Recensione: Tribute to Journey

Di - 7 Aprile 2015 - 18:04
Tribute to Journey
Band: Rob Moratti
Etichetta:
Genere: AOR 
Anno: 2015
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
65

C’è sicuramente tanta voglia di Journey, ultimo lavoro dei quali, “Eclipse”, risale al 2011, tant’è vero che i Revolution Saints di Doug Aldrich hanno da poco riproposto “quel” sound con una nuova band, invitando proprio Neal Schon e Arnel Pineta degli stessi Journey.

Dal Canada c’è tuttavia chi osa di più: Rob Moratti, già cantante di Final Frontier e Saga, prende dodici brani della celebre band americana – sicuramente tra i suoi preferiti – e ne fa un vero e proprio tributo. Ad aiutarlo un altro grande nome come quello del danese Torben Enevolsden, abile shredder e virtuoso chitarrista con alle spalle alcuni ottimi lavori strumentali ed una rispettabile militanza in band come Section A, Fate, Fatal Force ed Acacia Avenue (in compagnia dello stesso Moratti).
Ogni brano è reinterpretato con discreto gusto, senza mai stravolgere il risultato finale, cercando magari di dare pure un tocco di originalità in qualche arrangiamento.
Un’arma che in ogni modo si rivela a doppio taglio, giacché alcuni pezzi vengono, al contrario, penalizzati proprio da scelte non del tutto azzeccate.

In “Separate Ways” ad esempio, i cori e la voce di Moratti non fanno rimpiangere la versione originale, mentre “Only The Young” è più leggera ed AOR, con tastierine a volte un po’ fredde e troppo pop.
“Don’t Stop Believin’” e “Faithfully” riescono nell’intento di offrire un valido tributo agli originali: la seconda delle due in particolare – ballad AOR d’altri tempi – ci propone un Moratti capace di dare veramente il meglio di sé. Ancora grandi classici fanno da cornice all’album, come “Ask The Lonely”, resa molto più vicina a come l’avrebbero fatta i Toto ed ancora “Who’s Cryin’ Now”, stavolta più prossima all’originale, senza però un supporto chitarristico più incisivo: la sei corde di Enevoldsen riesce a rendersi davvero presente esclusivamente nell’assolo.

Si cade invece in picchiata con “Lovin’ Touchin’ Squeezin’”, uno dei migliori pezzi “storici” dei Journey, dalle tinte blues, qui offuscate da pessimi arrangiamenti e da un bruttissimo suono di chitarra. (“Perché?” viene da chiedersi…).
Fortunatamente le cose migliorano con “Stone In Love”, “Anyway You Want It” e “Why Can’t This Night Go On Forever”, episodi che tornano ad essere un vero tributo ai Journey.
Nel finale “Be Good To Yourself” e “Mother Father”, sono più energiche, ma ci sarebbe ancora una volta da discutere sulla scelta dei suoni chitarristici.
Gli arrangiamenti delle tastiere in vari momenti del disco danno talora un tocco più prog: la sei corde di Enevolsden non sempre riesce a rimanere al servizio del pezzo, sfuggendo spesso in territori più virtuosi. A nostro avviso, non sempre un difetto…

In conclusione, un tributo che convince a metà: va sicuramente premiato il coraggio di confrontarsi con grandi classici dell’AOR.
Spesso, anche chi ascolta, non riesce mai a farsi un’idea precisa su quanto sia giusto e corretto lo stravolgere un brano storico già rivisto mille volte. In quante occasioni ci è capitato di criticare una cover troppo simile all’originale o, al contrario, lamentarci per il troppo estro creativo che snatura l’essenza di una canzone scolpita nella memoria…
Rob Moratti ha sicuramente fatto ciò che più desiderava: offrire un personale tributo ad una delle band preferite, ed in particolare a Steve Perry, lasciando purtroppo in secondo piano arrangiamenti importanti che avrebbero dato una svolta diversa ad alcuni passaggi fondamentali.

Per fortuna i Journey stanno per tornare e la fame di grande musica sarà presto soddisfatta…

Ultimi album di Rob Moratti

Band: Rob Moratti
Genere: AOR  Hard Rock 
Anno: 2022
78