Recensione: Voices of Omens

Di Alekos Capelli - 22 Febbraio 2011 - 0:00
Voices of Omens
Band: Rwake
Etichetta:
Genere:
Anno: 2007
Nazione:
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88

Gli americani Rwake sono una band non molto conosciuta, sopratutto nella vecchia Europa, sebbene siano attivi dal lontano 1997. Il genere da loro proposto è un particolare mix di doom, sludge, metal e influenze prossime al rock psichedelico, e che hanno in band come i Neurosis i propri padri putativi ideali. A differenza di questi ultimi, l’impasto sonoro dei Rwake  si è mantenuto piuttosto uguale, negli anni, raffinandosi senza stravolgersi. Giunto alla prestigiosa Relapse records per il quarto album, il combo dell’Arkansas produce quello che è, a oggi, il suo lavoro migliore, che si posiziona a buon diritto sullo stesso livello di band affini, come Isis, High on fire, Cult of Luna, Callisto, per fare alcuni nomi.

Voices of Omens”  è infatti un album con una precisa identità, che si traduce in un sound personale e riconoscibile, figlio tanto del metal tradizionale, quanto di una certa scena HC. Le canzoni possiedono dunque un loro spirito melodico e  armonico, tipico del doom tradizionale e del rock psichedelico anni ’70, ma anche un’anima più aggressiva e oscura, che incrocia il fango dello sludge con gli istinti ferali dell’hardcore e del metal estremo. Le canzoni, intro e intermezzo a parte, sono tutte lunghe e articolate, superiori ai 6 minuti di durata, tempo durante il quale la band riesce a sviluppare il tema musicale concatenando cambi di registro interessanti e mai banali.
La produzione riesce a enfatizzare sia gli elementi puliti, come i break acustici o le armonizzazioni fra le due chitarre, sia la sporca pesantezza dei riff saturi di distorsione, che ben si abbinano alle vocals ruvide, di chiara matrice HC.
L’obiettivo del gruppo di creare un’atmosfera greve, malata e sulfurea, che si evince anche dal bell’artwork, è raggiunto attraverso un’approccio originale al convenzionale metodo di accumulo e rilascio della tensione, che riesce a sposare un intenso feeling epico a un senso di cruda e spoglia urgenza espressiva.
Gli highlight del disco rispondono al nome di “The Finalità” e “Crooked Rivers”, che sfumano una nell’altra, “Leviticus”, forse la canzone che meglio sintetizza e fotografa il sound del gruppo, “Of Grievous Abominations” epica cavalcata verso un destino oscuro e minaccioso, che ricorda gli incubi descritti da H.P. Lovecraft.
In conclusione un album che convince completamente, si fa apprezzare da subito e rimane nel cd player a lungo, grazie ai molti elementi e alle varie sfaccettature che presenta, ma soprattutto in virtù di una qualità che è in primis indice della passione che i Rwake infondono nella loro musica.

 

Alekos Capelli

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Tracklist:

1) Intro     
2) The Finality     
3) Crooked Rivers     
4) Fire And Flight     
5) Leviticus     
6) Of Grevous Abominations     
7) Bridge     
8) Inverted Overtures     
9) The Lure Of Light    

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