Recensione: Turn Back

Di Luca Corsi - 2 Agosto 2011 - 0:00
Turn Back
Band: Toto
Etichetta:
Genere:
Anno: 1981
Nazione:
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90

Il 1981, che anno meraviglioso per l’Adult Oriented Rock!

In uno dei tanti anni di grazia di quel decennio irripetibile, infatti, gli amanti delle melodie più eleganti e sopraffine hanno potuto cedere senza rancore alcuno alle lussurie di veri e propri dischi epocali nel giro di pochi mesi. Resistere d’altronde sarebbe stato quasi impossibile, considerando che la provocante proposta del periodo rispondeva ai nomi altisonanti di mostri sacri del rock adulto come Journey e Foreigner, rappresentati rispettivamente negli scaffali di tutto il mondo dai loro masterpiece più amati e osannati: “Escape” e “4”.
Anche un altro gruppo di musicisti accaniti, non secondo a nessuno, ma di grande fama e importanza per il movimento melodico mondiale, i mitici Toto, diede alle stampe un disco dalla bellezza infinita, ma fin troppo spesso relegato al ruolo di semplice gregario in una discografia da campioni del mondo, nonché frequentemente e colpevolmente dimenticato, escluse rare eccezioni, in sede live.

“Turn Back”, uscito dopo i successi – sia di pubblico, che di critica – del disco omonimo (pubblicato nel 1978) e del successivo “Hydra” (1979), si presenta come il “debutto”, per così dire, della band di Steve Lukather nel nuovo e fondamentale decennio, che si apprestava a vivere la sua fase più calda ed armoniosa. Con sonorità più vicine ai due lavori precedenti, che al seguente e più Westcoast-oriented “IV” (1982), “Turn Back” è quanto di meglio l’AOR abbia saputo offrire in quel lontano 1981, rivelandosi all’orecchio degli estimatori come un degno rivale delle pietre miliari di Journey e Foreigner già citate in precedenza.

Niente freddezza, nessuna ricerca della complessità, ma semplicemente una grande perizia tecnica e un’abilità compositiva invidiabile, piegata e indirizzata al raggiungimento di melodie accattivanti, easy-listening certo, ma al tempo stesso lontane anni luce dalla banalità, fin troppo presente nostro malgrado nella scena odierna.
Solo le prime tre canzoni sarebbero sufficienti per far capire cos’è il vero rock adulto, esempi e sintesi perfette di un intero modo di intendere la musica rock: “Gift With A Golden Gun”, “English Eyes” – una delle canzoni del gruppo più amate dai fan, nonché quella maggiormente riproposta dal vivo – e “Live For Today” (cantata da Lukather) mettono subito K.O. l’ascoltatore, come un pugno degno del Mike Tyson dei tempi d’oro, dritto all’orecchio, ma con una traiettoria lesta a spostarsi in direzione del cuore, provocando ferite non facilmente rimarginabili.

A sferrare colpi mortali a ripetizione, per mezzo di una perfomance (come sempre, possiamo dire oggi) da antologia, sono il master mind Steve Lukather – mago della sei corde, nonché demiurgo dal genio inarrivabile – l’ugola d’oro dello storico singer della band losangelina, Bobby Kimball, qui forse all’apice della sua carriera – le tastiere, quando giocose, quando riflessive, ma sempre in grande evidenza del duo David Paich/Steve Porcaro, e la strabiliante sezione ritmica ad opera di uno dei più grandi batteristi di sempre, Jeff Porcaro, e del bassista David Hungate.
La difficoltà nel raggiungere una completa guarigione, togliendosi dalla mente quanto assimilato, viene scongiurata del tutto da ulteriori traumi causati dalla splendida titlte-track e da “Goodbye Eleonore” la quale, nonostante il titolo, è un concentrato di puro ed energico rock ‘n’ roll, servito in una gustosa salsa tastieristica.

La calma apparente evocata dalla coppia “A Million Miles Away” e “I Think Could Stand You Forever”, destinata a infrangersi in un ritornello maggiormente robusto nel primo caso, e in un finale più movimentato nel secondo, aprono la strada alla conclusiva e malinconica “If It’s The Last Night” (ancora con Lukather alla voce), degno epilogo di un disco strepitoso.

Dopo aver iniziato la propria carriera da musicisti ed aver debuttato nel corso degli anni ’70, i Toto si affacciano nel nostro decennio preferito come meglio non potevano. “Turn Back” è infatti un acquisto obbligatorio per ogni amante del genere, al pari dei primi due dischi di Lukather & Co., nonchè dei successivi quattro, un tassello fondamentale per completare il puzzle discografico di uno dei più grandi gruppi che la musica abbia mai conosciuto.

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Tracklist:

01. Gift With A Golden Gun
02. English Eyes
03. Live For Tooday
04. A Million Miles Away
05. Goodbye Elenore
06. I Think I Could Stand You Forever
07. Turn Back
08. If It’s The Last Night

Line Up:

Steve Lukather – Chitarra / Voce
Bobby Kimball – Voce
David Paich, Steve Porcaro – Tastiere / Cori
David Hungate – Basso
Jeff Porcaro – Batteria / Percussioni

Additional Musicians:

Joe Porcaro – Percussioni

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