Recensione: Trash

Di Thrashing_Rage - 16 Agosto 2004 - 0:00
Trash
Band: Alice Cooper
Etichetta:
Genere:
Anno: 1989
Nazione:
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85

Alice Cooper, nella seconda metà degli anni’80, per il sottoscritto rappresenta una vera e propria istituzione, un personaggio che ha saputo creare con dischi come Constrictor e Raise your fist and yell un sound perfetto (grazie anche al contributo di gente come Kane Roberts alla chitarra, Kip Winger al basso e Ken Mary alla batteria).
Nel 1989, un noto produttore e songwriter hard come Desmond Child decide di unirsi al nostro, scrivendo in coppia con lui le 10 canzoni che andranno a comporre il più grande successo commerciale di Alice: Trash. Inoltre altri songwriter famosissimi come Diane Warren, Joan Jett, Mark Frazier aiutano Alice a scrivere le songs.
Trash è uno scrigno di potenziali hit: almeno 7 canzoni su 10 si mantengono su livelli qualitativi altissimi, grazie anche alla prestazione compatta della nuova band messa su da Alice Cooper.
L’apertura dell’album è mozzafiato, ed è affidata ad un tris di canzoni che ha fatto storia fra i rockers del mondo: Poison (il pezzo più famoso di Alice..vedi concerto al Gods of Metal 04), Spark in the dark (dinamica come poche) e House of Fire (grandissima in virtù di un ritornello quasi class-metal) che vede il primo di una lunga serie di guest-star: qua alla chitarra è presente Joe Perry degli Aerosmith.
Ancora grandissimi toni per la ritmatissima Why Trust You,(ospite in questa song l’axe-hero Guy Mann Dude) anch’essa in possesso di un grandissimo ritornello. Con Only my heart talkin, Alice si trova a duettare nientepopodimeno con Steven Tyler (Aerosmith) per un pezzo in pieno stile Aerosmith.
E siamo alla stupenda Bed of Nails, (che vede come ospite alla chitarra l’ex Kane Roberts), che ricalca un po You give love a bad name di Bon Jovi, soprattutto in virtù di un ritornello clamoroso. Poi arriviamo alle uniche due songs deboli del lotto: This maniacs’in love with you e Trash. La prima è una song che non decolla, carina si, ma non paragonabile alle altre gemme, la seconda (che vede la sezione ritmica degli Aerosmith all’opera) è migliore della precedente, ma secondo me è un po’prolissa.
Adesso siamo al pezzo forte del disco: cosa succede se ci troviamo di fronte ad una canzone composta dall’accoppiata Cooper & Child e Bon Jovi & Sambora ? Naturalmente una ballad capolavoro, cosi come lo è Hell is living without. Una song pieno di pathos, costruita in un crescendo perfetto che sfocia in un assolo che definire stupendo è poco. In questo pezzo la chitarra è divisa da Ritchie Sambora e dal grande Steve Lukather (Toto). Si conclude con la veloce I’m your gun, molto provocatoria e ottima nel suo incedere.
Diciamo la verità: questo disco senza l’impronta del mostro sacro Desmond Child non sarebbe potuto nascere, come non sarebbe potuto nascere Slippery When Wet di Bon Jovi, ma non è che poi me ne importi tanto di chi scriva o no le canzoni, basta che in fondo il risultato sia eccellente come in questo caso. Lunga vita ai songwriter esterni !

Track-list & guest
1.Poison
2.Spark in the dark (Guy Mann-Dude – guitar)
3.House of fire (Joe Perry – guitar)
4.Why trust you (Guy Mann-Dude – guitar)
5.Only my heart talkin’ (Steven Tyler – vocals)
6.Bed of nails (Kane Roberts – guitar)
7.This maniac’s in love with you (Guy Mann-Dude – guitar)
8.Trash (Jon Bon Jovi – vocals / Tom Hamilton – bass / Joey Kramer – drums / Mark Frazier & Jack Johnson – guitar)
9.Hell is living without you (Ritchie Sambora – guitar / Steve Lukather – guitar)
10.I’m your gun (Kip Winger – vocals)

Line-up:
Alice Cooper – vocals
John McCurry – guitar
Hugh McDonald – bass
Bobby Chouinard – drums
Alan St.John – keyboard

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