Recensione: U.S.A. for M.O.D. (reissue)

Di Claudio Casero - 21 Settembre 2005 - 0:00
U.S.A. for M.O.D. (reissue)
Band: M.O.D.
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Anno: 2005
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78

Questo cd non è altro che la ristampa di “U.S.A. for M.O.D.”, probabilmente il lavoro più famoso dei Method of Destruction, band capitanata dal mastodontico Billy Milano. In questo cd troviamo alla chitarra e ai cori niente di meno che Scott “not” Ian, mente degli Anthrax.

I M.O.D. ci propongono un thrash-core di fine anni ottanta caratterizzato da momenti lenti e praticamente parlati alternati a parti veloci che portano avanti canzoni brevi ma particolarmente intense e con i testi che vertono su problematiche sociali, cosa che è sempre stata molto a cuore a Billy.
Pietre miliari del gruppo come le velocissime e stupende “Thrash or be thrashed” e “Let me out” si uniscono a brani cortissimi di indubbio impatto come “Ballad of god” o la divertente “Bubble butt” che ha un testo composto solo da due parole.
Troviamo qua e là accenni al sound dei ben più blasonati Anthrax come nel caso di “You’re beat” e “Man of dreams” in cui il thrash si fonde con il cantato rap creando così una miscela esplosiva di grande impatto e dando così la possibilità al pubblico di comprendere i testi senza problemi.
Non manca di certo la polemica politica espressa nel brano “Bushwackateas” in cui viene deriso Bush senior dicendo che ha i capelli come Tina Turner e le orecchie da elfo concludendo con la frase “Bush-Bush wackateas!!”.
Abbastanza inutili invece risultano essere brani come “That noise” o “Short but sweet” dalla durata troppo ridotta per poter essere apprezzati veramente.
Le ottime “Man of your dreams” e Jim Gorden” in cui i testi si discostano decisamente dall’idea polemica degli altri brani per approfondire discorsi decisamente più complessi come i sogni o la follia di un uomo.
Si ritorna a problematiche sociali con la bella “Import society”, brano che disdegna le importazioni utilizzando un buon numero di volgarità e con “A.I.D.S.” che parla del disagio sociale di un malato che viene rifiutato dalla società a causa della sua malattia.

Riascoltando questo “U.S.A. for M.O.D.” sono tornato indietro di vent’anni quando il thrash/core era agli albori negli Stati Uniti e band come M.O.D. e D.R.I. erano praticamente le uniche a tenere alta la bandiera del genere. Avevo già all’epoca notato un grosso difetto di questo genere musicale, difetto che ho riscontrato ancora oggi a distanza di anni, ossia la difficoltà di comporre brani diversi uno dall’altro e questo alla lunga può risultare noioso ai più. Certo è che quello in questione è un buon cd, quasi sicuramente il migliore della band, soprattutto alla luce del loro ultimo lavoro che mi è sembrato scadente dal punto di vista musicale.
Gli M.O.D. sono la dimostrazione viva e vegeta che bastano canzoni semplici sotto tutti gli aspetti con le stesse quattro note ripetute all’infinito per creare brani divertenti che si lasciano ascoltare strappando sorrisi a tutti. D’altronde il genere suonato dai nostri è nato come protesta verso la società moderna e basa la sua forza sull’importanza dei testi diretti e altamente polemici e volgari e non di certo sulla complessità musicale dei brani.

TRACKLIST:
1. Aren’t you hungry
2. Get a real job
3. I executioner
4. Don’t feed the bears
5. Ballad of dio
6. Thrash or be thrashed
7. Let me out
8. Bubble butt
9. You’re beat
10. Bushwackateas
11. Man of your dreams
12. That noise
13. Dead men,most,captain Crunch
14. Jim Gordon
15. Imported society
16. Spandex enormity
17. Short but sweet
18. Parents
19. Confusion
20. You’re x’ed
21. A.I.D.S.
22. Ruptured nuptuals
23. Ode to Harry
24. Hate tank

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