Recensione: Voice From the Silence

Di Luca Palmieri - 27 Agosto 2008 - 0:00
Voice From the Silence
Band: Symphonity
Etichetta:
Genere:
Anno: 2008
Nazione:
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72

Secondo album per questi ragazzi cechi, precedentemente conosciuti col monicker Nemesis, che dopo aver sostituito l’ex cantante col più conosciuto (e più influente, come vedremo dopo) Olaf Hayer, già cantante del progetto solista di Turilli, Dionysus e Magic Kingdom, danno alla luce un altro platter di power metal melodico. Certo, a leggere il nome della band e a vedere l’artwork avevo già pochissimi dubbi, demoliti dalla lettura della line-up e dei produttori del disco, cioè la benemerita coppia Paeth/Rodenberg (Angra, Rhapsody of fire, Luca Turilli, Avantasia etc etc). Ancor prima di piazzare il dischetto nel lettore, già sapevo d’essere investito da un turbinìo di tastieroni, cori sinfonici e doppia cassa; e così è stato.

Dopo l’intro strumentale “La morale dell’Immorale” (pomposa quanto basta e mai troppo pacchiana) ecco partire “Give me your helping hand“, pezzo che pare essere estratto dalla discografia degli Stratovarius; doppia cassa praticamente eterna, tastiere con effetto clavicembalo, powerchords apertissimi e coro orchestrale. Niente di nuovo sotto il sole, come su “Gates of fantasy” che invece ha un appeal maggiormente rhapsodiano grazie al lavoro molto impegnato delle tastiere; sugli scudi la prestazione di Hayer, molto convincente e “preso” dall’interpretazione di questo brano, forse eccessivamente pacchiano, ma discretamente costruito. Si va avanti con “Bring us the light“, e stavolta andiamo in terra teutone, sponda Helloween; Hayer è ancora molto ispirato, mentre un suono metallicissimo di basso frastuona le orecchie senza sosta mentre scorre via questa canzone leggermente più lenta rispetto alle precedenti e più prettamente power anzichè sinfonica. “Salvation dance” inizia con un riff molto tolkkiano e continua su sentieri già ampiamente conosciuti fino ad un intermezzo molto simpatico e decisamente prog, dove questi cechi mettono in mostra le proprie qualità tecniche; sfuriata in doppia cassa col chorus finale, e via verso la prossima canzone, formata da tre brani distinti a formare una trilogia. “The silence – Memories (part I)” funge da intro per la successiva “The silence – In silence forsaken (Part II)“, aperta da un suggestivo xilofono e da una sezione strumentale di un paio di minuti. Poi tutto si ferma, e Olaf entra in scena sorretto da chitarra e basso acustici. La canzone riprende poi altalenando parti acustiche a parti elettriche fino al chorus, dove la pomposità sinfonica di cori e tastieroni (e ancora quel fastidioso basso coi trebles settati in cielo) la fa da padrone. Pare di sentire la versione poweroide dei Dream Theater in questo brano, che sfocia verso la chiusura con “The silence – Relief reverie (Part III)“, pianoforte e tastiera a fare da ambient ad un parlato fortemente accentato (sarà uno dei musicisti ad aver registrato?). Si torna, con “Searching you“, a citare un’altra band teutone, stavolta sono gli Edguy ad influenzare questo pezzo decisamente scanzonato nella ritmica e con un chorus che pare estratto da Mandrake. Ultimo brano, prima dell’outro di pianoforte “Afterlife“, è “Evening star“, altro classico uptempo stile Stratovarius; quasi nove minuti di canzone inframezzati da un break centrale come su “Salvation dance” molto simpatico e di sentore fortemente prog. Ultima nota di recensione sulla ghost-track “Irgendwie, Irgendwo, Irgendwann“, cover di un pezzo pop tedesco anni ’80 rivisto in chiave power.

Seppur non sia un amante del power melodico, non posso fare a meno di sottolineare che il prodotto non è stucchevole come la maggior parte della merce che giunge sugli scaffali del nostro rivenditore di fiducia. Forse molto giova al prodotto l’apporto vocale di Hayer, mai troppo “usignolo” ma anzi molto passionale e partecipativo. E anche grazie a lui e ai suoi agganci, questi quasi sconosciuti cechi si son potuti avvalere dell’esperienza e della maestria dietro la consolle di un genio quale Paeth, che ha dato il giusto carico boombastico in sede di mixing. E parlando di produzione, mi fa piacere constatare che le chitarre su questo dischetto non so state spostate in secondo piano rispetto alle tastiere; buona la resa della batteria (forse il rullante troppo accentato); insufficiente invece il suono del basso, davvero troppo sottile e acuto e con un timbro metallico che non darebbe fastidio se il volume dello strumento fosse settato su volumi normali, ma qui a volte lo si ritrova addirittura più “sparato” delle chitarre; ottimi gli effetti sulla voce e sui cori, precisi e ben amalgamati.

In definitiva, gli amanti del sound melodico apprezzeranno molto questo disco, che potrebbe riservare qualche sorpresa anche a chi, come me, preferisce il power più aggressivo. La sufficienza ci sta tutta, e anche qualche voto in più.

Luca “NikeBoyZ” Palmieri

Tracklist:
1. La Morale Dell’Immorale  
2. Give Me Your Helping Hand  
3. Gates Of Fantasy  
4. Bring Us The Light  
5. Salvation Dance  
6. The Silence – Memories (part I.)  
7. The Silence – In Silence Forsaken (part II.)  
8. The Silence – Relief Reverie (part III.)  
9. Searching You  
10. Evening Star  
11. Afterlife

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