Recensione: Unio Mystica Maxima

Di Daniele Balestrieri - 11 Settembre 2007 - 0:00
Unio Mystica Maxima
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Genere:
Anno: 2007
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71

Diritto come un fuso dalle viscere della terra arriva, in seno a un contratto monodisco con Scarlet Records, un nuovo progetto di black seminale completamente italiano. E dire che il suo ingranaggio motore, ora come ora, più che al black metal fa pensare a beat ignominiosi e industrial magniloquente… eppure il buon Fabban, ottimo e discusso artigiano di casa Aborym, ha deciso di tornare a quel black tanto odiato/amato di primi anni novanta, e con grande stile. Ascoltando il luciferino Unio Mystica Maxima non si può infatti non tornare con la memoria alla Norvegia musicale scolpita da maestri come Satyricon e Immortal, e come evitare simili paragoni del resto?
Blast beat a ruota libera, cantato in screaming arcigno ma molto equilibrato, una caratteristica che dimostra la grande esperienza alle spalle del Fabban, tappeti di chitarre, assoli al fulmicotone e titoli in un latino che suona terribilmente maccheronico a noi italiani, ma che sicuramente farà venire i brividi al resto del mondo.

Già perché alla fine Unio Mystica Maxima è tutto qui: una vetrina di black metal senza compromessi adornata da tocchi di notevole classe, come l’intro agghiacciante, oppure un “Rex Bestia Fera” che trascina l’ascolto in un gorgoglio decisamente Immortaliano e un’alternanza di brevi parti ritmiche che strizzano l’occhio persino al black tecnico finlandese di stile Horna. Notevole anche l’ultima traccia, cover di “Black Magic Mushrooms” dei Mysticum, che ironicamente nel marasma del “già sentito” si staglia come interessante variazione sul tema.

In realtà il tutto suona come un’eco Satyriconiano, e come spesso accade di fronte a dischi di questo genere, torniamo tutti a domandarci “ma c’era davvero bisogno di questi Malfaitor?”. Certo è che se quest’album, per sbaglio, fosse uscito dodici-tredici anni fa, probabilmente avremmo gridato al miracolo e agli antesignani di un genere neonato. Ma quante volte abbiamo pensato una cosa simile dinnanzi al solito gruppo tecnicamente ineccepibile ma ideologicamente cementato a sonorità già consumate dal fuoco degli anni 90? Tante, troppe. Tuttavia non si può buttare alle ortiche un lavoro come la title track, “Unio Mystica Maxima”, e le sue atmosfere gelide e afflittive, oppure l’italianissima “Fiamme Udite” che renderebbe orgoglioso persino Argento e che ricorda da vicino quanto gli italiani in fatto di black metal ci sappiano decisamente fare, con buona pace delle “prevenzioni” del resto d’Europa.

Per questo è con un po’ di tristezza che chiudo la recensione nello stesso modo di tante altre volte: chi sente il bisogno di altro black metal suonato con una diabolica perfezione e una sudditanza quasi maniacale per i grandi maestri norvegesi, faccia proprio questo Unio Mystica Maxima: c’è tanto pane per i denti più affilati. Chi cerca qualche spunto, qualche variazione nella stessa chiave, o qualche colpo ben assestato in una direzione non ancora battuta… rivolga la propria attenzione altrove. I Malfeitor sono arrivati, ma il traguardo è stato già tagliato da un buon decennio.

Tracklist:

1. Adveniat infernus
2. Rex bestia fera
3. In this place forever
4. Unio mystica maxima
5. Jesus Christi to the lions
6. Baphomet
7. Flamme udite
8. Dungeon
9. Black magic mushrooms (MYSTICUM-Cover)

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