Recensione: Trumpeting Ecstasy

Di Daniele Ruggiero - 26 Giugno 2017 - 7:00
Trumpeting Ecstasy
Band: Full Of Hell
Etichetta:
Genere: Hardcore 
Anno: 2017
Nazione:
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80

Prendete una qualunque domenica mattina. La luce dell’alba, che filtra dalla tapparella abbassata, si infila come un ago fra le lenzuola. I sogni cominciano a svanire per lasciare spazio alla realtà quando, all’improvviso, un incubo prende il sopravvento. L’oscurità divora i vostri occhi e le corde dell’ignoto immobilizzano i vostri arti fintanto che una lama affilata recide il respiro lasciando precipitare ogni parola nell’oblio del silenzio. Sequestrati da un incubo, annientati dal panico.

Il nuovo lavoro dei Full Of Hell è un rapimento fulmineo ed inaspettato, è qualcosa di estremamente travolgente da congelare ogni traccia di riflessione catapultandoti in un caos totale. L’impatto con “Trumpeting Ecstasy” è micidiale: l’intensità della violenza sprigionata da questo disco si materializza in un susseguirsi di brutali legnate che piovono da ogni direzione. Le urla di Dylan Walker inchiodano l’anima alla croce del terrore, mentre il trio formato da Spencer Hazard, Dave Bland e Sam DiGristine scaraventa su di essa una tempesta sonora di ghiaccio rovente.

Tutto ciò non coincide con una brutalità gratuita e priva di senso, i Full Of Hell generano un incubo studiato ed articolato in diverse forme ed ombre. Non ci sono dunque soltanto cascate di rumori scroscianti e furiosi: la visione mostruosa del quartetto americano si tinge di follia e perdizione. L’elemento predominante, incarnatosi nell’incandescente hardcore, viene forgiato con maestria assumendo le tipiche forme acuminate del death. Le incessanti martellate ritmiche danno vita a sorprendenti scintille noise che, come schegge, penetrano la morbida pelle di un sogno ormai marcito nell’orrore.

Le undici tracce sono i vetri taglienti di un desiderio infranto che in poco più di venti minuti svanisce del tutto lasciando soltanto un’esigua quantità di polvere inutile. La band americana sbriciola la quiete dei ricordi con un sound schiacciasassi infettato da virulente dosi cadenzante (‘Gnawed Flesh’) che accentuano la solidità del disco. Nell’omonima ‘Trumpeting Ecstasy’ la voce di un angelo (Nicole Dollanganger), avvolta da una ragnatela elettrica, sembra voler sollevare le sorti di uno spirito perduto, ma la consapevolezza che sia solo un miraggio ne determina la resa.

Nonostante il suono della sveglia riporti tutto alla dimensione reale, la pace è  ormai annegata in quel morbido giaciglio. La domenica è svanita in un istante, sbranata dalle fauci dei Full Of Hell o dalla crudele ombra del lunedì incombente.

In ogni caso qualsiasi giorno è buono per sprofondare nell’impeto abissale di “Trumpeting Ecstasy”.

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