Recensione: Unending Degradation

Di Daniele D'Adamo - 28 Febbraio 2013 - 0:00
Unending Degradation
Band: Krypts
Etichetta:
Genere:
Anno: 2013
Nazione:
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76

Il death, a dispetto del nome, è uno dei generi più vivaci, se non proprio il più frizzante, dell’intera scena metallica; che contribuisce in tal modo a rendere la musica ricca di quel dinamismo progressista necessario alla sua stessa sopravvivenza.   

Ancor più accanto all’immoto senso di morte grazie al funereo moniker ma in coerenza con la filosofia artistica predetta, i finlandesi Krypts (nati del 2008) propongono, con il debut-album “Unending Degradation” (che segue un demo, “Open The Crypt”, 2009, e un EP, “Krypts”, 2011), una sterminata discesa negli infiniti meandri del Regno dei Defunti. Una discesa cui, spesso e volentieri, si sono cimentati alcuni fra i più coraggiosi epigoni del doom e/o del black; lasciando fuori ipotetici compagni d’avventura conniventi o peggio compromessi con il death metal.

Ecco, a proposito del doom, dopo un ascolto superficiale “Unending Degradation” potrebbe essere assimilato proprio alla grande famiglia cui fanno parte Candlemass, Shape Of Despair e My Dying Bride. Il tremendo, iper-gutturale growling di Antti Kotiranta e soprattutto le accelerazioni di Otso Ukkonen, che non mancano di oltrepassare i confini dei blast-beats – oltre agli impulsi visionari generati da frequenti inserti di tastiera – , fanno sì che il platter, nel suo insieme, odori inequivocabilmente di Possessed e Morbid Angel. Cioè, del death dei primordi, giacché i Krypts non si rifanno certo alle propaggini evolutive della tipologia musicale anzi prediligendone gli stilemi più reconditi e antichi; giungendo a pescare qualcosa addirittura dai Black Sabbath e dai Venom della fine degli anni ’70, inizi anni ’80. Così facendo, il trio di Helsinki tira di nuovo fuori dal cilindro il cosiddetto ‘doom death metal’ che ebbe un periodo di gloria nella prima metà degli anni ’90; lasciando però perdere ogni velleità melodica al fine di concentrarsi esclusivamente su come rendere l’impatto sonoro il più duro e abissale possibile. E, in effetti, tale obiettivo pare proprio sia stato centrato: gli infernali rallentamenti del ritmo operati dallo stesso Kotiranta al basso e da Ukkonen sono davvero agghiaccianti. Inoltre, i riff sulfurei e malsani di Ville Snicker approfittano di queste discese aberranti per estrinsecare definitivamente quel sentore di vecchio, di stantio, di ammuffito che attraversa in tutto il suo spessore “Unending Degradation”.

Il più classico degli intro d’atmosfera, “Perpetual Beyond”, ha il pregio, se non dell’originalità, di allineare la mente alle mortifere percezioni mentali del combo scandinavo. “Blessed Entwinement”, tuttavia, lascia poco spazio al ragionamento travolgendo tutto e tutti con la forza dei suoi blast-beats, rallentati all’improvviso verso BPM minimali per poi scatenarli nuovamente al massimo delle possibilità cinetiche, in un alternarsi di emozioni d’opposto valore sì da strappare le vene. Il riff lugubre e cavernoso di “Open The Crypt” rende magnificamente l’atto descritto dalla song stessa, peraltro con un mid-tempo da rendere irresistibile l’headbanging più cadenzato. Con “Dormancy Of The Ancients”, seppur siano presenti alcuni cambi di tempo che movimentano il tutto, diventa palpabile quell’aria da cimitero così ben alimentata dai tre loschi figuri; mentre “Inhale…”, in conformità al proprio titolo, propone un Kotiranta particolare ispirato nel far rimbombare un growling assolutamente catacombale. “The Black Smoke”, pur non presentando granché di nuovo rispetto al resto, mantiene intatto il flavour crepuscolare del disco con i suoi azzeccati, cupi arabeschi di chitarra. “Day Of Reckoning”, ed è di nuovo massacro. Seppur non si raggiungano velocità straordinarie, il primordiale e rabbioso quattro quarti del brano è irresistibile, per uno sfascio sonoro totale. Per trovare il pezzo più articolato e ricco di pathos di “Unending Degradation” occorre aspettarne la fine con “Beneath The Archaic”, agghiacciante, terminale decadimento al centro della Terra.    

Con “Unending Degradation”, tirando le somme, i Krypts mostrano una diversa possibilità di utilizzo del death metal. Cioè, quale mezzo per… entrare nella cripta!

Daniele “dani66” D’Adamo

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Tracce

01. Perpetual Beyond 1:58       
02. Blessed Entwinement 4:10       
03. Open The Crypt 6:28       
04. Dormancy Of The Ancients 7:31     
05. Inhale… 3:54       
06. The Black Smoke 3:20       
07. Day Of Reckoning 4:34     
08. Beneath The Archaic 6:44     

Durata 39 min.

Formazione

Antti Kotiranta – Voce/Basso
Ville Snicker – Chitarra
Otso Ukkonen – Batteria
 

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