Recensione: Transformation

Di Emanuele Calderone - 21 Luglio 2011 - 0:00
Transformation
Band: Sonne Adam
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
69

Nati in Israele nel 2007, i Sonne Adam si sono imposti sulla scena orientale nel 2010 in seguito al rilascio dell’ep “Armed with Hammers”, che ha consentito ai quattro musicisti di firmare un contratto nientemeno che con la Century Media.

Arrivati con “Transformation” al traguardo del primo full-length, i Nostri decidono di mettere in chiaro, sin dalle prime battute, la loro filosofia musicale: suonare death metal classico, risultando intransigenti come non mai.
Addentrarsi nell’ascolto di questo lavoro significa infatti vagare tra stilemi che erano di moda più di quindici anni fa: a partire dalla registrazione, che riesce ad essere sì pulita ma anche piuttosto ovattata, sino ad arrivare alla musica, scarna e marcia fino al midollo, questo album sembra esser stato partorito non più tardi del 1995, quando la scena death aveva ancora molto da dire.

Per comprendere con chiarezza ciò a cui si va incontro, si potrebbe sintetizzare l’intera opera con poche parole: “Transformation” sembra, per certi versi, un’ideale jam session tra gli olandesi Pestilence e due delle più importanti formazioni death americane: i Morbid Angel e gli Incantation. A queste influenze classiche, si aggiunga un ricorso massiccio a ritmiche tanto lente e pesanti da dare all’intero platter un tocco al limite del doom.
È innegabile che a colpire sin da subito siano le atmosfere create dagli israeliani, i quali si divertono a comporre melodie dissonanti e soffocanti, plasmando brani di notevole impatto.
Musicalmente il cd risulta assai semplice, composto da canzoni quasi elementari e prive di fronzoli. Le chitarre costruiscono riff lineari ma potenti ed evocativi, attorno ai quali si sviluppano tutti i nove episodi che compongono il full-length. Basso e batteria, dal canto loro, disegnano ritmiche essenziali, scandendo tempi, come si è già detto in precedenza, pachidermici.
Molto buona la prova al microfono del cantante/bassista Dahan, capace di sfoderare un growl cavernoso estremamente convincente oltre che eseguito con grande perizia.

Date le -molte- premesse fatte fin’ora e i paragoni con celebri band del passato, ci si dovrebbe aspettare un album riuscito alla perfezione e invece, a conti fatti, ci si ritrova ad ascoltare quarantuno minuti di musica indubbiamente gradevoli, ma  non trascendentali.
L’eccessiva omogeneità tende ad appiattire non poco la tracklist, non permettendo, di conseguenza, a “Transformation” di emergere più di tanto rispetto alle numerose uscite discografiche che infestano il panorama death metal.
Il sound, pur se gradevole e a tratti travolgente, rimane per tutto il minutaggio lo stesso, rendendo talvolta un poco complesso riuscire ad individuare e riconoscere ogni singolo brano.
Fortunatamente, sparsi qua e là, alcuni episodi riescono a spiccare, risollevando così le sorti dell’intera opera. Ci stiamo riferendo a canzoni come la travolgente opener “We Who Worship the Black”, o l’atmosferica e ipnotizzante “I Sing His Words”, particolarmente azzeccata specie nelle parti rallentate, davvero soffocanti.
Niente male anche la breve ma intensa “I Claim My Birth in Blood”, nella quale, per la prima volta, i ritmi subiscono una violenta -almeno per gli standard dei Sonne Adam- accelerata. L’atmosfera apocalittica che permea il brano risulta a tratti quasi sconvolgente, tanto riesce ad entrare nelle vene dell’ascoltatore.
La palma di migliore traccia va però assegnata alla title-track, canzone evocativa e violenta, che riporta inevitabilmente alla mente gli antichi fasti dell’intero movimento death metal. Le linee melodiche di facile assimilazione, rozze e brutali, momenti tirati e l’onnipresente voce di Dahan riescono a catturare subito l’attenzione, imprimendosi con prepotenza nella mente.

Tra le caratteristiche che meno ci hanno appassionato di questo lavoro, citiamo anche i testi, oltremodo banali e davvero poco elaborati: ci si ritrova infatti davanti a liriche che, al solito, trattano di temi occulti, apocalisse e malvagità, il tutto in termini piuttosto dozzinali e, ci venga passata l’espressione, davvero puerili.

Ottima invece, come di consueto, la qualità di registrazione, con suoni eccellenti e volumi ben regolati. Tutto ciò, come è naturale che sia, mette anche in risalto la buona tecnica esecutiva sfoderata dal combo, che si dimostra a proprio agio nel suonare i propri strumenti.
Molto curato anche l’aspetto grafico, con una nota di lode da fare alla splendida copertina, curata ed affascinante.

Eccoci giunti dunque alle conclusioni: “Transformation”  è un’opera indubbiamente interessante che farà breccia nei cuori dei die-hard fans del death metal più intransigente e puro, ma d’altra parte, molto probabilmente, deluderà tutti quegli ascoltatori alla ricerca di musica estrema ma al contempo raffinata e varia.
Qualora stiate cercando di un cd capace di riportarvi indietro con la memoria ad un’era che, ahinoi, non tornerà più, allora è il caso di prendere in considerazione l’acquisto del prodotto qui recensito, altrimenti potete anche volgere la vostra attenzione altrove.

Emanuele Calderone

Tracklist:
01- We Who Worship the Black
02- I Sing his Words
03- Sonne Adam
04- Solitude in Black
05- Take me Back to Where I Belong
06- Through Our Eyes Hate Will Shine
07- I Claim My Birth in Blood
08- Transformation
09- Apocalypse

Ultimi album di Sonne Adam

Band: Sonne Adam
Genere:
Anno: 2011
69