Recensione: Unreal

Di Lorenzo Bacega - 21 Dicembre 2009 - 0:00
Unreal
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Genere:
Anno: 2009
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76

Avevano esordito alla grande con Mental Torments nel 2005, un disco estremamente promettente ma passato inosservato ai più, che proponeva un progressive metal classico dalle influenze Dream Theater (periodo Images & Words principalmente) piuttosto marcate (unito a una produzione nel complesso abbastanza scadente), e che metteva in luce capacità tecniche e, soprattutto, compositive decisamente fuori dalla norma. Stiamo parlando degli Spheric Universe Experience, quintetto francese originario della Provenza (più precisamente da Nizza), giunto oggi al terzo album in studio. A distanza di due anni dalla pubblicazione di Anima, secondo full length del gruppo che si avvicinava maggiormente a coordinate di stampo progressive/power, vede ora la luce Unreal, terzo disco per il combo transalpino, pubblicato nel mese di maggio del 2009 dall’etichetta americana Sensory Records.

Pochi sono i cambiamenti a livello stilistico rispetto al precedente Anima: le coordinate musicali a cui si rifà questo Unreal rimangono infatti ben ancorate a un progressive metal dalle forti influenze power, a metà tra Dream Theater e Symphony X, fatto di riffoni oscuri alternati a refrain particolarmente melodici, sezioni strumentali abbastanza lunghe e articolate, e con molteplici inserti di natura elettronica. Rispetto alla release precedente bisogna senz’altro segnalare l’ingresso di Christophe Briand alla batteria al posto di Nicolas “Ramko” Muller, così da formare assieme a John Drai al basso una sezione ritmica decisamente più compatta, varia ed eterogenea che in passato. Ottima anche la prestazione offerta dal cantante Franck Garcia (nonostante qualche leggero errore di pronuncia che ancora fa capolino ogni tanto durante lo scorrere del disco), mai così energico nei lavori scorsi (soprattutto nelle parti più votate all’interpretazione), mentre si confermano su altissimi livelli il chitarrista Vince Benaim e il tastierista Fred Colombo, estremamente efficaci sia in fase di accompagnamento che negli assoli.

Nove sono le tracce che compongono questo Unreal (tra cui due strumentali) per un minutaggio complessivo di poco inferiore ai cinquanta primi di durata. Sono brani decisamente d’impatto quelli proposti in questa release, dalle melodie facilmente orecchiabili e di facile presa, ma mai eccessivamente banali. Sebbene il genere proposto non sia certo il massimo quanto a originalità, bisogna senza dubbio sottolineare come la band, nonostante le molteplici influenze ancora presenti, riesca a dare in pasto all’ascoltatore un sound personale e abbastanza ricercato. Il concept che viene raccontato in questo disco (o meglio, la tematica comune che collega tutte le tracce qui presenti) tratta della manifestazione di vari fenomeni paranormali (fantasmi, alieni, esperienze pre-morte, apparizioni, etc) nella vita di ogni giorno. Da segnalare inoltre come tutte le canzoni qui proposte si attestino su alti livelli qualitativi, senza alcun filler e senza clamorosi passaggi a vuoto: certo, un paio di canzoni un po’ meno riuscite ci sono eccome (basti pensare alla discreta ma non troppo esaltante Lakeside Park), ma nulla che possa compromettere la bontà del disco. Brani del calibro dell’opener White Willow (melodica al punto giusto), dell’orientaleggiante Down Memory Lane o dell’intensa e struggente Lost Ghost risultano estremamente interessanti, ben articolati, e decisamente coinvolgenti.

In definitiva questo Unreal è un disco ottimamente suonato, con un’ottima produzione, curata da Kim Rosen, perfetta sotto ogni punto di vista e che mette in risalto le capacità compositive del quintetto transalpino. Le nove canzoni a disposizione scivolano via abbastanza orecchiabili, grazie anche all’abbondante dose di melodia racchiusa all’interno di ogni brano, rendendo questo lavoro assai apprezzabile anche ai non fanatici del progressive metal. L’unico difetto vero e proprio che si può imputare a questo lavoro riguarda il fatto che a un primo impatto le tracce sembrano assomigliarsi un po’ troppo le une alle altre, e sono necessari quindi svariati ascolti approfonditi per potere essere metabolizzato fino in fondo. Insomma, un altro album di ottima fattura per gli Spheric Universe Experience: certo, ancora non siamo sui livelli del fantastico debutto Mental Torments, e tanto meno non è possibile parlare di un vero e proprio capolavoro, ma questi cinque ragazzi dimostrano comunque di sapere il fatto loro e di avere grandi potenzialità per il futuro. Che il quarto disco possa essere quello giusto per questo tanto auspicato salto di qualità?

Lorenzo “KaiHansen85” Bacega

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Tracklist:
01. White Willow
02. Down Memory Lane
03. Lakeside Park
04. 3rd Type
05. Near Death Experience
06. Lost Ghost
07. Dragged
08. O. B. E.
09. Tomorrow

Lineup:
Franck Garcia – Vocals
Vince Benaim – Guitars
John Drai – Bass
Christophe Briand – Drums
Fred Colombo – Keyboards

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Genere:
Anno: 2009
76