Recensione: Victory

Di Mauro Gelsomini - 7 Marzo 2002 - 0:00
Victory
Band: Running Wild
Etichetta:
Genere:
Anno: 1999
Nazione:
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70

Sapevo che i Running Wild avevano problemi di formazione, ma solo quelli… Invece sono rimasto stupito dal fatto che un gruppo come questo potesse uscire cosi’ silenziosamente, senza il dovuto supporto (almeno nel nostro paese), cosi’ snobbato da tutti. E’ da apprezzare la grande forza di volonta’, la coerenza e la grande umiltà con cui Rock’n’Rolf ha portato a termine questo lavoro in meno di due mesi.
Qualcuno mi ha parlato di cocciutaggine, nel senso che i pirati non fanno cio’ che il pubblico chiede. E io rispondo: i pirati fanno cio’ che si sentono di fare. Grande dimostrazione della loro solita coerenza nei confronti della musica.
Victory e’ un disco che forse non apporta nulla a cio’ che i Running avevano detto con i precedenti, ma e’ anche vero che se stiamo ad aspettare il gruppo che rivoluziona il metal dovremo rimanere a bocca asciutta per parecchio, e sinceramente non ne ho voglia. L’intelligenza non sta esclusivamente nel trovare soluzioni mai sperimentate prima, ma anche nel saper miscelare tutto o parte di cio’ che e’ ormai scritto nelle pagine di storia della musica.
La vena epica non e’ cosi’ dirompente come lo era stata in precedenza, ma ogni tanto viene fuori, pungente e deliziosa al tempo stesso. Sono gli echi hard rock ad accompagnare le note di questo disco, dall’inizio alla fine. Pare quasi di sentire grida di approvazione da parte dei migliori AC/DC… Forse non e’ casuale la scelta di una cover come Revolution, dei Beatles, che vi consiglio di ascoltare non fosse altro per la meravigliosa metal version che i Running hanno saputo ricreare a differenza di altri (vero Weikath?).
L’assolo di Timeriders e’ spettacolare, come pure e’ spettacolare quella cavalcata che e’ Tsar, in cui evidenti sono i richiami a The Rivalry. Gradualmente il ritmo sale, e gia’ con The Hussar si corre il rischio di partire in head-banging, mentre Return Of The Gods rischia di mandare in visibilio gli amanti di quelle scelte stilistiche che hanno caratterizzato tutta la produzione, per fare un esempio, dei Ten; poi finalmente… Victory… Title-track, in perfetto stile Running Wild, potente, trascinante, in alcuni punti addirittura corale, in cui le liriche prendono il sopravvento e il songwriting diventa determinante. Credo che la scelta di orientarsi verso un disco meno cattivo sia stata dettata dalla mancanza di un batterista del rango di Jorg Michael. Il suo momentaneo sostituto, Angelo Sasso (Italiano?), si e’ comportato piu’ che dignitosamente, questo e’ certo. Ma… Insomma, non sara’ il disco del 2000, non sara’ neanche uno dei migliori, non sara’ il disco che ti infervora, ti fomenta e ti esalta tanto da portarti all’intossicazione musicale, ma in questo periodo in cui i metallari si dimenticano anche chi sono, permettendo a degli infiltrati di stravolgere il loro mondo come meglio vogliono, complice il mercato, io mi godo un disco di sano e incontaminato True Heavy Metal, aspettando tempi migliori, in cui sara’ riportata ai fasti anche un po’ di violenta cattiveria sonora. Magari gia’ in primavera, viste le prossime uscite…

Tracklist:

   1.   Fall of Dorkas – 5:16
   2.   When Time Runs Out – 5:17
   3.   Timeriders – 4:24
   4.   Into the Fire – 4:56
   5.   Revolution – 2:58
   6.   The Final Waltz – 1:19
   7.   Tsar – 7:08
   8.   The Hussar – 4:04
   9.   The Gaurdian – 5:09
  10.   Return of the Gods – 5:30
  11.   Silent Killer – 4:45
  12.   Victory – 4:48

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