Recensione: Undisciplined Robotic Ensemble

Di Lorenzo Bacega - 7 Gennaio 2011 - 0:00
Undisciplined Robotic Ensemble
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Genere:
Anno: 2009
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Primo full length della carriera (completamente autoprodotto) per il guitar hero italiano Luigi Rinaldi, trentenne musicista molisano proveniente dai dintorni di Isernia (più precisamente da Venafro), cresciuto a pane e metal neoclassico. Undisciplined Robotic Ensemble, questo il titolo del disco in questione, ha visto la luce nel corso del 2009.

Composto, arrangiato e suonato dal solo Luigi Rinaldi (che in questa sede si prende cura, oltre che delle parti di chitarra, anche di quelle di batteria), questo Undisciplined Robotic Ensemble presenta nove tracce completamente strumentali (per una durata che si attesta intorno ai trenta minuti circa) dal sapore prettamente neoclassico, per un sound che si rifà a musicisti del calibro di Yngwie J. Malmsteen, Frank Gambale, Tony MacAlpine o dei Cacophony di Jason Becker, caratterizzato da lunghe divagazioni solistiche, ritmiche di chiara derivazione hard n’heavy e inserti smaccatamente progressive. Ci dobbiamo quindi aspettare il solito lavoro infarcito di virtuosismi chitarristici e (stucchevoli) cascate di note fini a sé stesse? Per fortuna no, in quanto, sebbene la tecnica strumentale non manchi certo in questa uscita, lo stile del chitarrista molisano non disdegna l’inserimento di melodie piuttosto orecchiabili e memorizzabili nel giro di davvero pochi ascolti, rendendo in questo modo le varie tracce facilmente digeribili e apprezzabili anche da chi solitamente non è avvezzo a questo genere di sonorità. L’unico neo a proposito di questo lavoro riguarda però il songwriting, complessivamente valido e più che sufficiente, ma in certi frangenti ancora un po’ troppo farraginoso e ripetitivo: alcune delle tracce proposte risultano infatti eccessivamente diluite e prive di mordente, perdendosi continuamente in fraseggi poco brillanti e non riuscendo a fare presa a dovere sull’ascoltatore. E’ il caso ad esempio di Battle in the Ionosphere, canzone ispirata agli anime di Go Nagai (Mazinga, Goldrake, Jeeg Robot d’ Acciaio per intenderci) che, pur presentando alcuni spunti piuttosto interessanti, non riesce proprio a convincere completamente. Vanno senz’altro meglio le cose con la successiva Swords of Revenge, brano piuttosto vivace e coinvolgente che ha dalla sua un arrangiamento davvero di prim’ordine e una serie di melodie particolarmente azzeccate. Davvero riuscita anche la semi-acustica Boys from the Country, pezzo estremamente divertente dalle spiccate influenze folk e country, caratterizzato da atmosfere estremamente allegre e spensierate, mentre invece l’opener Day of Thunder si sposta su lidi ben più pesanti e heavy-oriented, per un brano complessivamente ben congegnato e sicuramente piacevole da ascoltare.

Insomma, che altro aggiungere? Disco piuttosto gradevole e complessivamente ben congegnato, questo Undisciplined Robotic Ensemble ha dalla sua un songwriting piuttosto ispirato, una serie di melodie davvero riuscite e uno sfoggio di tecnica assolutamente di primissimo livello. L’unico neo  vero e proprio riguarda la presenza di una manciata di canzoni leggermente sottotono che finiscono inesorabilmente per minare la qualità complessiva dell’album, oltre a una produzione piuttosto grezza e sporca (curata dallo stesso Luigi Rinaldi) che risulta tutt’altro che irresistibile.

Lorenzo “KaiHansen85” Bacega

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Tracklist:
01. In Nome della Luce
02. Day of Thunder
03. Battle in the Ionosphere
04. Swords of Revenge
05. Leaves
06. Once was Hiroshi
07. Boys from the Country
08. Endless
09. Space Funeral

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