Recensione: Visions of Exalted Lucifer

Di Stefano Santamaria - 2 Maggio 2017 - 0:00
Visions of Exalted Lucifer
Etichetta:
Genere: Black 
Anno: 2016
Nazione:
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70

Vent’anni di carriera , gelida fiamma che brucia e che, nel corso del tempo, non ha mai perso vigore, per gli olandesi Cirith Gorgor

Approdati al loro sesto capitolo discografico, si sono sempre mantenuti, nel corso degli anni, fedeli ad un trend decisamente undeground, senza fronzoli o campagne di marketing da star del palcoscenico. 

Onestà che nel corso del tempo tributiamo ad un progetto dedico ad un black metal scevro di orpelli, diretto e per nulla innovativo. 

Visions of Exalted Lucifer” non sposta di una virgola la lastra di ghiaccio che il filone ha pazientemente formato. Brani diretti, chitarre serrate e produzione a metà tra distorsioni passate e più attuali timbriche. Non c’è nulla di “moderno” o contaminato, sia chiaro, c’è però una competenza strumentale sopra ad una certa media degli anni novanta che bisogna riconoscere agli artisti. 

La materia quindi di cui ci cibiamo, ascoltando  “Visions of Exalted Lucifer” è volutamente grezza, ancorata a dei dogma che per nessuna idea vogliono abbandonare. Come da copione, in più punti ventovorace , rappresentato da suite veloci ed aggressive, lascia spazio a pause più atmosferiche. Silenzio di una neve caduca, diventa istante di contemplazione di una natura annientata. Perduti in queste ambientazioni, restiamo a tratti colpiti dall’uso alienante di alcuni effetti, trascrizioni mefitiche di una vita il cui ricordo ci angoscia, per poi scomparire nel nulla di un gelo silente. 

Ormai, considerato la lunga milianza nel black e il trend sin ora visto, non ci aspettiamo più nulla di diverso dai Cirith Gorgor, la cui unica colpa resta di non aver mai cercato, o forse trovato, una soluzione più personale al loro sound. 

La sostanza dei pezzi, in tutti i loro capitoli discografici, è indubbia, senza sconti a contaminazioni o velleità avanguardiste. Chiaramente, di questo, forse loro stessi fanno un punto di orgoglio e di forza, fieri soldati dell’old school svedese, in stile Marduk, Setherial, Dark Funeral ed Enthroned

Ogni volta, riascoltandoli nel corso della loro discografia, pare ci vogliano dire: piaccia o non piaccia, siamo così, treno in corsa che non si ferma e continua stabilmente sulle rotaie che con tutta la sua forza, non vuole abbandonare. Se li amavate continuerete a farlo, in caso contrario, passate la mano.

Stefano “Thiess” Santamaria

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