Recensione: Undying

Di Andrea Mungiello - 2 Novembre 2012 - 0:00
Undying
Band: Danger Zone
Etichetta:
Genere:
Anno: 2012
Nazione:
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80

Si riaffacciano sulle scene i veterani (e nostrani) Danger Zone, band tornata in pista dopo la re-release nel 2011 del loro cult album “Line of Fire”, uscito originariamente nel 1989 e diventato rapidamente oggetto per collezionisti (che potete trovare recensito nel nostro archivio). Il quartetto, forte di un contratto con Avenue of Allies, si presenta a noi con questo nuovo “Undying”, mosso da una rinnovata visibilità e da una passione senza fine.

Passione che trasuda sin dalle prime note della opener title-track, arrembante e dinamica, in bilico tra un hard rock muscoloso che strizza l’occhio all’heavy metal più classico, ma senza dimenticare la vena più melodica nell’impostazione del ritornello. Ed è proprio questa irruenza controllata a risultare il punto di forza del disco, sempre in equilibrio tra parti più squisitamente “80’s oriented” -come nell’ottima “Half a Chance”, impreziosita da un’ottima sezione solistica ad opera del duo Priori/Gigantelli (chitarra/voce) – e situazioni più incalzanti e decisamente trascinanti di scuola metallica, ben riconoscibili in “Desire”, traccia segnata da un riffing esaltante che di certo farà scuotere la testa grazie ad un azzeccatissimo ritornello pronto a fare faville in sede live.

Il revival continua poi con quello che a mio avviso è il pezzo più forte del disco, la splendida “More Heaven Than Hell”, ottimo manifesto della proposta musicale dei nostri: incipit trascinante di basso, ottima apertura e riffing degno del Bon Jovi degli anni d’oro, ritornello che si stampa in testa, ed un’ottima sezione solistica, per un pezzo curato, diretto e vincente. C’è spazio, inoltre, come in ogni album Hard Rock che si rispetti, per un paio di ballad: la più acustica “Paralized” e la più canonica “Falling Up”, che confermano la bontà dei nostri in fase di songwriting anche su questo frangente, oltre che sui pezzi più tirati.

I Danger Zone sono musicisti esperti ed appassionati, elementi che si possono riscontrare con chiarezza nella singola prova di ogni elemento della band. Come non elogiare il già citato Roberto Priori alle sei corde, l’ottimo lavoro ritmico della coppia Palmieri/Galli, e la grande prova dietro il microfono dello stesso “Giga”: graffiante, grintoso, sporco, ma quando serve anche caldo e profondo, perfetto emblema di un disco e di un gruppo che fa della passione e della determinazione la propria arma in più.

Da segnalare inoltre l’ottima produzione del disco, con suoni puliti e potenti, senza però risultare troppo moderni o finti, perfettamente in linea con la proposta musicale del gruppo. Un ritorno quindi con i fiocchi per i Danger Zone, che si confermano in ottima forma e pronti, sperando questa volta avvenga sul serio, a competere con i grandi act internazionali. Da parte nostra, i migliori auguri, un in bocca al lupo e un “continuate così”. La parte di noi ascoltatori a cui è diretta l’esortazione, sapete già quale sia…comprare, ascoltare e supportare!

 

Andrea Mungiello

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Tracklist:

01. Undying
02. I To I
03. Half a Chance
04. Paralyzed
05. Hottest Fire
06. Falling Up
07. Desire
08. Goin’ On
09. More Heaven Than Hell
10. Stand Up
11. The Dreaming
12. Love Still Finds A Way

Line Up:

Roberto Priori – Chitarre
Paolo Palmieri – Batteria
Giacomo Gigantelli – Voce
Roberto Galli – Basso
 

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