Recensione: Unstoppable Power

Di Giuseppe Casafina - 2 Agosto 2017 - 12:00
Unstoppable Power
Band: Condor
Etichetta:
Genere: Thrash 
Anno: 2017
Nazione:
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80

A volte, nella vita del buon appassionato, capita di imbattersi in quel disco che ti colpisce al primo ascolto: quella sensazione di stupore e frenesia irrefrenabile che negli anni ormai avviene sempre più di rado, causa saturazione del mercato. Io i Condor non li conoscevo ma, come si è solito dire, meglio tardi che mai. Mi imbatto in questo disco per puro caso, incuriosito dalla copertina pregna di quello stile riconoscibilissimo forgiato dal pennello di Rok dei Sadistik Exekution, faccio partire il primo pezzo e…giuro, saranno passati forse i 50 secondi del primo ed ero già bello che pronto col disco nel carrello del mio fidato e-shop online di dischi.

Partendo da questi preamaboli, passerò subito al dire, con innata onestà, che dischi ricolmi di queste sonorità e queste modalità di registrazione (entrambe caratteristiche qui fortemente legate alla vecchia scuola, come se il digitale e tante latre cose brutte -si scherza – non fossero mai esistite) non possono non esaltarmi, ma è anche vero che, rispetto ai classici, spesso queste tendono a svanire la propria energia iniziale nel giro di pochi ascolti. Bene, questo con i Condor non è successo, ed è sicuramente un’altra freccia vincente nell’impazzito arco assassino di questi tre folli thrashers norvegesi, tanto che è da un mese che questo disco gira initerrottamente nel mio stereo e nel mio lettore mp3: non posso farne a meno, “Unstoppable Power” è divenuto sul serio il sottofondo ideale della mia colazione di primo mattino, sparato ad un discreto volume nelle cuffie (eh sì, da buon malato ascolto musica anche mentre mi abbuffo) per far sì che possa scapocciare all’unisono, in barba alla sempre più inarrestabile calvizie che ormai aleggia pesantemente sul mio capo!

Partendo da ‘Embraced by the Evil’, tutto il disco è un susseguirsi di sonorità spezzacollo all’insegna della cara vecchia scuola estrema che parte da metà anni ottanta partendo da Possessed, primi Death, Iron Angel, Bulldozer, Necrodeath, Kreator e finendo con Exciter (grazie al susseguirsi di grandi momenti speed metal), Destruction e primi Metallica. Insomma, un bel calderone di stili, dove le vocals impazzite di Maggressor non posson fare altro che lasciarsi andare alla furia più assassina, avvolta sotto l’acido del più velenoso segno degli Eighties, con uno stile esplosivo che ricorda le prime cose di Jeff Becerra e Chuck Schuldiner, ma a sua volta ben più estremo. Il songwriting è sempre settato su eccellenti livelli, dove il terzetto varia nei tempi quanto basta senza mai scatenare noia e confusione nell’ascoltatore…solo furia diretta, pura ed incontrastabile, avvolta da una produzione vecchia scuola semplicemente spettacolare, dove dall’inizio alla fine si respira davvero il flavour tipico della vecchia scuola, quell’energia che percepivo solo, quando da ragazzino, ascoltavo “Seven Churches”, “Kill’Em All” o “Scream Bloody Gore” nella mia cameretta, con addosso il classico giubbotto di toppe, il chiodo di pelle e la testa ricolma di pelo allungato quanto basta per scapocciarci appresso, con mia madre sempre più preoccupata dalle mie abitudini di ascolto musicali così inusuali e coinvolte. Mia madre pensava fossi autistico in qualche modo, ma ero solo un giovane irresponsabile ‘condannato’ a vivere come un metallaro. Mai condanna fu così bella!

Quindi, piuttosto che lanciarmi in forsennate analisi brano dopo brano (anche perché dato il contesto sarebbe una cosa ridicola, dato che qui parliamo di un disco da ascoltare tutto di un fiato, dove le differenze dei brani sono sì presenti ma sempre minimali, esattamente come ai bei vecchi tempi), preferisco dirvi l’effetto che mi fa questo disco ogni volta che riascolto: sudore, pelle d’oca, voglia di spaccare le mura della mia stanza innalzando il volume dello stereo a livelli disumani.

…la conclusiva ‘Horrifier’ giunge al termine, il suo ultimo riff sfocia nei rumori finali e con essa anche questa recensione sfuma nell’etere dell’internet.

Un bello schaiffo alle produzioni moderne spesso sin troppo definite ed irreali, un susseguirsi di mazzate furiose terribilmente energico, spietato, crudo e senza fronzoli: tra una copertina mostruosa, un artwork ed un compact disc realizzati nel più puro stile degli anni d’oro contenete sono un mix viscerale di sonorità bestiali, questo è uno dei dischi che nel 2017 rappresentano perfettamente lo spirito del più autentico Heavy Metal.

Insomma, lo dichiaro pubblicamente: io AMO questa band.

Un altro disco candidato a finire dritto tra i dischi dell’anno…quest’anno sarà difficile stipulare una Top 10 a Natale!

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