Recensione: Tormenting The Innocent

Di Marco Donè - 28 Marzo 2015 - 17:09
Tormenting The Innocent
Band: Bio-Cancer
Etichetta:
Genere: Thrash 
Anno: 2015
Nazione:
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60

Sempre più spesso i telegiornali iniziano le loro edizioni parlando della Grecia, del caso Syriza, del suo leader Tsipras, del braccio di ferro con la Bce e la Troika. La Grecia insomma, con la sua situazione politico-economica, si ritrova ad avere i riflettori di mezzo mondo perennemente puntati su di sé. Chi la osserva ritenendola una sorta di minaccia, chi invece la osserva con speranza. Ma la Grecia riesce ad avere i riflettori puntati sul proprio territorio non solo per i famosi fatti di cronaca. Per moltissimi metalhead è infatti diventata sinonimo di garanzia. Dal territorio ellenico, nel corso degli anni, si sono imposte compagini del calibro di Septic Flesh, Rotting Christ, Firewind… Ma, dalla terra che fu di Omero, la fiamma imperitura del metallo continua a forgiare nuove agguerrite ed interessanti band. In particolare ha preso piede quel movimento che risponde al nome di New Wave Of Thrash Metal. L’anno che da poco si è concluso ci ha infatti permesso di ammirare i Chronosphere, ed in questo 2015, i conterranei Bio-Cancer, provano anch’essi a dire la loro, a lasciare il segno con il nuovo Tormenting The Innocent.

Il disco, edito per la prestigiosa Candlelight Records, è la seconda fatica della band di Atene che, per quest’occasione, ha deciso di fare le cose in grande. Mixing e mastering sono stati infatti affidati alle sapienti mani di Andy Classen (Destruction, Krisiun, Tankard) e dei suoi Stage One Studio, mentre l’artwork è stato curato da Andrei Bouzikov, già all’opera con Violator, Municipal Waste, Toxic Holocaust e Vektor, in poche parole, uno che sa il fatto suo!

Dopo le dovute presentazioni, non rimane che iniziare a parlare dell’aspetto che a noi interessa di più: la musica. Se dovessimo per forza cercare dei termini di paragone che ci permettano di capire meglio quale sia la proposta della band, dovremo citare altisonanti nomi del calibro di Kreator (primo periodo) ed i leggendari Morbid Saint, assieme ad alcune band della NWOTM come Violator, Toxic Holocaust e Municipal Waste. Questo ci fa subito intuire che il risultato di Tormenting The Innocent sia un vero e proprio massacro sonoro. Il disco si apre infatti con la violentissima Obligated To Incest a cui fa seguito l’ancor più violenta title track. La band, pur muovendosi su coordinate già battute da altre compagini, dimostra di avere le idee chiare e, grazie sopratutto all’abrasiva voce, in stile black/thrash, di Lefteris, si può dire che il marchio Bio-Cancer sia già riconoscibile. Le vocals del cantante greco riescono a creare una sorta di effetto paragonabile al passaggio della carta vetrata sulla pelle (forse c’è l’aiutino di qualche effetto?). Con Bulletproof, canzone che, grazie al video che potete trovare qui, è stata insignita del ruolo di singolo e apripista del disco, l’entusiasmo inizia però a scemare. Non è certo colpa della traccia, il fatto è che inizia a risultare evidente una certa ripetitività di fondo. Manca una certa dinamicità d’insieme, mancano quei break che fanno scapocciare all’istante. Ci troviamo di fronte ad un assalto frontale portato a testa bassa, un assalto che diventa presto prevedibile. Il disco, pezzo dopo pezzo, fatica a tenere viva l’attenzione dell’ascoltatore. Qualcosa di buono c’è, vedi la più dinamica e massacrante Boxed Out, canzone in cui le sfuriate thrash della band sfociano in parti in blast beat. Sicuramente una delle tracce meglio riuscite del disco ma purtroppo, in questa canzone, ancor più che nelle altre, si evidenzia un altro aspetto negativo dell’album ovvero la produzione. La violentissima voce di Lefteris viene messa in primo piano e di conseguenza, gli strumenti, sembrano messi un po’ da parte. Questo non permette di gustare a pieno il lavoro delle chitarre di Thanasis Andreou e Stavros. Da sempre, una delle peculiarità del thrash, è il riffing delle chitarre e se questo non viene valorizzato, le canzoni perdono molta della loro spinta. Anche la sezione ritmica non trova giustizia e quando la band utilizza i cori, si crea una sorta di effetto cacofonia che penalizza ulteriormente la parte strumentale. Ovviamente questo è ciò che possiamo notare dal promo a nostra disposizione. Forse è proprio la produzione a non permettere ai pezzi di mantenere viva l’attenzione in tutta la loro durata, anche se, come detto poc’anzi, nelle varie canzoni qualcosa di buono c’è. Così, composizioni come F(r)iends Or Fiends, in cui fanno capolino melodie chitarristiche di derivazione svedese, o come Think!, in cui compaiono elementi di stampo death, lasciano poco di sé ad ascolto finito. Ma proprio mentre stiamo per dire basta, i Bio-Cancer assestano un vero e proprio colpo di coda. Chemical Castration si rivela come una traccia devastante dall’inizio alla fine. Gli elementi death sono maggiormente presenti sia nelle armonizzazioni delle chitarre sia in alcuni frangenti di batteria. La canzone presenta un ottima dinamica ed il ritornello, che parte in maniera più cadenzata per poi esplodere in un blast beat furibondo, è sicuramente azzeccato. Nonostante il suono presenti dei limiti, Chemical Castration non viene penalizzata come le precedenti tracce, d’altronde quando il songwriting è vincente le canzoni lasciano sempre il segno… Haters Gonna… Suffer!, con il suo minuto e mezzo scarso di durata, è un altro pugno in faccia. Traccia tiratissima in cui Lefteris fa la differenza. Ottimi i rallentamenti con l’uso dei cori nel ritornello. Il disco si chiude con Life Is Toug (So Am I) il cui inizio fa subito entrare in azione la folta chioma. La canzone esplode poi in un thrash violentissimo, di quelli con la T maiuscola. Un finale di disco che non t’aspetti ma che assieme alla già citata Boxed Out ne risolleva le sorti.

Era sicuramente lecito aspettarsi un disco ben diverso dai greci Bio-Cancer, un disco che se avesse avuto per tutta la sua durata la qualità presente nelle ultime tre tracce, sarebbe stato in grado di mantenere le aspettative ma purtroppo così non è andata. E’ innegabile che le capacità ci siano ma, vuoi per una produzione che poteva esser più curata, vuoi per un songwriting che in alcuni frangenti risulta un po’ ripetitivo, questo Tormenting The Innocent non centra il bersaglio come avrebbe potuto e dovuto. Purtroppo, da questa analisi, il giudizio sul disco non risulta positivo. Va però riconosciuto, come sottolineato poco sopra, che le capacità ci sono, che la band è in grado di scrivere canzoni convincenti. Così, impossessandoci di un modo di dire tipicamente scolastico, in attesa di una nuova prova, a questa seconda fatica dei Bio-Cancer è lecito dare una sufficienza sulla fiducia.

Marco Donè

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