Recensione: Vivere di male – The enemy within

Di Alberto Fittarelli - 26 Settembre 2003 - 0:00
Vivere di male – The enemy within
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Anno: 2003
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Gli Impure Domain sono una band capitolina indubbiamente affascinata da quella scena elettro-black metal che si è sviluppata nella capitale intorno ai capostipiti AboryM: ad un primo sguardo al cd infatti tutto lascia pensare che i 5 ragazzi in questione siano propensi alla sperimentazione più estrema in questo campo, dai titoli all’immagine scelta lo stile è inequivocabile.

In realtà però la band si dirige su di un black metal di stampo molto classico, se guardiamo alle basi, e spesso anche parecchio scarno, anche se arricchito da ripetuti inserti elettronici, con beat insistenti o semplici effetti sonori di stampo industriale; le influenze sono quelle, non si scappa, e la Svezia con le sue bands storiche torna spesso ad echeggiare nei riffs dei chitarristi Xhela e Psykoblaster… Otteniamo quindi una prima parte di questo cd, sino alla quinta traccia, molto canonica e regolare, anche se il gruppo tiene ad esprimere il proprio feeling modernista con un’intro oppressiva ed incalzante e una traccia come Type Triple-Six: Enemy Defeated ironica a partire dal titolo e confinante con certa gabber che a molti può forse far storcere il naso. Il problema in realtà non è questo, dato che la contaminazione è spesso simbolo di creatività artistica, e che gli esempi nel genere non mancano: ma purtroppo si ha spesso l’impressione che gli Impure Domain vogliano forzare la cosa, inserendo a tutti i costi riferimenti all’elettronica spinta, anche quando in realtà essi stonano col contesto generale.

Cosa che per fortuna tende ad attenuarsi nel sesto pezzo, molto più strutturato e dove la componente ‘sintetica’ si integra meglio sui riffs classici; probabilmente la canzone meglio riuscita, Kold Karma of Kaos dovrebbe essere presa come punto di riferimento per uno sviluppo futuro del sound di questi ragazzi.
Purtroppo un grave punto debole del demo è la produzione, che per un prodotto di questo stampo dev’essere curata il più possibile e che risulta invece deficitaria, specie per quanto riguarda chitarre e basso, troppo deboli di fronte a batteria e voci fortemente prevalenti.

Insomma, luci ed ombre per il secondo demo degli Impure Domain, che lasciano intravedere sviluppi interessanti e parzialmente innovativi, ma che devono trovare la propria strada per emergere in un underground il cui livello qualitativo, in Italia e non, si sta alzando esponenzialmente.

Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli

Tracklist:

01. Trance blood chant
02. As a wolff among the sheep
03. The perverse charm of prevarication
04. Mysanthropya apokalyptyca
05. Type triple-six: enemy defeated
06. K.K.K. (Kold Karma of Kaos)
07. Love/evol ov evil
08. The razorblade ritual-kore
09. The rise of hyperborea (from the isle of Thule)
10. 2 B “Byond”
11. Neural inferno (nihilist-disturbed mix)

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