Recensione: Voice Of Wilderness

Di Alessandro Zaccarini - 25 Gennaio 2005 - 0:00
Voice Of Wilderness
Band: Korpiklaani
Etichetta:
Genere:
Anno: 2005
Nazione:
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84

Con i martelli saldi al collo e una pinta piena di birra in mano (si può forse chiedere di meglio?), dopo aver passato un paio di inverni nascosti a comporre in qualche hytta al riparo dai freddi, i Korpiklaani tornano a scorrazzàre per i boschi della Finlandia. La formazione, che gli affezionati della scena folk festaiola e irriverente avevano imparato ad apprezzare e amare per la simpatia e la musica sprigionata dal bel debut del 2003, torna con l’intento di prendersi un posto di un certo livello all’interno del panorama. Per quanto sentito (e soprattutto intravisto a livello di potenziale) in Spirit Of The Forest, la combriccola capitanata da Jonne Jarvela ha tutte le carte in regola per farcela, e quel seggio vuoto a fianco di creature dall’altissimo retaggio come Finntroll, Otyg e Menhir potrebbe essere destinato proprio a loro…

Per questo secondo capitolo della loro carriera, il clan della foresta accoglie un nuovo membro nei suoi ranghi: si tratta di Mr. Cane, axeman che arricchisce il reparto divenendo il terzo chitarrista della band. I vantaggi di un muro ritmico più duro e folto si avvertono subito sin dalla splendida opener Cottages And Saunas. Un vivacissimo e trascinante pezzo di puro folk metal gioioso e spensierato, che ripropone al meglio gli stilemi dei Korpiklaani della release precedente: linee melodiche principali affidate al violino, struttura ritmica incalzante, semplice ed efficace, voce di Jonne aggressiva e carismatica. Canoni che rimangono ben saldi anche nell’altrettanto ben riuscita e ancor più tirata Journey Man, dove la band viaggia a velocità elevatissime senza perdere nulla melodicamente, anzi il violino e la piccola parentesi di flauto del buon Hittavainen travolgono per traino ed efficacia sin dal primo ascolto. Un’accoppiata di pezzi che racchiudono lo spirito dannatamente accattivante e brioso del miglior folk metal dei Korpiklaani.
Abbandonata l’allegria dei primi brani, in Fields In Flame vediamo emergere il lato più lento e malinconico della band, con la chitarra acustica che fa capolino e le melodie meno gioiose orientate verso lidi più evocativi. Atmosfere che ritroviamo all’alba di Pine Woods, composizione che prima di tornare su sentieri lesti e repentini, sorprende per la sua genesi lenta dettata dal flauto in una maniera che richiama alla mente passaggi del caro vecchio Falkenbach (in special modo quello di Ok Nefna Tysvar Ty). Spirit Of The Forest, brano che porta il nome del primo album della band, è la composizione di questo lavoro che più si avvicina al metal classico per via di un riffing in risalto mai sormontato dalle massicce melodie folk. Discorso quasi inverso per la cauta e mesta Native Land, passaggio centrale del lavoro e composizione dove invece gli elementi folk sono presenti soprattutto nella persona di Hittavainen e nel suo violino. Qui la voce di Jarvela, piuttosto alta e sofferta rispetto alle abituali parti rauche e aggressive, si muove volutamente sgraziata e il risultato è assolutamente positivo. Tirato il respiro la parentesi tranquilla dell’album s’infrange però nella detonazione di Hunting Song, pezzo di quelli incalzanti e scattanti, dal ritornello semplice e trascinante, destinato a sprigionare carica ed energia in gran quantità. L’impeto delle melodie dinamiche e dannatamente folk si conserva nella strumentale Ryyppäjäiset, campo dove, un paio d’anni or sono, i Korpiklaani già avevano dimostrato di saperci fare con la bella Pellonpekko. Il tempo di terminare i balli e abbandonare le membra stanche al sottobosco non è ancora giunto: questi pagani e irriverenti figli della foresta hanno ancora al proprio arco l’allegria etilica e l’incedere spedito di Beer Beer, oltre che la successiva meno ridente e più narrativa Old Tale. L’epilogo è affidato ai flauti cullanti della bella e dondolante ballata in suomi Kädet Siipinä, che giunge a chiudere i quarantuno minuti di Voice Of Wilderness, suggellando undici esemplari di folk metal notevolmente ispirato ed egregiamente condotto tra esaltanti episodi hummpa e pezzi più blandi ed evocativi.

Semplici, selvaggi e sinceri, i Korpiklaani sono una delle realtà più piacevoli e promettenti della scena folk scandinava. È quindi un piacere raccontare di quanto Voice of Wilderness mostri importanti passi avanti dal punto di vista musicale rispetto al suo predecessore. Seppur il songwriting resti nella semplicità che si confà a una attitudine come quella della band finnica, Jonne Jarvela e compagni hanno gestito meglio l’equilibrio strumentale, aggiungendo flauto e Jouhikko al violino che dominò al limite della ripetitività lo scorso Spirit Of The Forest e arrivando a una discreta varietà a livello di composizioni.

Alziamo le nostre pinte di legno, urliamo e cantiamo, combattiamo e danziamo fino al mattino… i Korpiklaani sono tornati alla grande!

Tracklist:
01. Cottages & Saunas
02. Journey Man 
03. Fields In Flames 
04. Pine Woods
05. Spirit Of The Forest 
06. Native Land 
07. Hunting Song 
08. Ryyppäjäiset 
09. Beer Beer 
10. Old Tale
11. Kädet Siipinä (Hands As Their Wings)

Alessandro ‘Zac’ Zaccarini

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