Recensione: Unholy Ascensions

Di Stefano Santamaria - 10 Giugno 2017 - 0:00
Unholy Ascensions
Etichetta:
Genere: Black 
Anno: 2017
Nazione:
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74

Cemetery Winds è un progetto musicale che vede impegnato come mente pensante ed interprete il finlandese J. Lukka. L’artista, per la registrazione dell’album, si è avvalso dell’aiuto di alcuni sessionists, il cui apporto ci risulta essere solo di mera esecuzione, visto che l’unico membro ufficiale della band risulti lui. Il full-length è un concentrato di death metal piuttosto brutale le cui atmosfere poi ci avvicinano al concetto di black

Suoni ovattati, corrucciati nello sguardo, si fanno forza di un’espressività vocale prettamente collegata al genere della morte. Un sound massiccio, monolitico nei toni. Non c’è spazio per sperimentazione o novità alcuna, a parte qualche rado effetto in sottofondo che striscia mortalmente tra le viscere dei nostri pensieri. Un approccio che mostra una certa ricercatezza nei brani, melodie disegnate da una “lieve” tastiera che indubbiamente angosciano. I pezzi sono imprevedibili, pur mostrandosi a volte grezzi, riescono ad infondere, con alcuni semplici accorgimenti, un certo appeal. Potremmo usare l’aggettivo ancestrale, per definire tutto questo. Spiriti ridestati da un vento gelido, di matrice black, che muovendosi emanano un acre odore di morte. L’old school svedese pensiamo sia un buon riferimento per rappresentarvi l’attitudine dei Cemetery Winds, anche se restiamo spiazzati, positivamente, dalla personalità e dall’intreccio di sfumature. 

Icone horror si materializzano di fronte a nostri occhi, frammenti di uno spirito che si conficcano nel cuore, facendoci vivere, per un istante, i sentimenti che pulsano in esso. 

Unholy Ascensions” è un disco diretto, mai teso a stupire con tecnicismi, ma non per questo asservito alle sole ambientazioni e al passato. Ci sentiamo di consigliarvi i Cemetery Winds, non fermandovi al primo impatto e cercando di cogliere tutto quel fitto sottobosco di particolari che soggiacciono al rude estremismo. Se J. Lukka saprà aggiungere altri particolari, magari affinando a livello di produzione certi elementi atmosferici, pensiamo possa fare un sostanziale salto di qualità, raggiungendo livelli considerevoli. Piacevole sorpresa. 

Stefano “Thiess” Santamaria

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