Recensione: Tooth And Nail

Di Fabio Campanini - 15 Settembre 2008 - 0:00
Tooth And Nail
Band: Dokken
Etichetta:
Genere:
Anno: 1984
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
100

A tre anni di distanza dal debutto ‘Breaking The Chains’, i Dokken pubblicarono il loro secondo album. Era l’anno di grazia 1984.

Molti fan ritengono quest’opera la migliore della discografia della band, ed è facile capirne il perché. Il disco è sicuramente uno dei più heavy del quartetto, ma allo stesso tempo è pieno di melodie che rendono molte delle songs presenti degli ultra-classici del gruppo, ancora riproposti oggi in sede live.
Forte del platino ottenuto negli States, e degli oltre 3 milioni di copie vendute in tutto il mondo, questo ‘Tooth And Nail’ ci presenta tutti i membri in formissima, all’apice dell’ispirazione professionale, con un Don Dokken da brivido alla voce, un eccezionale George Lynch alla chitarra sparato nell’universo dei migliori guitar hero di tutti i tempi, ed una sezione ritmica, affidata agli storici Jeff Pilson e Mick Brown, davvero all’altezza del compito.

E’ doveroso soffermarsi per un istante sul virtuosismo chitarristico di George Lynch: da questo album in avanti, partiranno, infatti, i primi paragoni tecnici (non a caso) tra lui e il compianto Randy Rhoads.
Noti sono i contatti avvenuti in precedenza tra Ozzy Osbourne e lo stesso Lynch, chiamato in origine dal madman già nel 1979, per intraprendere la propria carriera solista dopo la dipartita dai Black Sabbath e poi nel 1982, a sostituzione proprio di quel Rhoads, da poco scomparso, che gli aveva soffiato precedentemente il posto.

Lynch in ogni caso, comincia da questo magnifico disco a manifestare una personalità realmente spiccata e notevole, in particolar modo espressa poi in sede live tramite un’affinata tecnica ed un gusto particolare, capace d’abbinare un sound decisamente heavy ad uno più easy listening, in un mix trascinante e vincente.
Queste peculiarità sono manifestate ovunque e rendono ‘Tooth And Nail’ il suo primo e vero personale “marchio di fabbrica”.

Il platter esordisce con “Without Warning”, un breve e suggestivo intro di chitarra, al termine del quale, parte violenta la titletrack, decisamente heavy nel suo incedere senza sosta.
Un brano davvero ottimo per iniziare, molto trascinante (con un Brown che pesta come un forsennato dietro le pelli) ed arricchito da un assolo mozzafiato di Lynch, prima molto hard style e poi marcatamente melodico.
Tratta tematiche sulla sopravvivenza del più forte, auspica di infrangere le regole; il tutto in un contesto marcatamente ottantiano, vissuto per le strade e per i bassi fondi. E l’unico modo per combattere è appunto “con le unghie e con i denti”.
Segue la famosa ”Just Got Lucky”, una delle mie preferite dell’album, nonché di tutta la discografia targata Dokken.

Gli accordi di chitarra eseguiti in maniera cosi piena, si amalgamano alla perfezione con il ritornello squisitamente ruffiano, mentre la voce del singer rimarrà in testa per giorni… E’ difficile parlare dei rapporti sentimentali finiti, delle bugie dette e ricevute che hanno e che ci hanno fatto soffrire, e di tutte quelle situazioni di amore/odio con l’altro sesso… “You’re a devil in disguise”, viene citato tra le righe.
Altro pezzo forte dell’album che ha reso celebre i Dokken soprattutto negli States, è sicuramente la coinvolgente ”Into The Fire”, portabandiera di quell’ Hair Metal ottantiano fatto di luci e lustrini che non può non procurae almeno un brivido sulla schiena, scatenando un headbanging selvaggio. Come resistere a tutte quelle tentazioni ed al fascino di quelle cose che la società ritiene sbagliate, che come conseguenza appunto ci gettano “tra le fiamme”?
Don Dokken e George Lynch si confermano nuovamente accoppiata irresistibile ed affiatatissima.

Ancora una traccia leggendaria della band, all’epoca grandissimo colpo sul mercato americano, è la ballad romantica ”Alone Again”, uno dei lenti metal più belli del periodo. Il vocalist qui è assoluto padrone del brano con un’interpretazione da pelle d’oca, profonda e carica di pathos, perfettamente in grado di raggiungere e commuovere anche i cuori più duri.
”Heartless Heart”, ”Don’t Close Your Eyes”, ”When Heaven Comes Down” e ”Bullets To Spare” sono altri ottimi esempi di Hair Metal stampo anni ’80, che hanno la sola sfortuna di passare leggermente inosservati causa il peso dei pezzi strafamosi presenti su questo platter, ma che non sono assolutamente da considerarsi semplici fillers.
I testi vertono, quasi sempre, su argomenti quali sesso, amore, solitudine e religione.
Quest’ultimo tema viene toccato proprio in ”When Heaven Comes Down”, traccia combattuta sulla questione del dualismo tra bene e male, tra paradiso ed inferno.
I testi citano appunto: “I don’t know who to believe, but I know who’s gonna set me free, cause I’ll be waiting, when heaven comes down”.

L’album si conclude con ”Turn On The Action”, un pezzo molto heavy ma, allo stesso tempo, sospinto da un andamento vagamente allegro, incorniciato da un ottimo, ennesimo, assolo di George Lynch, che sigilla un’opera completa, priva di punti deboli, e che rappresenta una pietra militare immancabile per ogni fan di questo genere.

Tracklist:

01. Without Warning – 1:35 – (Lynch)
02. Tooth and Nail – 3:40 – (Brown, Lynch, Pilson)
03. Just Got Lucky – 4:35 – (Lynch, Pilson)
04. Heartless Heart – 3:29 – (Brown, Lynch, Pilson)
05. Don’t Close Your Eyes – 4:06 – (Dokken, Lynch, Pilson)
06. When Heaven Comes Down – 3:43 – (Brown, Lynch, Pilson)
07. Into the Fire – 4:30 – (Dokken, Lynch, Pilson)
08. Bullets to Spare – 3:32 – (Brown, Dokken, Lynch, Pilson)
09. Alone Again – 4:20 – (Dokken, Pilson)
10. Turn on the Action – 4:15 – (Brown, Lynch, Pilson)

Line Up:

Don Dokken – Voce
George Lynch – Chitarra
Jeff Pilson – Basso
Mick Brown – Batteria

Ultimi album di Dokken

Band: Dokken
Genere:
Anno: 2012
80
Band: Dokken
Genere:
Anno: 1984
100