Recensione: Vile

Di Orso Comellini - 4 Aprile 2011 - 0:00
Vile
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Anno: 1996
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85

Alla fine degli anni ottanta, in seguito all’affermazione di band come Slayer e Dark Angel in primis, ma anche Kreator e Sodom sul versante europeo, il thrash metal stava per vivere una ulteriore estremizzazione a partire dal cantato in versione growl, i riff di chitarra al fulmicotone e le parti di batteria portate quasi all’esasperazione dai blast-beat. Il death metal stava muovendo i primi passi proprio per mano di coloro che, fino a qualche anno prima, si scatenavano ai concerti degli act citati.
 
Da questo ambiente scaturirono i Cannibal Corpse, formatisi a Buffalo (New York) nel 1988 e tra i primi a proporre un sound Brutal/Death caratterizzato da copertine e testi decisamente forti, ispirati dai serial Killer (spesso realmente esistiti) o dalla filmografia Splatter di quel periodo. Di conseguenza venivano regolarmente censurati in vari paesi del Mondo, in alcuni dei quali non veniva permesso loro di suonare dal vivo. Dopo il buon debutto con “Eaten Back to Life” del 1990 ed il devastante “Butchered at Birth” dell’anno successivo, i Cannibal Corpse realizzarono due capolavori del calibro di “Tomb of the Mutilated” (1992) e “The Bleeding” (1994). Queste release furono un vero e proprio trampolino di lancio per il combo statunitense. In più, grazie all’amicizia con l’attore Jim Carrey (dichiaratamente un loro fan), fecero una apparizione nel film Ace Ventura, ‘suonando dal vivo’ il loro brano più celebre: “Hammer Smashed Face“. Tuttavia all’interno del gruppo si cominciarono a sentire i primi scricchiolii: con l’abbandono prima del chitarrista fondatore Bob Rusay, degnamente rimpiazzato da Rob Barrett (proveniente dai Malevolent Creation) e successivamente con la cacciata dell’ottimo frontman Chris Barnes. Quest’ultimo era letteralmente adorato dai propri ascoltatori per il suo cantato viscerale alternato a screams da brivido. Oltretutto il materiale per il nuovo album in studio era pressoché pronto, con le parti vocali già registrate quasi del tutto da Barnes… Ma i Cannibal Corpse si guardarono bene dal gettare la spugna e reclutarono il cantante dei Monstrosity – venuti alla ribalta per merito dell’ottimo album “Millennium” – e cioè George ‘Corpsegrinder’ Fisher. Il frontman registrò di nuovo tutte le parti vocali e finalmente pubblicarono “Vile“, al quale seguì il pittoresco videoclip di “Devoured By Vermin” (opener della nuova release).
 
Dall’ascolto di questa prima traccia si capisce subito che nonostante le due importanti defezioni, la band non ha accusato il colpo,  anzi sembra aver tratto nuova linfa vitale grazie proprio ai nuovi innesti. La partenza della song è bruciante e dopo un break centrale, si riparte con accelerazione e solo fulminanti. Seguita a ruota da una tiratissima “Mummified in Barbed Wire” nella quale vengono a galla le ottime doti tecniche della sezione ritmica costituita da Alex Webster al basso (indiscusso leader del gruppo) e Paul Mazurkiewicz, infaticabile drummer. In linea con quanto detto della traccia precedente la successiva “Perverse Suffering“, apprezzabile anche per il frenetico intreccio delle chitarre, ottimamente evidenziato dalle pause nel cantato di Fisher, screamer mai troppo invadente. Il tema è quello del sado-masochismo e cioè la necessità di infliggere e ricevere sofferenze perverse come unico mezzo per provare piacere sessuale; tematica ripresa ed ampliata su “Orgasm Through Torture“. Con “Disfigured” i Nostri tornano su lidi più vicini al thrash, abbassando quindi leggermente la frequenza, e Paul Mazurkiewicz si mette in mostra con un lavoro ai piatti molto simile a quello che ha reso celebre l’immenso Dave Lombardo. Passando a “Bloodlands” troviamo la prima netta decelerazione dell’album con riff decisamente duri, cari alle band death del vecchio continente come Sinister o Bolt Thrower. Ma dura solo il tempo di una canzone, perchè è in arrivo un assalto frontale della durata di meno di due minuti intitolata “Puncture Wound Massacre“, un titolo che è tutto un programma… Dal vivo c’è da farsi del male con una canzone del genere, mentre Corpsegrinder ripete ossessivamente: “stab, hack, slash, kill”. A seguire uno dei pochi strumentali dei Cannibal Corpse, anche questo abbastanza breve, sui due minuti, ma si possono contare una bella quantità di cambi di tempo frenetici ed eseguiti a velocità notevoli. Dimostrazione ulteriore di una certa muscolarità che pochi altri possono vantare. Ma è proprio quando il disco sembra volgere al termine, che arriva il lotto di tracce più convincenti ed eterogenee del full-length. Fatta eccezione per “Eaten from Inside” – esaltante comunque la partenza con il solo di Owen – che rimane nella media. Brani come “Absolute Hatred“, “Orgasm through Torture” e la conclusiva e devastante “Monolith“, riescono a mio avviso ad alzare di peso l’ascoltatore, trasmettendo dosi massicce di adrenalina.
 
Vile” rimane ad oggi uno dei capisaldi del genere, pur non raggiungendo del tutto le vette conquistate con “Tomb Of The Mutilated“, almeno secondo l’opinione di chi vi scrive. Un album capace di catapultare i Cannibal Corpse all’attenzione di una porzione considerevole di audience. Consiglio vivamente l’acquisto a tutti i deathster (e non solo): non ne rimarrete delusi!
 
Orso Comellini

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Track-list:
1. Devoured By Vermin 3:13
2. Mummified In Barbed Wire 3:09
3. Perverse Suffering 4:14
4. Disfigured 3:49
5. Bloodlands 4:21
6. Puncture Wound Massacre 1:41
7. Relentless Beating 2:14
8. Absolute Hatred 3:06
9. Eaten From Inside 3:43
10. Orgasm Through Torture 3:42
11. Monolith 4:25

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