Recensione: Utopia Banished

Di Federico Reale - 15 Marzo 2012 - 0:00
Utopia Banished
Band: Napalm Death
Etichetta:
Genere:
Anno: 1992
Nazione:
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87

Dopo aver dominato e rivoluzionato la scena estrema sul finire degli anni ‘80 grazie a due dischi assolutamente innovativi come lo storico “Scum” e “From Enslavement To Obliteration”, i Napalm Death agli inizi degli anni ‘90 decisero di intraprendere delle nuove coordinate stilistiche. Con il terzo album “Harmony Corruption” (1990), il gruppo di Birmingham determinò, infatti, di spostarsi verso un death metal più maturo e ragionato ma sicuramente non meno spietato, e soprattutto ancora pregno di quell’odore e quelle atmosfere da cantina, da sempre un marchio di fabbrica della band. È difficile stabilire con esattezza quale sia stata la ragione scatenante di questa virata verso un sound più marcatamente americano: forse sarà stata l’influenza del nuovo chitarrista Jesse Pintado (RIP) – già autore con i Terrorizer di uno dei capolavori massimi del metal estremo, “World Downfall” – oppure la scelta di andare a registrare il disco in Florida, a quel tempo probabilmente il centro di massimo splendore del death metal come testimoniato da gruppi del calibro di Death e Morbid Angel. Qualunque sia stata la causa si può dire che in quegli anni i Napalm Death, insieme agli altri giganti del deathgrind inglese Carcass, abbiano creato un nuovo modo di fare death metal; anche se in maniera un po’ diversa rispetto ai connazionali che, con “Necroticism”, raggiunsero forse il picco del metal estremo per poi proseguire su una strada più melodica con l’altrettanto bello “Heartwork”.

Terminata questa breve digressione temporale, passiamo all’oggetto della recensione. “Utopia Banished” è stato pubblicato nel 1992 ed è il quarto disco in studio dei Napalm Death (quinto se si considera “Live Corruption” uscito lo stesso anno). Al suo ascolto si potrebbe paragonare lo stile del gruppo a una parabola dato che, pur proseguendo su coordinate death, quest’album – più che il predecessore “Harmony Corruption” – ricorda “From Enslavement To Obliteration” dal quale comunque si differenzia grazie a un suono più pulito, anche se selvaggio alla stessa maniera, e una maggiore padronanza tecnica da parte dei musicisti. Il sound è quello tipico del combo di Birmingham ma è facile riscontrare influenze dei Terrorizer e dei primi Death, oltre che degli Slayer e dei Metallica più duri (ascoltare l’assolo di “I Abstain” o il riff iniziale di “Aryanisms” per rendersene conto).

Dopo l’intro “Discordance” esplode un’apocalisse sonora senza eguali, narrata dalla voce cavernosa e gutturale di Mark “Barney” Greenway. A partire da “I Abstain”, pezzo che richiama il passato con delle influenze thrash piuttosto evidenti ma che risulta essere abbastanza moderno per il death/grind dell’epoca e che va ad anticipare in parte lo stile dei Nostri negli anni successivi. La forza di “Utopia Banished” è nei grandi riff che escono dalla chitarra di Pintado. Semplici, distorti ed efficaci, che profumano ancora della Florida che tanto influenzò “Harmony Corruption”: è questo il caso di “Christening Of The Blind”, dove la ferocia di Greenway la fa da padrona, “Idiosyncratic” o “Cause And Effect”. L’apice si raggiunge con pezzi spietati come “Aryanisms”, una delle vette della lunghissima discografia del gruppo, “Judicial Slime”, sfrenata e più tradizionalmente hardcore punk, “Awake (To A Life Of Misery)” e soprattutto “Distorting The Medium”, brano che più degli altri ricorda gli esordi della band. Senza dimenticare la conclusiva “Contemptuous”, vero concentrato di cattiveria e sporcizia.

Insomma, penso sia inutile continuare a commentare ogni singola traccia di questo disco, un caposaldo del metal estremo e, con un’accezione più ampia, del punk; nonché una delle cime (a parere di chi vi scrive quella assoluta) della discografia dei Napalm Death. Fatelo vostro e lasciate che ogni riff vi entri nelle ossa, fatevi catturare dal suo sound umido e fangoso.

Un classico da riscoprire!

Federico “Federico95” Reale

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Tracce:
1. Discordance 1:26     
2. I Abstain 3:31       
3. Dementia Access 2:28       
4. Christening Of The Blind 3:21       
5. The World Keeps Turning 2:55       
6. Idiosyncratic 2:36       
7. Aryanisms 3:09       
8. Cause And Effect (Part II) 2:07       
9. Judicial Slime 2:37       
10. Distorting The Medium 1:59       
11. Got Time To Kill 2:28       
12. Upward And Uninterested 2:07       
13. Exile 2:01       
14. Awake (To A Life Of Misery) 2:05       
15. Contemptuous 4:22

Durata 39 min.

Formazione:
Mark “Barney” Greenway – Voce
Jesse Pintado – Chitarra
Mitch Harris – Chitarra
Shane Embury – Basso
Danny Herrera – Batteria
 

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