Recensione: True North

Di Daniele D'Adamo - 19 Dicembre 2016 - 19:12
True North
Band: Cristal Lake
Etichetta:
Genere: Metalcore 
Anno: 2016
Nazione:
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76

Melodic metalcore… trasognante, struggente, malinconico, nostalgico, quello dei Cristal Lake con il loro terzo full-length in carriera, “True North”. Inglesi, quindi? No, niente affatto. Giapponesi. Di Tokyo.

Il dolcissimo incipit dalle sonorità elettroniche dell’intro ‘Alpha’ trasporta immediatamente chi ascolta nel mondo dipinto dal bravissimo Ryo – eccellente il livello sia delle sue harsh vocals, sia la qualità del suo inglese – e dai suoi tre compagni. Un mondo fatto di colori, di sapori, di odori. Di melodie, come quelle che imprimono alla stupenda ‘Omega’, straziata dai blast-beats, un’aurea di modernità e di scoppiettante vivacità. Melodie, come più su evidenziato, ricche di pathos, dall’umore irrimediabilmente melanconico. Come quello che esplode nell’anima quando si osserva la piatta superficie di un lago, ghiacciato. Di cristallo.

I Cristal Lake, tuttavia, nel loro metalcore c’infilano un po’ di tutto. Ovviamente, furiose bordate di micidiali, pesantissimi breakdown che spaccano la schiena ma anche voci sintetiche e suonerie a 8 bit, a ricordare i videogiochi di ottantiana memoria (‘Hatred’). Tanta roba, cioè, poiché lo stile della band giapponese è davvero caleidoscopico nell’abbracciare per esempio ampie distese armoniche ove c’è anche il rock meno impetuoso, si veda – anzi, si ascolti – nello specifico, la hit ‘Metro’, dal refrain costruito per installarsi definitivamente nella memoria. Accarezzata, quest’ultima, da eterei avvolgimenti ambient dal sapore futuristico ma non troppo.

Anche la title-track è ammantata dal dolce languore che attraversa, come una lama d’acciaio nel burro, l’intero full-length. Acciaio, poiché, quando alzano il tiro, i Cristal Lake pestano duro, senza risparmiare i colpi, i cozzi, le bordate. Bastone e carota. Sembra essere questo il leitmotiv di “True North”. Tanto e vero che, fra uno stop’n’go e l’altro, spuntano improvvisamente song non solo rock ma, quasi, addirittura pop (‘Breathe Deep’). Il che non è un difetto, poiché lo stile messo in campo è sempre lo stesso, immutabile al cambiare delle song. E, in questo, occorre nuovamente dare giusto merito a Ryo, assolutamente a proprio agio anche con le clean vocals. Un cantante completo, in grado di fare la differenza con la mediocrità. E, come in un copione studiato a tavolino, “True North” presenta una successione delle canzoni dall’andamento morbido e lineare, giacché la sua parte centrale (‘Black and Blue’) pare essere deputata all’approfondimento emotivo, all’introspezione, alla riflessione.

Così, con ‘Six Feet Under’ il metalcore dei Cristal Lake sfocia senza pietà addirittura nell’hardcore. Violento, brutale, cattivo. Strapazzato da growling e inhale, tanto per comprendere che i Nostri sono in gradi di estremizzare sino all’oltranzismo sonoro la propria musica. Capace, però, di acchetarsi per rimirare la Natura, ‘Walk on Water’, e, quindi, seguire il ritmo sinusoidale delle onde del mare (‘Waves’). Proprio ‘Waves’, la closing-track, identifica la summa dell’indubbio talento tecnico, e anche compositivo, posseduto dai Cristal Lake. In quest’occasione, particolarmente, si percepisce anche l’esperienza in carico a Ryo & Co., preso atto che alle spalle hanno quattordici anni di attività due altri studio-album. Un lasso di tempo che non è trascorso inutilmente ma che, al contrario, ha dato modo al quartetto della capitale orientale di raggiungere il top per ciò che concerne le più avanzate sonorità *.core in ambito internazionale.

Bravi!

Daniele D’Adamo

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