Recensione: Ultimate Hatred

Di Alberto Fittarelli - 27 Febbraio 2006 - 0:00
Ultimate Hatred
Band: Bloodshot
Etichetta:
Genere:
Anno: 2006
Nazione:
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68

Dai fumosi e bui vicoli di… Bruxelles ecco arrivare i Bloodshot, band cresciuta probabilmente in mezzo a risse tra gang di strada, e che coglie a pieno lo spirito tipicamente hardcore della New York più dura. La band nasce nel 2000, e dopo i classici anni di gavetta riesce a pubblicare un album su Cartel Records, che a sua volta attira l’attenzione dell’italiana Scarlet.

Sicuramente l’impatto emotivo (sul pubblico) del metalcore USA ha contato molto nella scelta di determinati gruppi, tanto che recentemente label assolutamente estranee a questo tipo di sensazioni e sonorità hanno puntato su di esse per poter catturare nuove fette di pubblico; e contribuisce molto anche lo standard del “metallaro” propagandato su MTV e le altre emittenti musicali, con un’ambientazione urbana più che spiccata, senza contare la totale dipendenza dagli States per quanto riguarda le tematiche trattate e l’immagine da tenere.

Tutto questo pistolotto per? Per dire che in realtà siamo di fronte ad un album che non inventa nulla – e questo purtroppo è da tempo un leit motiv del mercato metal – ma che si fa ascoltare, e se vogliamo ben guardare fa sbattere abbastanza la testolina al metallaro di turno, a patto chiaramente che non abbia le orecchie foderate di mortadella e cliché defender. La compattezza del combo è indiscutibile, così come il groove che si riesce a creare in brani come l’opener Spill your blood; la fantasia è molta meno, ma nemmeno potremmo pretenderne troppa da un gruppo così ruvido, a dirla tutta. La band belga si va a collocare in quel filone, identificabile con gruppi come anche gli Hurtlocker, ad esempio, che riprende gli stilemi più hardcore della cosidetta “new wave” statunitense per metallizzarne il muro di chitarre, in un’ottica che vede come numi tutelari i primigeni Pantera di Far Beyond Driven. Impossibile poi non notare l’evoluzione, che però non sempre fa rima con ispirazione, e qui sta la debolezza di un sound per altri versi assolutamente gradevole.

Qualche sbadiglio di troppo quindi, ma anche tanta, tanta potenza sonora e spontaneità: se la loro vena iconoclasta è anche la vostra, e se sentite di essere nati per combattere nelle strade, date loro ben più di una chance.

Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli


Tracklist:

1. Spill Your Blood audio
2. Pleasure Through Pain
3. Forever Soulless
4. Two Faced Freak
5. Lair 213
6. Nmc
7. Welcome To Milwaukee
8. C-evil-isation
9. Scumlord

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