Recensione: Victory

Di Leonardo Arci - 7 Marzo 2007 - 0:00
Victory
Band: Gaia Epicus
Etichetta:
Genere:
Anno: 2007
Nazione:
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73

In un recente scambio di mail Thomas Hansen, mastermind dei norvegesi Gaia Epicus, mi preannunciava alcuni cambiamenti stilistici sull’imminente terzo album di quella che ho sempre considerato la band clone per eccellenza dei Gamma Ray. Quando ho ricevuto il tanto agognato promo di “Victory”, rilasciato per la neonata Epicus Records, etichetta fondata dallo stesso Thomas Hansen, mi sono dedicato all’ascolto del CD curioso di verificare fino a che punto le entusiastiche parole pronunciate dalla band fossero opportune e rispondenti alla realtà. Ebbene, devo riconoscere che il suono dei nostri ha subito una virata piuttosto netta verso sonorità più heavy/thrash, pur mantenendo quella impostazione di fondo che ha radici nel power teutonico del folletto Kai Hansen. “Victory” a mio avviso rappresenta il momento qualitativamente più alto raggiunto dalla band di Nesna, dove l’amalgama delle influenze che ispirano il songwriting di Thomas Hansen fa registrare una miscela perfetta tra i già citati Gamma Ray e gli americani Megadeth: volendo descrivere con una sola parola il suono dei “nuovi” Gaia Epicus potremmo coniare il termine “gammadeth”.

Ho parlato di nuovi Gaia Epicus non solo per le novità stilistiche sopra esposte ma anche perché la formazione ha subito dei cambiamenti rispetto al precedente “Symphony of Glory”. Tutta la sezione ritmica è stata sostituita: al posto del povero Yngve Hansen (deceduto in un incidente automobilistico nel marzo del 2005) è stato arruolato Hans Age Dolmen (purtroppo già dimissionario), mentre il batterista Ole Alexander Myrholt ha preso il posto di Mikael Duna. Questi avvicendamenti, insieme ad una migliore produzione e masterizzazione, avvenuta nei famosi Finnvox Studios, contribuiscono a rendere la sezione ritmica particolarmente accattivante, sempre presente ed impeccabile sotto il profilo esecutivo, correggendo quindi le pecche che avevano caratterizzato soprattutto le linee di basso nel precedente “Symphony of Glory”.

Il CD si apre con New Life, del quale nelle settimane passate è stato diffuso anche un simpatico video, traccia che sembra proseguire il discorso lasciato a metà nel precedente lavoro: si tratta quindi di un power metal molto dinamico e veloce, con un refrain orecchiabile arricchito da interessanti backing vocals che supportano adeguatamente l’approssimativa ugola del frontman. La successiva Iron Curtain (così come anche Through the Fire) fa registrare la prima virata verso un sound più corposo e oscuro; questo cambiamento si intuisce già dall’intro di chitarra ripreso da ‘Seek and Destroy’ dei Metallica e prosegue con frequenti richiami ai Megadeth, sia per alcuni alcune soluzioni chitarristiche che per la prestazione del singer, che sembra aver trovato una sua dimensione su queste sonorità più heavy. Il songwriting oscilla nuovamente verso soluzioni power con la successiva The Sign, canzone che alterna frangenti più tirati ad altri più cadenzati e che sembra estratta del precedente lavoro della band. Awaken the Monster e Revenge is Sweet ci ripropongono nuovamente il sound massiccio e grintoso della band di Dave Mustaine, impreziosita da un cantato piuttosto violento ed urlato che ben si sposa con la violenza delle chitarre e la potenza impressa dalla sezione ritmica. Altro capitolo degno di nota è Rise of the Empire con il suo coro abbastanza arioso che si avvicina molto all’happy metal dei Freedom Call, mentre nel bridge e soprattutto negli assoli riaffiorano le affinità con la band di Kai Hansen. La conclusiva Victory sembra ambientata in un campo di battaglia (la cover, tra l’altro, lascia intuire proprio questo) soprattutto per il coro molto pacchiano e per l’egregio lavoro dietro alle pelli; non mancano tuttavia momenti più riflessivi come ad esempio il solo di basso col suo suono sporco ma efficace ed evocativo.
Pur non rappresentando una vera e propria svolta stilistica, i cambiamenti fatti registrare in questo Victory ci mostrano un band capace di non fossilizzarsi su schemi power ormai troppo abusati, intenta a ricercare una propria identità nel panorama metal: l’obiettivo è ancora lontano, ma la strada intrapresa sembra essere quella giusta.

Leonardo Arci

Tracklist:
New Life
Iron Curtain
The Sign
Revenge is Sweet
In Memory
Awaken the Monster
Rise of the Empire
When Darkness Falls
Fortress of Solitude
Through the Fire
Victory

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