Recensione: Unplugged and Strung Up

Di Stefano Ricetti - 19 Novembre 2013 - 7:00
Unplugged and Strung Up
Band: Saxon
Etichetta:
Genere: Heavy 
Anno: 2013
Nazione:
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70

In un periodo nel quale molti big del Metallo stanno vivendo una fase di stanca creativa, riempita da live album, raccolte, Dvd antologici, Dvd di performance dal vivo e tutto quanto d’altro fa spettacolo – e cassetta, insieme con il brand appiccicato anche ai tanga – potevano i grandi Stallions of the Highway dello Yorkshire resistere a questo trend? Che non sia mai! Va doverosamente sottolineato, però, che i Nostri negli ultimi lustri pare vivano una seconda giovinezza per davvero, un po’ come gli Accept, essendo stati capaci di inanellare dischi di assoluto valore quali The Inner Sanctum, Into the Labyrinth e Sacrifice, solo per citarne tre. Parabola ben diversa rispetto a quella, per certi versi triste, che stanno subendo altri Colossi dell’Acciaio d’antan.              

Detto questo, i Sassoni si ripresentano sul mercato, a soli cinque mesi di distanza dal brillante Sacrifice, con tale Unplugged and Strung Up, disco forte di una copertina realmente azzeccata e ben riuscita. 

Quest’ultimo parto discografico in terra d’Albione altro non è che un insieme di riproposizioni di quattordici pezzi già editi in passato in versioni alternative, risuonate per l’occasione per intero. Registrato, missato e masterizzato da Andy Sneap nel profondo Derbyshire, Unplugged and Strung Up presenta, in livrea orchestrale, nientepopodimeno che Crusader, seguita a ruota da The Eagle Has Landed, Red Star Falling e Broken Heroes. Accanto a questo poker, che va a costituire il leitmotiv dell’intero lavoro, la tracklist fornisce la rivisitazione in chiave acustica di Frozen Rainbow, Requiem, Coming Home e Iron Wheels, con quest’ultima catturata in sede live.

Come già fecero nel 2002 su Heavy Metal Thunder, i Saxon si prendono poi la licenza di incidere ex novo, con la formazione attuale, antiche tracce, piacevoli ma di certo non memorabili, quali Forever Free e Just Let Me Rock, senza particolari variazioni nei confronti degli originali, invero. A riempire poi il restante spazio a disposizione sul dischetto ottico, una versione remix di Stallions of the Highway più Battle Cry e Militia Guard, con queste ultime due nude e crude come ai tempi, quantomeno così pare, al netto della resa sonora in linea con il resto del lavoro.      

Unplugged and Strung Up si completa, nella sua veste digipak, con Heavy Metal Thunder – qui la recensione -, come scritto sopra disco devastante contenente tredici killer song risuonate per intero, per certi versi la summa di quanto fatto dai Saxon fino a quel momento, impressionante per potenza e METALLO espresso, al di là delle questioni di lana caprina sollevate dai puristi e dagli ultras della classic line-up dei primi tre dischi. Tanto per intenderci, oltre ai sempiterni Quinn e Byford, quella con l’immenso Pete Gill dietro i tamburi, “Baffo” Dawson al basso e Graham Oliver all’altra ascia. Secondo talune correnti di pensiero – rispettabilissime, s’intende – equivale a sacrilegio permettersi di riproporre pezzi incisi in studio da quella magica formazione con impegnati altri musicisti.

Disco simpatico, intrigante il giusto, piacevole senza far gridare al miracolo.

Fill your heads with Heavy Metal Thunder! A ridaje!

E così sia…

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti

 

 

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