia vero che non ci siano vette inarrivabili in quanto a melodiosità e a ‘brividi sulla pelle’, è altrettanto esatto osservare che non ci sono né riempitivi né song scritte in maniera approssimativa. La professionalità dei Sapiency, difatti, non è seconda a nessuna in ciascuno dei vari settori che, incastrandosi, danno luogo a un prodotto più che buono: esecuzione, produzione, artwork, testi, uno per l’altro, non mostrano particolari difetti e anzi si combinano come i pezzi di un rompicapo per disegnare “Tomorrow”.

L’unico vizio posseduto dal platter che si possa rilevare deriva proprio da ciò. Da questa perfezione tutta mitteleuropea, cioè. Una perfezione che toglie quel velo d’immediatezza fra il cuore dei musicisti e la mente degli ascoltatori; lasciando il campo a un sound certamente immune da sbavature ma un po’ freddo, troppo tagliente. Anche in occasione di alcuni episodi ben centrati, come la stupenda “Breaking Chains”, presumibile hit del lotto. Si tratta comune di una percezione del tutto personale che non inficia affatto un valore complessivo di tutto rispetto.
 
“Tomorrow”, senza stravolgere niente e nessuno, può rappresentare, infatti, lo status del death melodico moderno ‘classico’. Ove aggressività e dolcezza convivono, in equilibrio stabile, in un’intima simbiosi che, probabilmente, è il valore aggiunto che i Sapiency siano riusciti a infondere al lavoro.   

Daniele “dani66” D’Adamo
 

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