Recensione: Turning Point

Di Andrea Bacigalupo - 7 Giugno 2018 - 8:30
Turning Point
Band: Nereis
Etichetta:
Genere: Heavy 
Anno: 2018
Nazione:
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78

I Nereis nascono a Trento nel 2007, inizialmente come Black Star, monicker che utilizzano per dieci anni prima di decidere di mutarlo nel nome attuale.

In questo periodo è soprattutto l’attività live ad occupare il gruppo, suonando anche con nomi storici quali Chris Slade, batterista degli AC/DC, Riot V e Royal Hunt.

A livello discografico, dopo un primo demo esplorativo ‘Burnin’ Game’, la band pubblica, nel 2014, l’EP ‘From the Ashes’. Nel frattempo avvengono alcuni cambi di formazione che la portano alla line-up attuale. Nel 2017 prendono la decisione di rinascere diventando i Nereis.

Dopo un’ esperienza live invidiabile, decidono di entrare in studio per incidere il loro primo album: ‘Turning Point’, in uscita l’8 giugno 2018 attraverso la label statunitense Eclipse Records.

Il loro genere è un Heavy Metal dove grinta, melodia e modernità si uniscono generando un sound dinamico e vario, non troppo articolato ma neanche semplice. A volte, per questo genere, si usa il termine ‘alternative’, ma, a parere del sottoscritto di ‘alternativo’ i Nereis hanno proprio poco, essendo il loro sound vero e puro Metal, solo non strettamente legato al periodo d’oro, ma frutto di una seria ricerca di nuovi elementi sonori.

Prima di tutto la voce di Andy Barchiesi, profonda e calda, comunica potenza, determinazione e, quando serve, sofferenza, senza eccessivi sforzi, dando continuità melodica ai brani tenendo collegata tutta la sezione strumentale.

La sezione ritmica, composta dal batterista Dave Odorizzi e dal bassista Gian Nadalini, è una macchina con il motore sempre acceso e forma un buon muro sonoro al quale si affiancano le due asce Sam Febrello e Pex Pessina, entrambi occupati sia alla ritmica che come solisti.

Nereis band 1

L’album è composto da dodici brani, abbastanza eterogenei tra loro, di giusta durata, alcuni diretti ed altri più articolati ma comunque tutti accumunati da una buona dinamica, energia a profusione ed enfatica melodia. Insomma, si sente la voglia di uscire dagli schemi e, come album d’esordio, direi che l’intento è raggiunto niente male.

Il lavoro parte subito, come un’auto che sgomma, con ‘Unity’, brano che unisce la velocità Heavy alla melodia delle strofe ed all’energia del refrain. Brano adatto ad infiammare le platee, con assoli da brivido e cori a rafforzare il tiro.

Segue ‘Ready For War’, un pezzo molto pestato e determinato che diventa sofferente nelle strofe ed emozionante nella fase solista.

Breaking Bad’ si muove su binari moderni, con la sezione ritmica energica che sostiene la melodia della voce producendo un vero attacco sonico. Il cambio di tempo introduce un buon assolo pirotecnico.

La potenza prosegue con ‘Overdrive’, veloce al punto giusto è un ottimo Heavy Metal senza fronzoli, con un refrain da brivido. L’assolo lascia senza parole. Altro brano da sentire vicino al palco.  

La successiva ‘Two Wolves’ è di nuovo un brano coinvolgente, che lascia senza respiro, con un refrain molto enfatico, una sezione musicale potente ed uno scambio di assoli sorprendente.

Now’ pesta come un fabbro fa sulla sua incudine e, qui, la voce di Andy fa un grosso lavoro spaziando tra molte delle sue timbriche.

One Time Only’ è un preludio di piano forte al pezzo vero e proprio: ‘The Wave’, un lento romantico ed emozionante, quasi malinconico ma comunque energico. Grande è il lavoro di tutti gli artisti per renderlo unico ed inserirlo perfettamente in un contesto dove domina la forza.

Si ritorna a quest’ultima con la moderna ‘What Is Wrong And What is Right’, dal riff tagliente e la batteria imperativa. Si ritorna al Metal con un refrain più vivo che mai. L’unica pecca una presenza del synth che, a parere di scrive, è un po’ troppo alta, riducendo l’impatto del pezzo.

Si è quasi in prossimità della fine: ‘Induced Extinction’ parte cupa e profonda con strofe che raccontano pacatamente una storia. Poi il brano acquista forza e spezza ogni catena. Un pezzo decisamente moderno, così come ‘Born To Fly’, dello stesso stile e di pari enfasi.

Chiude ‘We Stand As One’, un canto epico come di vecchi marinai o di soldati tutti intorno al fuoco pronti per prepararsi all’imminente battaglia. 

Gran risultato quello dei Nereis, frutto di studio, passione e ricerca sonora, con brani adattissimi alle atmosfere live. Molto Bravi.

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